DON BOSCO NEL MONDO
ANS
Zambia
A Makululu, grazie ai salesiani, per tanti ragazzi c’è speranza.
La missione salesiana del centro “Don Bosco Makululu”, presso la città di Kabwe, nella provincia centrale dello Zambia, sorge in quella che è considerata la più grande area di insediamento informale del Paese. Qui la maggior parte delle famiglie non riesce a soddisfare le esigenze educative dei propri figli, data la povertà estrema. L’abuso di alcol, la prostituzione e l’alta mortalità, causata da malattie come hiv/aids, sono i problemi più diffusi che colpiscono questa popolazione. Per questo tanti bambini e ragazzi scappano dalle famiglie o vengono abbandonati per strada.
L’anno scorso “Missioni Don Bosco”, la Procura Missionaria salesiana di Torino, in occasione della Giornata Internazionale dei Bambini di Strada, che si celebra il 12 aprile, aveva lanciato un progetto di assistenza alla missione salesiana di Makululu, volto a garantire cibo, ospitalità, cure mediche e sostegno psicologico ad ulteriori 90 bambini. A circa un anno di distanza, don Michael Wzietek, missionario salesiano polacco, Direttore ed Economo della missione salesiana locale, ha inviato il report del progetto: i salesiani della comunità sono riusciti a portare avanti le attività di individuazione, accoglienza e aiuto a numerosi bambini e ragazzi di strada della zona.
Grazie alla solidarietà internazionale è stato possibile sostenere le spese dell’intero staff – un assistente sociale, due custodi, un addetto alle attività di prossimità, un cuoco e un autista che si occupava di tutti gli approvvigionamenti – oltre agli aiuti di prima necessità garantiti ai giovani appena accolti nel centro: vestiti, cibo, cure mediche e sostegno psicologico. I minori accolti hanno seguito un percorso di alfabetizzazione e di formazione, e quando le condizioni lo permettevano, i ragazzi sono stati inseriti in un percorso di riavvicinamento familiare.
Un’altra attività molto preziosa è stata quella che viene chiamata “assistenza di prossimità”, ovvero un intervento realizzato due volte a settimana, in una prima fase sulla strada, durante il quale i salesiani cercano di avere un primo contatto con i più giovani per informarli sui pericoli della strada e per cercare di avvicinarli alla casa salesiana; e, in seconda fase, con le famiglie dei bambini abbandonati o scappati di casa, per iniziare a capire meglio la situazione familiare e raccogliere più informazioni possibili utili a un futuro percorso di reintegrazione.
Secondo i dati dei salesiani della comunità di Makululu sono circa 50 i ragazzi che dormono per le strade di Kabwe e quasi 100 coloro che si recano regolarmente in città per chiedere l’elemosina e compiere piccoli lavoretti – raccogliere e rivendere bottiglie e commerciare plastica o prodotti alimentari, come verdure, pesce e fitumbuwa, frittelle locali al forno.
“I bambini che hanno completato positivamente il percorso di riavvicinamento familiare rientrano in un percorso ulteriore – racconta don Wzietek –. Vengono visitati regolarmente, e durante questo periodo forniamo ai genitori una sorta di ‘consulenza’ per sensibilizzarli sull’importanza della genitorialità e sui pericoli dei bambini che vivono per strada, in modo tale da fare di tutto per evitare che il bambino possa lasciare nuovamente la famiglia e la casa”.
Il reinserimento familare comporta numerose sfide e in questo periodo i salesiani ne hanno registrate molte: alcune famiglie non accettano i propri figli a causa della situazione in cui si trovano, altri bambini non riescono a stare con i loro genitori per varie ragioni – la maggior parte delle volte dipende dall’abuso di alcol o dalla poca attenzione.
Da parte sua, però, don Wzietek, con tutti i salesiani e i laici collaboratori, non ha dubbi: “Continueremo a portare avanti le tante attività a sostegno dei ragazzi più vulnerabili, e siamo contenti dei risultati finora ottenuti! Grazie a tutti quelli che ci hanno sostenuto”.
Per ulteriori informazioni, visitare il sito:
www.missionidonbosco.org
Mongolia
Il coro dei giovani mongoli: “Grazie a don Bosco ce l’abbiamo fatta!”
