BS Dicembre
2021

LA LINEA D'OMBRA

ALESSANDRA MASTRODONATO

Una rivoluzione chiamata gentilezza

La compassione è dinamite pacifista, / la comprensione terra-aria è pacifista. / C’è una bomba che è il nuovo Big Bang / e ricomincia tutto per me. / Un’esplosione che non si vede, ma / mi ha sollevato già (Francesco Gabbani).

In una società troppo spesso dominata dall’aggressività, dalla ricerca dello scontro frontale, dalla tendenza a schiacciare senza troppe remore chi intralcia il nostro cammino, la gentilezza sembra ormai essere diventata una virtù fuori moda.

Chi si mostra semplicemente amabile e compassionevole nei confronti del prossimo viene, anzi, non di rado bollato di debolezza ed eccessiva ingenuità, come se il rispetto degli altri dovesse essere necessariamente conquistato al prezzo di una perenne guerriglia armata combattuta sul terreno della reciproca prevaricazione.

Soprattutto tra i giovani adulti – maggiormente bombardati da una cultura che esalta l’individualismo e la difesa esasperata della propria soggettività, fino all’estremo dell’egolatria – sembra prevalere la logica della prepotenza, una prassi che, alimentata anche dalla chiassosa cassa di risonanza offerta dai social, tende a premiare chi urla più forte e legittima il diritto di zittire chi è portatore di una qualsiasi diversità. Per non parlare, sul versante opposto, di quella forma non meno preclusiva di ogni possibilità autentica di relazione che è la “guerra fredda” dell’indifferenza, nuova e corrosiva arma di distruzione di massa del nostro tempo che ci chiude nell’orizzonte limitato del nostro piccolo fortilizio, dietro robuste barricate di incomprensione e noncuranza, togliendo cittadinanza persino all’esserci dell’altro e al suo bisogno di essere riconosciuto, accolto, ascoltato.

Di fronte a questo scenario fatalmente attraversato dalla dimensione onnipresente del conflitto c’è però una rivoluzione che può rivelarsi molto più radicale e destabilizzante per noi stessi e per chi ci sta di fronte. È la rivoluzione della compassione, della tenerezza, della tolleranza, in una parola della “gentilezza”, il cui potere trasformativo sulla nostra vita e su quella degli altri è in grado di abbattere muri e oltrepassare confini molto più di qualsiasi altra arma convenzionale.

Si tratta di una rivoluzione silenziosa, poco visibile per chi ha lo sguardo accecato dal rumoroso balenio delle battaglie campali, dalle esplosioni incontrollate di collera e di odio, dall’inferno quotidiano del più sordo risentimento, ma che attraverso semplici gesti e parole delicate riesce a scavare nel profondo del cuore, accendendo la miccia della reciproca comprensione e innescando il miracolo dell’empatia. Come una piccola palla di neve che, rotolando verso valle, provoca una valanga che travolge ogni cosa, essa ha un effetto moltiplicatore che si riverbera sui rapporti sociali, sugli stili di vita, sui comportamenti quotidiani, generando un totale cambiamento di prospettiva in noi e in chi ci sta vicino e aprendo nella nostra esistenza timidi squarci di luce capaci di regalarci una serenità prima sconosciuta. Un’arma tanto potente quanto sottovalutata, in grado di neutralizzare l’aggressività e di costruire ponti, ma soprattutto di curare le ferite del cuore prodotte da atteggiamenti distruttivi che non riconoscono la diversità dell’altro come valore in sé e come dono.

Ma perché la rivoluzione della gentilezza possa mettersi in moto è necessario che il disarmo cominci da noi stessi, confidando nel potere contagioso di una cultura di pace, che è l’unica risorsa incruenta che ci resta per poterci riappropriare della nostra umanità.

 

Ho nella testa una bomba pacifista,

esplode dentro, danno che ti aggiusta.

Hey you, come sei messo tu?

Ma nella pancia la bomba è iconoclasta,

istinto e basta, la tigre non si addestra.

Hey you, di cosa hai fame tu?

La timidezza è guerriglia pacifista,

la tenerezza contraerea è pacifista.

C’è una bomba che è il nuovo Big Bang

e ricomincia tutto per me.

Un’esplosione che non si vede, ma

mi ha sollevato già.

Quando scoppia non dire “mayday”,

la bomba è quel che sono e che sei,

un’esplosione che rompe tutto, ma

la luce entra di già…

Ho dentro al petto una bomba pacifista,

un cuore armato che non si disinnesca.

I love you,

so questo e niente più…

La compassione è dinamite pacifista,

la comprensione terra-aria è pacifista.

C’è una bomba che è il nuovo Big Bang

e ricomincia tutto per me.

Un’esplosione che non si vede, ma

mi ha sollevato già.

Quando scoppia non dire “mayday”,

la bomba è quel che sono e che sei,

un’esplosione che rompe tutto, ma

la luce entra di già…

La timidezza è una bomba pacifista,

la gentilezza è una bomba pacifista,

la tenerezza supernova pacifista.

La comprensione è una bomba pacifista,

la compassione è una bomba pacifista,

la tolleranza supernova pacifista…

Da questo mio Guernica per terra già

si ricomincerà…

(Francesco Gabbani, Bomba pacifista, 2020)

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