COOPERATORI
MARINA LOMUNNO
Una fede “plastica”
Gian Mario Regge, medico chirurgo, con la moglie Patrizia, cooperatori salesiani esprimono in modo originale e affascinante la loro devozione a Maria.
Sono molto aiutato dalla Madonna nella mia vita perché mi è sempre stata vicina sia nei momenti felici sia in quelli difficili e la sua presenza si rafforza quotidianamente e mi rende sereno. Maria è la mamma che dona tutta se stessa a suo Figlio e a noi che siamo Figli suoi: è tramite Lei che un giorno incontreremo il Figlio prediletto».
È in queste parole la «miccia» che ha acceso in Gian Mario Regge l’idea di esprimere in modo originale – riproducendola in plastici – la sua devozione a Maria, condivisa lungo i secoli con i costruttori di santuari a Lei dedicati, a cominciare dalla Basilica di Maria Ausiliatrice voluta da don Bosco.
E l’ultimo plastico in ordine di tempo – terminato prima di Natale – è quello del santuario di Oropa, a memoria del V l’anniversario dell’Incoronazione della Madonna nera, celebrato la scorsa estate. Un rito antico, che si ripete ogni 100 anni, ma carico di significato anche oggi in tempo di pandemia: la prima solenne incoronazione è datata 30 agosto 1620 come gesto di gratitudine dei biellesi scampati alla peste.
L’autore, Gian Mario Regge, di malattie e di arte se ne intende. Medico chirurgo, specializzato in ostetricia e ginecologia e diplomato all’Accademia di Belle Arti di Vercelli, padre di Alessandro, cooperatore salesiano con la moglie Patrizia impegnati nella parrocchia San Domenico Savio e all’Oratorio Michele Rua, dagli anni ’80 è stimatissimo medico di base in Barriera di Milano, a Torino. Ma accanto alla dedizione per i suoi pazienti non ha mai abbandonato la passione per l’arte e la storia: e, accanto alla pittura – numerose le mostre estemporanee in cui ha ricevuto riconoscimenti – dal 2000 il dottor Regge riproduce miniature di monumenti architettonici nazionali in scala, con particolare attenzione ai santuari mariani.
Ogni plastico, costruito con cura certosina per i particolari, è realizzato con materiali poveri o di recupero come cartone, legno, sassi e fili di lana. E ad accrescere l’originalità dei manufatti, circa 40 tra chiese e monumenti, spiega la moglie Patrizia che ne condivide la passione come un’«assistente di bottega», è che i plastici sono scomponibili e «quando ci chiamano per qualche esposizione diventano scatole che stipiamo nella nostra Peugeot».
Abbiamo incontrato Patrizia e il marito medico-artista nel santuario torinese di Nostra Signora della Salute durante la festa patronale lo scorso settembre, dove hanno allestito una mostra di plastici dei santuari mariani. Tra i modelli esposti, che hanno sorpreso tutti per la corrispondenza con l’originale, la «Salute», le Basiliche di Maria Ausiliatrice, Superga e Lourdes, la Gran Madre di Dio, il Duomo di Torino con le Porte Palatine ma anche la cattedrale parigina di Notre Dame prima e dopo l’incendio.
«Il santuario della Salute dove si venerano le spoglie mortali di san Leonardo Murialdo, collaboratore di don Bosco, mancava alla mia collezione» spiega Regge. «Così a giugno abbiamo chiesto al rettore don Franco Pairona di visitare l’edificio. Quando torno nel mio studio con foto, schizzi e anche l’ausilio di Google maps mi metto al lavoro: ci vogliono dai 4 ai 6 mesi per costruire un plastico».
Perché tanto interesse per i santuari mariani?
«Provengo da una famiglia che mi ha cresciuto secondo gli insegnamenti cristiani e, fin da piccolo, ad amare Maria e affidarmi a lei. Ricordo ancora la sera quando con i miei genitori pregavamo il rosario. E poiché sono nato in provincia di Vercelli, dove la devozione alla Madonna Nera di Oropa è molto sentita, anche la mia famiglia ne è molto affezionata. Ancora oggi per me è consuetudine il pellegrinaggio a quel Santuario, luogo dove mi sento più vicino a Maria, mamma che accoglie e non giudica. E poi con mia moglie siamo da sempre molto legati alla Madonna di Lourdes: già prima che nascesse nostro figlio lo abbiamo affidato a lei e, dopo la sua nascita, ci siamo recati tutti al Santuario con la nonna, la madrina e il padrino».
Il dottor Regge racconta che, da quando ha iniziato a riprodurre plastici dei santuari – tra cui la Sacra di San Michele, il santuario di Sant’Ignazio ma anche il complesso dell’Opera salesiana Michele Rua (la sua parrocchia) – ha subito riscontrato grande interesse dei suoi pazienti, ogni qualvolta li collocava nella sala d’attesa del suo studio.
«E un anno fa ad inizio lockdown, mentre disponevo la riproduzione di Notre Dame» prosegue il medico «ho notato quanto la devozione e la fede che nutrivano come me nei confronti della Vergine fosse sentita tra i pazienti che si fermavano a vedere la cattedrale e a leggere la sua storia. E così ho pensato che poteva essere bello regalare loro in questo momento così difficile un percorso di fede attraverso la conoscenza delle Chiese Mariane della nostra città. Per questo accetto volentieri quando ci chiamano nelle parrocchie: l’esposizione dei plastici non ha solo l’obiettivo di far conoscere la storia dell’edificio, ma sapere che in quella chiesa, in quel santuario, si prega la Madre di Dio che lì ha compiuto prodigi, che accoglie le nostre suppliche e che ci ricambia con la sua presenza nei nostri cuori e che non ci abbandona mai».
Come dire, da medico-artista: la fede è medicina per l’anima e non solo.