BS Ottobre
2021

LA LINEA D'OMBRA

ALESSANDRA MASTRODONATO

Una seconda possibilità... nel segno della fedeltà a sé stessi

È da qui che voglio ripartire, / dalle scommesse, quelle fatte male; / un’altra vita da poter giocare, / ho ancora un altro gettone.

E’ proprio vero che spesso siamo noi i giudici più severi di noi stessi! Quando commettiamo un errore o una mancanza, piccola o grande che sia, quando non riusciamo a superare un nostro limite, quando manchiamo un obiettivo o incappiamo in un fallimento inaspettato ci lasciamo sopraffare dallo sconforto, ci critichiamo con singolare durezza e ci sentiamo incapaci e inadeguati. In una parola, facciamo fatica a perdonarci, e questo ci porta a rimettere in discussione tutte le nostre azioni e le nostre scelte pregresse e – cosa ancor più distruttiva – finisce inevitabilmente con il condizionare anche le nostre decisioni future.

Mai come in questi momenti ci ritroviamo, infatti, a fare un bilancio del nostro percorso esistenziale e, non di rado, nel tirare le somme delle scommesse vinte e di quelle andate a vuoto siamo noi i primi ad uscirne malconci, magari più maturi per le maggiori consapevolezze acquisite, ma anche un po’ più disillusi e rassegnati perché appesantiti da un bagaglio di sconfitte e insuccessi che si fa sempre più ingombrante. Ed è proprio qui, esattamente di fronte a questi bivi che la vita ci pone davanti, che molti giovani adulti gettano la spugna. Decidono che la battaglia è persa e che non vale la pena continuare a provare. Tirano i remi in barca e sprofondano in una sorta di apatia in cui, di fatto, si negano ogni possibilità di essere di nuovo felici.

Ma se, senza dubbio, non è affatto facile riuscire a spezzare il circolo vizioso dello scoraggiamento e dell’autocommiserazione, è anche vero che è proprio quando si tocca il fondo che talvolta si trova la forza di darsi il giusto slancio per risalire e tornare a galla!

L’affetto sincero delle persone care, che tante volte sono disposte ad andare oltre ai nostri errori molto più di quanto sappiamo fare noi, la stima di chi – nonostante tutto – continua a credere in noi e nelle nostre capacità di riuscita, la responsabilità che abbiamo verso noi stessi di non sprecare questa vita e di fare tutto il possibile per essere felici ci ricordano che ognuno ha diritto a una seconda possibilità (persino noi!), che siamo ancora in tempo per rimediare agli sbagli, che ogni fallimento, se siamo capaci di inscriverlo in un orizzonte di senso e di dargli il giusto peso nel nostro percorso di crescita, può smettere di essere per noi una pesante zavorra che ci trascina a fondo e diventare invece un trampolino di lancio da cui ripartire con più determinazione di prima.

Certo, questo cambiamento di prospettiva richiede una rivoluzione interiore che può rivelarsi molto impegnativa, nella misura in cui comporta la capacità non già di mettere a tacere ogni forma – anche salutare – di autocritica, bensì di imparare pian piano a far pace con i propri sensi di colpa, senza ricadere nella tentazione del rimpianto. Ma, in fondo, si tratta di una rivoluzione nel segno della fedeltà a noi stessi, ai nostri valori e al nostro progetto di vita, che potrà magari subire piccoli aggiustamenti di rotta e deviazioni, ma che merita di essere recuperato nelle motivazioni originarie che ne avevano inizialmente guidato la maturazione e nella meta finale che ci eravamo posti, al di là delle tappe intermedie e degli obiettivi contingenti.    

 

Sulle mani spine disegnate

venute fuori per non farmi male,

ad occhi chiusi so vedere meglio

quello che ho intorno.

Ho scelto io da dove cominciare,

non ho mai chiesto da che parte stare,

se sulla riva oppure in mare aperto:

l’orizzonte è lo stesso!

Sono istinto ed eccezione,

la mia gravità,

il sorriso di mia madre che mi salverà…

E mi ricordo un po’ di me,

e mi ricordo un po’ di me,

e mi ricordo un po’ di…

È da qui che voglio ripartire,

dalle scommesse, quelle fatte male;

un’altra vita da poter giocare,

ho ancora un altro gettone.

Dalle risate che mi nascondevi,

dalle parole in cui poi non credevi,

io l’ho capito senza dire niente:

chi ride per ultimo ride per sempre!

In faccia a chi non ci sente,

a chi ha deciso di andare,

sono io la mia rivoluzione…

Se hai già toccato il fondo, tu calpestalo;

se il tempo è già finito, tu riavvolgilo!

Ogni lacrima che perdo è pioggia su di te,

quando non so dove andare

io mi ricordo un po’ di me,

io mi ricordo anche di te,

e mi ricordo anche di me,

e mi ricordo un po’ di me…

(Gaia Gozzi, Mi ricordo un po’ di me, 2020)

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