Battulga, Yanjinpagam, Usukhbayar sono tre ragazzi come tanti. Vivono in Mongolia, e come milioni di altri ragazzi nel mondo, hanno un debito d’amore verso don Bosco, perché grazie ai suoi salesiani e all’aiuto di tante persone di buona volontà, hanno dato un nuovo corso alla loro vita e possono ora sperare in un futuro migliore.
Ecco come essi stessi raccontano le loro storie.
Mi chiamo Battulga e ho ventisei anni. Sono arrivato al Centro Don Bosco nel 2005, dopo aver vissuto per strada per due anni. È stata un’esperienza terribile: ho affrontato molte difficoltà, sono stato persino picchiato in più occasioni da altri ragazzi di strada.
Sono molto grato che Dio mi abbia mandato qualcuno che mi ha portato al Centro Don Bosco. Ho smesso di dover affrontare il freddo, la fame e le difficoltà della vita di strada. Abbiamo imparato a piantare ortaggi, a nutrire il bestiame e a svolgere altri compiti pratici. Dopo la prima superiore, sono andato alla scuola tecnica Don Bosco per studiare idraulica. Durante la mia formazione sul lavoro ho lavorato con una delle più grandi aziende della città, che è rimasta così soddisfatta del mio lavoro da offrirmi un impiego. Durante il periodo trascorso al centro, dal 2005 al 2014, ho imparato molto sulla disciplina, sull’etica del lavoro, sulla puntualità e anche… sulla cucina. Mi piaceva cucinare e spesso preparavo i pasti per i bambini nel fine settimana: ora sono un cuoco professionista. A volte penso che, se fossi andato in un altro centro, non mi sarei reso pienamente conto del valore della vita, come invece ho imparato a fare al Don Bosco! Spero che molti altri bambini abbiano le stesse opportunità che ho avuto io. Ringrazio tutti coloro che lo hanno reso possibile e che continuano ad offrire una nuova possibilità a tanti bimbi e ragazzi. Con affetto e benedizioni a tutti voi.
Mi chiamo Yanjinpagam. Sono un’insegnante di cucito alla scuola Don Bosco. Sono cresciuta sana e forte fino a 5 anni, ma all’improvviso la mia salute è peggiorata e ho iniziato ad avere gravi problemi ossei. La mia schiena ha iniziato ad arrotondarsi e a perdere mobilità, le mie gambe si sono paralizzate; non ero in grado di parlare e stare in piedi. Dopo 7 anni di degenza a letto, sono stata trasferita nella capitale e operata a 12 anni. L’intervento è andato bene e ho recuperato in parte l’uso delle gambe. A 12 anni entrai finalmente a scuola per la prima volta. Da quel momento in poi, ho frequentato la scuola secondaria e l’istruzione tecnica al Don Bosco. Dopo il diploma ero molto preoccupata a causa della disabilità del mio corpo. Non sapevo quale azienda mi avrebbe assunto.
Tuttavia, con mia grande sorpresa, il direttore della scuola mi ha avvicinato e mi ha chiesto di diventare assistente di laboratorio con un ottimo stipendio. Ero sopraffatta dalla gioia. Successivamente mi è stata offerta una borsa di studio per studiare in una delle più prestigiose università di fashion design del Paese. Ho lavorato e studiato allo stesso tempo. A tutt’oggi, lavoro come insegnante di cucito e aiuto la mia famiglia. La mia vita è cambiata in meglio. Sono stata davvero benedetta. Purtroppo, la mia schiena è peggiorata a causa dell’osteoporosi e dell’abbassamento della colonna vertebrale. Sono comunque profondamente grata a Dio e a don Bosco per avermi dato l’opportunità di cambiare la mia vita. Grazie a tutti i benefattori che hanno sostenuto generosamente il lavoro dei salesiani in Mongolia.
Mi chiamo Usukhbayar. Sono arrivato all’Istituto Tecnico e Centro di Assistenza “Don Bosco” nel 2017. Un salesiano di Darkhan mi ha introdotto al centro di assistenza dopo aver notato che avevo alcuni problemi familiari: mio padre era morto da poco e mia madre doveva prendersi cura di me e di tutti i miei fratelli – nove in totale. Siamo cresciuti tutti con la comunità salesiana di Darkhan. Questo ha aiutato molto mia madre. Tutti i membri della mia famiglia sono cattolici e vanno in chiesa insieme. Sì, mi piace questo posto. È la mia casa perché mi ha aiutato molto a crescere come persona.
