BS Ottobre
2021

La Famiglia Salesiana

Sarah Laporta

Alejandro Guevara & l’ADMA

 

Alejandro Guevara Rodriguez è l’animatore spirituale mondiale dell’Associazione di Maria Ausiliatrice (adma)dal settembre 2020.
“La Famiglia Salesiana è una famiglia mariana e non può essere compresa senza la presenza di Maria”.

Come è nata la tua vocazione?

Sono nato a Badajoz, una città della Spagna occidentale al confine con il Portogallo, vicino a Lisbona. Quando avevo 6 anni, i miei genitori decisero di iscrivermi alla scuola salesiana di quella città. Lì ho fatto la mia prima comunione e qualche anno dopo ho ricevuto la cresima. Ho studiato in questa casa salesiana fino a 17 anni. Da adolescente ho partecipato ai gruppi di fede che la pastorale giovanile della casa offriva e dopo alcuni anni sono stato invitato ad essere l’animatore di un gruppo di ragazzi di 6° elementare (12 anni). Nella casa salesiana i gruppi si svolgevano il venerdì pomeriggio e per me quel tempo era speciale. Appena finito il pranzo correvo a scuola e arrivavo con largo anticipo per poter giocare e stare con i ragazzi prima che iniziasse la nostra riunione. Ricordo che era il momento più felice della settimana, il venerdì pomeriggio, mi piaceva e mi divertivo molto. Si cominciava con i giochi, poi l’incontro, una riunione con gli animatori e dopo una passeggiata insieme.

A poco a poco il venerdì pomeriggio divenne una potente attrazione e ho iniziato a interrogarmi. Ho pensato… se tutti vogliamo essere felici, e io sono molto felice il venerdì pomeriggio con i ragazzi, perché non rendere la mia vita un venerdì permanente? È così che l’inquietudine vocazionale ha cominciato a sorgere in me, attratta dai ragazzi il venerdì pomeriggio.

A livello accademico ho anche ricevuto alcuni incoraggiamenti che hanno riacceso il mio desiderio di appassionarmi alla causa dei giovani. È stato l’insegnante di letteratura che ci ha invitato a vivere la vita con passione. E per me, a quel tempo, la passione dominante era quella dei ragazzi il venerdì pomeriggio.

La presenza dei salesiani sempre nel cortile, in mezzo ai giovani, con un volto allegro, disponibile e che ci invitava a crescere e a servire sempre di più, fu la molla che fece scattare il mio desiderio di diventare salesiano.

In breve, potremmo dire che i giovani mi hanno attratto, la passione ha aggiunto la mia convinzione, e infine la testimonianza salesiana ha prodotto in me l’inizio della vocazione salesiana.

Quali sono i momenti che ricordi con più piacere?

Ricordo con grande piacere le esperienze pastorali che ho fatto con i bambini più difficili e bisognosi. Quando ero un post-novizio a Granada fui mandato nel quartiere di Haza-Grande nella parte alta dell’Albaicín; un quartiere povero, marginale, socialmente escluso e con molta tossicodipendenza. In quelle circostanze, la cosa più preziosa era la presenza e l’assistenza salesiana. Stare in mezzo ai bambini, giocare con loro, condividere la loro vita, era il modo più appropriato per portare loro una semplice esperienza di rispetto, amore e fiducia.

Qualche anno dopo, mentre studiavo teologia, sono stato inviato nel quartiere di Las 3000 a Siviglia, dove la presenza salesiana svolge un lavoro prezioso in un contesto di mancanza di risorse e molte necessità.

Sono stati anni in cui ho capito che il protagonista principale dell’opera di evangelizzazione è il Signore e i suoi progetti, e non i nostri, come spesso ci crediamo.

Infine, nei miei primi anni da sacerdote, ricordo con grande piacere due campi di attività molto belli e complementari: gli anni passati in formazione, accompagnando i giovani nelle diverse tappe del loro discernimento e sviluppo vocazionale: prenovizi, novizi, postnovizi. Sono stati anni di grazia per me, di sviluppo di una paternità spirituale come servizio salesiano a questi fratelli. E in secondo luogo, il lavoro sviluppato con i diversi gruppi della Famiglia Salesiana negli ultimi anni. Ha significato per me una scoperta delle possibilità di crescita carismatica della nostra Congregazione. Ognuna di queste esperienze mi ha arricchito e mi ha aiutato a conoscere e ad amare di più il carisma salesiano, ricevuto come dono e vissuto come grazia.

Come vedi il futuro della congregazione nel mondo?

La Congregazione è un organismo vivo che cresce, cambia, migliora e si sviluppa, forse il volto della Congregazione è in piena evoluzione e questo non deve spaventarci, ma aiutarci a cementare più profondamente la nostra identità carismatica e a vivere più fedelmente il dono della vocazione che abbiamo ricevuto. Credo che finché Dio rimane il centro della nostra vita, i giovani continuano a dare senso al nostro generoso servizio e la nostra Madre Ausiliatrice continua a proteggerci con il suo manto, non abbiamo niente e nessuno da temere, perché la nostra fiducia e la nostra carità sono ben indirizzate. Credo che la versione migliore della Congregazione debba ancora venire, non sarà basata sul numero di consacrati, né sui numeri, ma sull’amore e sulla nostra capacità di essere segni e portatori dell’amore di Dio ai giovani e alle classi lavoratrici. Il futuro della Congregazione si trova nelle mani di Dio e non potrebbe essere in mani migliori. E lo vedo con speranza.

A settembre 2020 sei stato eletto Animatore Spirituale Mondiale dell’adma, come lo vivi?

