LA STORIA SCONOSCIUTA DI DON BOSCO

FRANCESCO MOTTO

“Tutto per voi... fin l'ultimo respiro”

«Mi costa molta fatica andare attorno, dare udienze da mattino a sera; far visite ai benefattori; in certi giorni mi sentiva molto male per la stanchezza e per le mie infermità: ma il pensare a voi mi rende dolce quella fatica».

Lontano dagli occhi, lontano dal cuore…” cantava mezzo secolo fa Sergio Endrigo ed il noto cantautore lamentava l’affievolimento dei rapporti con una persona che non si vede e la cui vita non scorre più sotto i propri occhi. È anche l’esperienza un po’ comune a tutti noi. Ma niente suona di più falso per ciò che concerneva don Bosco ed i suoi giovani; anzi si direbbe che quanto più essi erano lontano da lui, tanto più lui era loro vicino. Ne offriamo in prova un piccolo saggio spigolando fra le centinaia di lettere dei suoi ultimi anni di vita.
Scriveva il 5 febbraio 1886 al giovane prete missionario don Carlo Peretto “prefetto” della casa di Niteroi in Brasile: “Se avessi vent’anni di meno, come il viaggio d’America sarebbe presto fatto! Ma se a tutto vi è rimedio, pegli anni che passano non ce n’è: quindi pazienza. Non crediate però esser tanto lontani ch’io non possa trovarmi con voi in certi momenti. E quando si fa sera e riposo qualche istante in una semioscurità, io vi passo tutti in rivista uno per uno, vi veggo in ispirito, parmi sentire la vostra voce, m’intenerisco e prego per voi, oh! Con quanto affetto, con quanto fervore! Eppoi vi benedico come se foste tutti davanti a me… come lo foste il giorno della partenza! In quei momenti il vasto oceano che ci separa, non è più che una goccia d’acqua; il Brasile, la Patagonia, Buenos Aires, Montevideo non sono più che a un passo dalla mia sedia”.
Commovente. Di notte don Bosco sognava i suoi “amatissimi figli” sparsi nelle desolate e ghiacciate steppe della “fine del mondo” a civilizzare e evangelizzare tribù selvagge… ma di giorno, magari verso il tramonto, nell’“ora che volge il disio e ai naviganti intenerisce il core”, come direbbe il divin poeta, li vedeva direttamente in azione quasi fossero davanti a lui. Potenza dell’amore che va oltre lo spazio ed il tempo! Don Bosco chissà che cosa avrebbe dato pur di essere accanto ai suoi figli missionari! Ma non ebbe mai la possibilità.

Oltralpe
Altra occasione. In giro per la Francia, giunto a Tolone il 20 aprile 1885 don Bosco prese penna, carta e calamaio e si rivolse ai suoi ragazzi di Valdocco con queste parole: “Miei cari figliuoli, sono andato in Francia e voi potete indovinare il perché. Voi distruggete le pagnottelle e se io non andassi in cerca di conquibus il panattiere griderebbe che non c’è più farina e che ha nulla da mettere nel forno. Rossi il cuciniere porterebbe le mani ai capelli e griderebbe che non sa che cosa gettare nella pentola. Siccome il cuciniere ed il panettiere hanno ragione e voi avete ancora più ragione di essi, così io ho dovuto andare in cerca di fortuna perché nulla mancasse del necessario ai miei cari figliuoli”.
Potrebbe sembrare semplicemente un modo elegante e facilmente comprensibile dai destinatari che ben conoscevano la situazione e le persone citate, ma è da rilevare il fatto che il don Bosco che viaggia per la Francia in quel momento è ormai l’ombra di se stesso, un uomo praticamente sfinito, un vestito logorato dall’uso, un “miracolo vivente” come lo definisce un medico francese. Lo confessa lui stesso nel proseguo della lettera: “È vero che mi costa molta fatica andare attorno, dare udienze da mattino a sera; far visite ai benefattori; in certi giorni mi sentiva molto male per la stanchezza e per le mie infermità: ma il pensare a voi rendevami dolce quella fatica. Perché io penso sempre all’Oratorio; e specialmente alla sera quando posso avere un po’ di quiete passo in rassegna i Superiori e i giovani, di questi ne parlo con chi mi sta vicino, e prego per essi continuamente. E voi pensate anche a me, pregate per me? Oh sì certamente perché me lo ha scritto il vostro Direttore, le cui lettere, colle notizie che mi dava della casa mi hanno fatto molto piacere”.
Don Bosco è sempre interconnesso con i suoi giovani, vuole sapere tutto di loro, non può vivere senza. Li ama, li pensa, li sogna, li rende partecipi delle grazie spirituali e materiali con cui la Madonna apre il cuore e il portafoglio dei benefattori francesi: “Presto incomincia il mese di Maggio e vorrei che lo consacraste in modo speciale in onore di Maria SS. Ausiliatrice. Se sapeste quante grazie ha fatte Maria SS. in questi giorni in favore dei suoi buoni figliuoli dell’Oratorio! Se lo merita proprio la Madonna che voi le diate un pegno della vostra riconoscenza”.
E siccome coi giovani bisogna essere concreti ecco che don Bosco scende al pratico: “Quindi io vi propongo un fioretto da farsi in tutto il mese e desidero che lo mettiate fedelmente in pratica. Il fioretto è questo: Ciascheduno in onore di Maria faccia uno sforzo per tener lontano dall’anima sua il peccato mortale, colla fuga delle occasioni e colla frequenza de’ Sacramenti. L’anno scorso abbiamo avuto il cholera in Italia: ma in avvenire avremo forse di peggio. Abbiamo dunque bisogno che la Madonna stenda sopra di noi il suo manto”.
Ovviamente promette anche qualcosa di buono: “Presto io spero di essere fra voi di ritorno e mi raccomando al Direttore perché in quel giorno ci faccia stare tutti allegri in refettorio. Vi piace l’allegria non è vero? E piace anche a me e desidero e prego per che il Signore un giorno conceda a voi tutti, conceda a me quell’allegrezza eterna che ha preparata per coloro che lo amano”.

Promessa mantenuta
Quarant’anni dopo da Marsiglia il 12 aprile 1885 scriveva al suo ex ragazzo e ora direttore degli studi a Torino don Giovanni Battista Francesia: “Dirai ai nostri cari giovani e confratelli, che lavoro per loro e fino l’ultimo respiro sarà per loro, ed essi preghino per me, siano buoni, fuggano il peccato affinché tutti possiamo salvarci in eterno. Tutti. Que Dieu nous bénisse et que la Sainte Vierge nos protège”. Il pellegrino itinerante e questuante don Bosco era letteralmente sfinito e così non si è neppure accorto di concludere in francese il suo breve messaggio.

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