Mi sento bene e sono felice di aver fatto un passo avanti. Mi sto preparando per iniziare un nuovo ciclo scolastico. Quando sono arrivato, avevo nostalgia di casa, soprattutto quando è morto mio padre. Ora che don Bosco è la mia casa, voglio restare qui. Se ho qualche problema, i missionari salesiani mi aiutano a risolverlo: sono gentili e accoglienti. Mi sento sempre sostenuto da loro.
Attualmente studio meccanica automobilistica, ma questo non significa che necessariamente nel futuro riparerò le auto: questo corso mi forma alla disciplina lavorativa e all’autogestione, oltre a fornirmi competenze tecniche per la mia vita futura. Inoltre, il mio sogno è possedere un’auto: avrò le competenze per ripararla da solo! Voglio studiare all’università: in questo momento sto decidendo se iscrivermi al corso di laurea in gestione del turismo o se approfondire le conoscenze di meccanica automobilistica con Ingegneria. Vorrei ringraziare i salesiani per il loro sostegno in tutti questi anni, e so che anche molte persone hanno bisogno di aiuto. Grazie per le tante opportunità che ho avuto e che sono sicuro avrò ancora.
MISSIONE MONGOLIA
Il 25 settembre, si è ripetuto per la 153a volta il rito solenne e suggestivo dell’invio dei partenti della Spedizione Missionaria Salesiana. Il giovane coreano Paul Hoon Kang è destinato alla presenza salesiana in Mongolia.
Che cosa ti ha spinto a scrivere la lettera di disponibilità alle missioni?
L’aspirazione ad avvicinarmi a Gesù Cristo seguendo la via di don Bosco. In altre parole, è il desiderio di fare una profonda esperienza di Dio in mezzo alle vite e alle culture dei giovani poveri, nel campo di missione, come figlio di don Bosco.
Come hanno preso la tua scelta missionaria le persone a te vicine?
Quando ho manifestato loro il mio sogno di vocazione missionaria, naturalmente la mia famiglia e molti confratelli si sono rattristati per la mia partenza e si sono preoccupati per me. Tuttavia, dopo aver visto il mio percorso di discernimento e aver ascoltato il mio cammino vocazionale, la maggior parte di loro ha promesso preghiere e sostegno per me. Ringrazio ancora una volta i miei genitori, la mia famiglia e i miei cari confratelli per aver accettato questa decisione.
Stai per essere inviato in Mongolia: sei felice di questa destinazione? Hai qualche dubbio o paura riguardo la nuova realtà…? Ti senti pronto a fronteggiare le sfide di una nuova cultura, ad imparare una nuova lingua?
Onestamente, la prima volta che ho sentito la notizia che sarei stato inviato in Mongolia sono stato un po’ confuso, perché sono sensibile al freddo… Ma dopo un profondo discernimento, nella preghiera, con il mio accompagnatore spirituale e con i miei Superiori, ho capito che questo è il grande dono preparato da Dio per me. E poi è emerso forte il desiderio di andare in Mongolia e di incontrare i giovani mongoli. Ora sono felice e pieno di gratitudine, eccitazione e gioia in vista del mio viaggio missionario.
Hai dei modelli di missionario che vuoi imitare?
In realtà, per me è semplicemente don Bosco il mio modello di missionario salesiano. Lui abbandonò la realtà rurale de “I Becchi” e sperimentò la pienezza della sua vocazione tra i giovani di diverse provenienze e culture nella città industriale di Torino. Ecco, io vorrei vivere allo stesso modo.
Voglio vivere più pienamente la vocazione salesiana in se stessa, piuttosto che cercare qualcos’altro di specifico per la vita missionaria. Voglio trovare Cristo attraverso gli occhi di don Bosco in coloro che incontrerò sul campo di missione. Voglio incontrarli con il cuore di don Bosco e diventare come il Buon Pastore Gesù Cristo.
Quale messaggio vuoi mandare ai giovani riguardo la vocazione missionaria?
Diventa salesiano di don Bosco, se vuoi avere un piacevole incontro con Dio nella tua vita quotidiana.
Diventa salesiano di don Bosco, se vuoi vivere con Gesù vivo tra i giovani poveri.
Diventa missionario salesiano se vuoi incontrare e sperimentare Dio ancora più profondamente.
Diventa missionario salesiano se vuoi scoprire e incontrare ogni giorno Cristo attraverso gli occhi di don Bosco.
Ti prometto che questa vocazione missionaria salesiana sarà il più grande dono di Dio che tu possa ricevere.
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