Sto vivendo questo servizio con entusiasmo. Allo stesso tempo, con responsabilità. Ogni giorno cerco di prepararmi, di formarmi, di approfondire, di leggere di più su tutto ciò che ha a che fare con Maria, con don Bosco, con l’adma, perché dobbiamo offrire un servizio di qualità a tutti i fratelli, associazioni e devoti, e vicino alla nostra Madre.

Lo vivo con entusiasmo, perché è una nuova sfida per un salesiano. Durante la mia vita salesiana, ho vissuto a livello provinciale. Ora ho una responsabilità a livello mondiale. Dicevo ad alcuni confratelli: quello che nella mia Ispettoria (smx) era qualcosa di molto grande, ora è qualcosa di molto piccolo rispetto a questo servizio. Gratitudine, illusione e responsabilità sono le tre parole che definiscono questa prima parte del mio servizio.

Da dove hai incominciato?

Mi sono dedicato principalmente a conoscere la realtà dell’adma nel mondo. A partire dalla conoscenza degli animatori spirituali provinciali. Questo è il gruppo con cui sto lavorando più direttamente. Durante questi mesi iniziali, ho avuto una prima riunione per Regioni, con gli animatori spirituali provinciali, e un’altra riunione individuale, con i 96 che fanno parte del mondo intero, uno per uno. Qual è la loro situazione, i loro bisogni, le sfide che devono affrontare, ma, soprattutto, ho voluto mettermi a disposizione delle Associazioni Locali. Mi sono organizzato per una comunicazione mensile con tutti loro via mail. Pian piano ci conosciamo e iniziamo a lavorare come squadra.

Tutti questi mesi di pandemia servono a gettare le basi di alcuni nuovi progetti che vedranno la luce nei prossimi mesi. Alcuni corsi su Maria Ausiliatrice, concretamente sulla Basilica di Valdocco, qualche pagina web che sarà pubblicata in qualche data mariana quest’anno o all’inizio del prossimo, a livello mondiale. E ci sono progetti che si preparano perché a poco a poco, nei prossimi mesi, vedranno la luce. Stiamo facendo un progetto, un piano strategico per i prossimi 4 anni per l’adma del mondo.

Nel 2019, l’adma Primaria di Torino ha festeggiato i suoi 150 anni di vita. Che cosa significa questo anniversario?

Quel primo gruppo a Valdocco, fondato da don Bosco nel 1869, oggi è davvero una realtà diffusa nei cinque continenti.

Abbiamo una statistica in cui abbiamo contato 2383 associazioni adma in tutto il mondo. Con un totale di più di 100 mila membri. 150 anni, un gruppo, un’associazione. 150 anni dopo, una vera crescita ed espansione.

I gruppi locali vengono ringiovaniti e rivitalizzati. L’adma è un’associazione in crescita ed espansione. Sta crescendo verso l’interno e sta crescendo verso l’esterno. Cresce nella spiritualità, con due pilastri: la devozione a Maria Ausiliatrice e anche a Gesù nel Santissimo Sacramento. Cresce anche verso l’esterno, perché cresce nella solidarietà e nel servizio. La realtà dell’adma oggi è molto più ricca, bella e grande di quando don Bosco la fondò. Per questo motivo stiamo festeggiando. Il 150° anniversario è stato motivo di festa, con pellegrinaggi, eventi, un incontro per tutta l’Italia salesiana in ottobre.

L’adma è solo preghiera?

Anche durante la pandemia, l’adma non è rimasta a guardare. È stata pronta a lavorare in due direzioni, come il movimento del cuore, sistole e diastole. In primo luogo, ha intensificato la preghiera e i gruppi hanno sviluppato nuovi momenti creativi, o almeno nuovi modi di continuare a pregare e di continuare a incontrarsi. C’è stato davvero, come è successo in molti altri luoghi, un boom tecnologico, momenti di preghiera, celebrazioni radiofoniche, momenti di adorazione, gruppi che si riuniscono per recitare il rosario; le chiese, le parrocchie, dove è presente l’Associazione di Maria Ausiliatrice, sono state invitate a portare in tutti i luoghi e a tutte le persone un momento di pace, di incontro con il Signore.

In seguito, l’adma è uscita per rispondere ai bisogni di tante persone. Ci sono state innumerevoli iniziative di solidarietà, raccolte di cibo per le famiglie più bisognose, raccolte economiche per i più poveri, aiuti di ogni tipo, come la confezione di mascherine gratuite, servizi per gli anziani, trasferimenti gratuiti per le cure.

Un gran numero di iniziative di solidarietà, concrete, generose, che ci hanno ricordato tanto il viaggio di Maria, dopo l’annuncio dell’angelo Gabriele, per aiutare la sua parente Elisabetta. L’adma è stata la Visitazione in questa pandemia e sta rispondendo in tutto il mondo in modo integrale: da una parte la spiritualità, ma dall’altra la solidarietà con i più vicini e bisognosi.

Qual è l’importanza dell’adma oggi?

La Famiglia Salesiana è una famiglia mariana e non può essere compresa senza la presenza di Maria. Don Bosco non può essere compreso senza Maria, in tutta la sua storia in tante invocazioni, specialmente, alla fine, con quella dell’Ausiliatrice.

Fu don Bosco a lasciarci in eredità la devozione all’Ausiliatrice. Come figli e amici di don Bosco, siamo invitati a propagare e diffondere la devozione all’Ausiliatrice. La spiritualità salesiana non si capisce senza Maria. Maria ha accompagnato tutti i momenti più importanti della vita di don Bosco e della Famiglia Salesiana. È una sfida enorme poter rispondere a questa devozione mariana oggi. L’adma è la risposta più forte.  

Per saperne di più: www.admadonbosco.org

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