I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Valdocco fast food
Nei primi dieci anni, la casa di don Bosco era un alveare. Dopo la Messa, i giovani ospitati sciamavano verso i rispettivi padroni: sarti, calzolai, falegnami, legatori, muratori ecc.
A mezzogiorno tornavano a casa per il pranzo. Ognuno munito di scodella di terracotta, si accostava al pentolone che fumava sul focolare o sopra uno sgabello presso la porta. Mamma Margherita, Giuseppe Buzzetti e ogni tanto don Bosco, con il mestolo distribuivano la minestra. Questa consisteva solitamente in riso e patate, talora pasta e fagioli e, più sovente, castagne bianche cotte con la polenta, che era di gran lunga il piatto più gettonato. Nelle feste, sulla polenta si faceva passare (!) un pezzettino di salsiccia o di merluzzo.
«Tutto spirava la più schietta allegria in quella poverissima casa» ha scritto un testimone «e quando don Bosco, data la benedizione al cibo, augurava ai suoi figli il buon appetito, scoppiava una delle più gioviali risate, perché vedevano da sé di non aver bisogno di simile augurio».
La sala da pranzo era quanto mai raffinata: «Nelle belle giornate, dispersi qua e colà nel cortile, a gruppi di tre o quattro, alcuni soli, seduti quale sopra una trave, quale sopra un sasso o un ceppo d’albero, questi su di una panca, quelli sulla nuda terra, davano fondo a quel ben di Dio, che loro somministrava la industriosa carità di don Bosco».
Terminato il pranzo, ciascuno lavava la propria scodella.
Il vero tesoro di ognuno però era il cucchiaio. Perderlo significava ricomprarlo a proprie spese. Quasi tutti se lo mettevano in tasca.
Un certo Paolo Conti, durante una lezione a scuola, lasciò cadere a terra il preziosissimo cucchiaio. Tutta la classe scoppiò in un unanime: «Oh! un cucchiaio!» e tutti si misero a beffeggiare il buon giovane, il quale, come se portare il cucchiaio fosse la cosa più naturale ed ovvia del mondo, senza scomporsi rispose: «Oh! Volete che io venga a scuola senza cucchiaio?» e con tutta serietà lo rimise in tasca.
A cena, il menu non variava. Spesso dovevano condividere il cibo con le galline di Mamma Margherita che salivano audacemente sulla tavola. Guai a chi le toccava. I ragazzi dicevano che quelle galline erano inviolabili come i deputati al Parlamento.
Quanto al pane, invece di metterlo a tavola, don Bosco, ogni sera, distribuiva a ciascuno 25 centesimi affinché potessero comprarlo fresco giorno per giorno. «Nei suoi occhi» diceva don Felice Reviglio: «Egli soleva dirci “La Divina Provvidenza li dà a me, ed io li dò a voi”».
Don Bosco, con il grembiule e il cappello da cuoco, parlava con tutti, incoraggiava o raccontava storielle. Diceva il teologo Vola: «Sebbene gran parte di essi fossero poveri orfanelli nondimeno pareva a tutti di trovarsi tra le gioie della famiglia. Tanta era la bontà del padre adottivo!».
LA STORIA
Questa storia si può leggere nelle Memorie Biografiche volume III, pagina 350 e seguenti.