LA LINEA D'OMBRA
ALESSANDRA MASTRODONATO
Una stra-ordinaria normalità
Soprattutto tra i giovani prevale una diffusa avversione per tutto ciò che è percepito come banale, ordinario e, dunque, mediocre, che si traduce nella tendenza a inseguire, e talvolta a inventare ex novo, modelli di vita quanto più è possibile alternativi e fuori dagli schemi.
Il concetto di “normalità” è spesso associato all’idea di una vita ordinaria, monotona, ripetitiva, priva di “colpi di testa” che rischino di sconvolgere una quotidianità vissuta all’insegna dell’abitudine e della medietà. Un’esistenza indubbiamente rassicurante e senza scossoni, ma che, nel realizzare una vagheggiata conformità alle aspettative sociali e culturali di un dato momento storico, condanna chi la sceglie all’omologazione e alla banalità, finendo di fatto con il soffocare ogni autentico desiderio e le aspirazioni più profonde, che rimangono sopite e inconfessate.
Nella percezione comune, “normalità” diventa così sinonimo di “mediocrità” e si contrappone totalmente alla ricerca di una felicità più piena, fatta di gesti rivoluzionari e di emozioni intense, che soli sembrano garantire – attraverso la rottura di ogni schema e il superamento di ogni stereotipo – la possibilità di un’esistenza all’altezza delle proprie aspettative. Anche a costo di infrangere le regole e di trasgredire ogni limite…
In questa visione un po’ manichea che pretende di tracciare una linea di demarcazione netta tra ciò che è normale e ciò che non lo è, tra l’ordinario e lo stra-ordinario, i giovani adulti del terzo millennio si trovano spesso ad un bivio: piegarsi alle convenzioni sociali e adattarsi a condurre una vita tutto sommato ragionevole, ma incolore e senza azzardi, oppure fare una scelta controcorrente, inseguendo l’imprevisto e l’eccentricità, anche se questo significa imparare a convivere con una permanente incertezza e portare il peso della propria diversità.
Ad un’analisi più attenta, tuttavia, una prospettiva di tal genere risulta un po’ troppo schematica. Chi stabilisce, infatti, che cosa vuol dire essere “normali”? In base a quali criteri di giudizio alcune opzioni esistenziali appaiono socialmente più accettabili di altre? E, soprattutto, ha ancora senso oggi parlare di “normalità”, associando a tale categoria l’utopia di una vita regolare e senza inciampi?
In una società sempre più fluida ed inquieta, in cui si moltiplicano a dismisura le possibilità tra cui scegliere, mentre di pari passo sembra sfumare ogni confine troppo rigido tra convenzionale e anti-convenzionale, inseguire una vagheggiata normalità appare come una scelta profondamente inattuale. Soprattutto tra i giovani prevale, invece, una diffusa avversione per tutto ciò che è percepito come banale, ordinario e, dunque, mediocre, che si traduce nella tendenza a inseguire, e talvolta a inventare ex novo, modelli di vita quanto più è possibile alternativi e fuori dagli schemi, sostenuti dall’incrollabile convinzione – che poi spesso si rivela illusoria – che ciò possa salvarci dal rischio dell’anonimato e dell’insignificanza.
In questa affannosa ricerca di originalità e autenticità, che in molti casi altro non è che il tentativo di dare un senso alla propria esistenza, dimentichiamo tuttavia che ciò che può renderla davvero stra-ordinaria non è il continuo rincorrere la novità, bensì la capacità di dare valore e un significato nuovo a ogni singolo gesto o azione quotidiana.
Ciò che conta, insomma, forse non è tanto cercare a tutti i costi di “essere differenti”, quanto piuttosto impegnarsi, anche dal basso della propria normalità, a “fare la differenza”.
Cosa è normale per te?
Oggi forse le offese,
ordinare un caffè,
aspettar fine mese.
Da un po’ io negli occhi tuoi vedo un falò
che brucia da sé, brucia da mesi.
Poi mi chiedi perché non ho voglia di dire
ciò che tengo per me: è solo un’opinione!
Da qua sembra inutile pregare,
ma spero di essere me stessa per sempre,
per sempre…
Vorrei dirti vieni da me,
non ne sono capace!
È sbagliato per te annullar le difese;
da qua mi sembrava quasi un anno fa
quando fuori si guardava la neve,
la neve…
Forse troverò un altro senso,
guardo il vetro, ma poi ripenso
a tutte le volte che mi dicevi:
“Fai da te, che sennò poi ti freghi”.
Ti amavo quando non mi volevi;
noia sopra queste riviste,
esco per non essere triste,
correrò sotto ’sto temporale,
anche un abbraccio può farmi male.
Dimmi che cosa vuol dire normale
per te…
È normale anche quando
vedi la mia rabbia crescere.
Prova a dirlo un po’ più piano
che siamo stanchi di fingere.
Vorrei capire se vorresti pure te
capire che normale non è un limite!
Dimmi che cosa vuol dire normale…
(Giorgia, Normale, 2022)