BS Febbraio
2023

FMA

EMILIA DI MASSIMO

“Tranquilla, qualunque cosa accada”

Gilda si svegliava spesso di notte e pregava per chi era nel dolore; il giorno accoglieva il bello in tutto, sentendolo come un dono di Dio. Durante la malattia è stata attenta a tutto, ha sofferto sorridendo, senza far preoccupare nessuno.

Gilda nasce a Torino il 13 aprile del 2004. Trascorre una vita normale crescendo in intelligenza e forza con un carattere marcato sin da piccola da una forza e una determinazione straordinaria che le hanno consentito di farsi sempre spazio senza chiedere aiuto a nessuno. La sua straordinaria voglia di vivere in mezzo agli altri ha fatto sì che lei fosse sempre circondata da amiche e amici che hanno riconosciuto in lei una persona che sapeva come affrontare i problemi e risolverli.

Ha sempre preso le difese dei più deboli e soprattutto di chi subiva un torto. Nello sport è sempre stata determinata come nella vita: in piscina da piccola del gruppo nuotava come un delfino. Ultima arrivata nella squadra di pallavolo e senza esperienza, dopo un duro lavoro di allenamento, con caparbietà è entrata tra le titolari. Negli scout ha sempre affrontato le sfide con tenacia, forza e intelligenza. Per la sua forza di carattere e la vivacità nell’affrontare tutte le attività, veniva considerata la “bulla” del gruppo.

Educata alla fede cristiana, è stata affidata ogni giorno a Maria perché proprio a Lei i genitori si sono rivolti per averla in quanto tanto ricercata ma che tardava ad arrivare. Ha avuto la sua educazione cristiana sin dai tempi della scuola materna, per poi lasciarla, dopo aver ricevuto i Sacramenti del Battesimo, della Comunione e della Cresima, alla sua ricerca personale del Signore. Lo ha fatto tramite la parrocchia ma soprattutto attraverso la Turris Eburnea1 perché rispecchiava in lei quel senso della bellezza femminile che il Signore ricerca nelle ragazze. Lo ha fatto soprattutto a modo suo, con tanta determinazione e offrendo ogni giorno la sofferenza a Dio.

Durante questo periodo di fine inverno e inizio primavera, l’Oratorio salesiano della parrocchia e la Turris Eburnea organizzano delle interviste per condividere la testimonianza forte di Gilda con tutti i ragazzi e le ragazze della sua età, ma anche per le persone adulte. La prima intervista, breve nella durata, viene trasmessa su un canale interno all’Oratorio mentre la seconda, considerato il “mondo” di preghiera che Gilda aveva mosso per la sua malattia e guarigione, viene trasmessa su un canale social con una punta di più di 400 collegati. Più che un’intervista, un fiume in piena di un racconto di circa 1 ora e 40 minuti dove Gilda ha raccontato come ha vissuto il periodo della malattia e delle cure.

Nel febbraio 2020, dopo aver fatto una risonanza magnetica per un dolore alla schiena che persisteva da mesi, le viene scoperta una massa sospetta sulla cresta iliaca dell’anca destra; il 12 marzo la diagnosi: un Sarcoma di Ewing.

1. La Turris Eburnea è nata a Torino nel 1941. Oggi è presente anche a Milano, Genova e Roma. È un’originalissima forma di apostolato. Che coniuga Parola di Dio, preghiera ed eleganza, organizzando sfilate di moda e incontri spirituali.
“Adesso sono felice!”

I genitori di Gilda, Pasquale e Paola, ci dicono che la forza del suo carattere le ha consentito di affrontare 9 ricoveri: infusioni di chemioterapia, un autotrapianto, 36 interventi di radioterapia. Al termine delle cure, Gilda effettua i controlli strumentali: si confermano esisti positivi, tanto da iniziare una cura di mantenimento. Continua gli studi concludendo l’anno scolastico con una media altissima; l’8 luglio 2021, con l’ultima compressa del farmaco chemioterapico di mantenimento, festeggia con famigliari e amici la fine di un incubo. In realtà la malattia stava ritornando più aggressiva di prima. Inizia un secondo percorso: 4 ricoveri di 5 giorni per somministrare il farmaco chemioterapico ad alte dosi.

Gilda non ha mai perso la speranza della guarigione; scrive: “Essere in bilico tra la morte e la vita può spaventare ma arrivare al punto di dire come va va, deve aiutarti ancora di più a voler fare tante e tutte le cose perché quella piccola speranza che è ancora rimasta duri per sempre. Ma se non fosse così non importa, l’importante è fare!”. Gilda “veicola messaggi di speranza, di conforto e di amore per la vita, indirizzati a tutti ma in particolare ai deboli di ogni genere”, afferma Antonio, l’altro fratello. Lei stessa ha scritto: “Stamattina camminando nel corridoio della degenza, vedo una mamma distrutta, stremata, che parla con un medico. Passo e sento purtroppo che queste sono le ore decisive per il figlio. Mi affaccio nella stanza, leggermente, vedo un bambino di 10 anni, sereno e tranquillo, gli dico: ‘Giovanni sei fortissimo e io sono positiva ce la farai perché noi siamo più forti di questo brutto mostro e ci goderemo la vita al doppio di tutti’”. “Gilda era così”, ci dicono i famigliari, “si preoccupava degli altri e aveva a cuore chi soffriva. La frase che aveva fatto sua, consapevole che non sarebbe guarita: “Tranquilla qualunque cosa accada, perché così deve essere”; ripetendo continuamente: “Sto bene!”.

Gilda si svegliava spesso di notte e pregava per chi era nel dolore; il giorno accoglieva il bello in tutto, sentendolo come un dono di Dio. Durante la malattia è stata attenta a tutto, ha sofferto sorridendo, senza far preoccupare nessuno. Con dignità entrava nel reparto dell’ospedale, faceva le terapie, cadeva e si risollevava; quando usciva, tra le varie sofferenze delle aplasie, si collegava con i suoi compagni di scuola e con i professori per non perdere il contatto con loro. Sempre attenta al trucco e all’aspetto fisico: per non far preoccupare chi stava dell’altra parte del monitor. Studia nelle stanze del reparto dell’ospedale, unisce il desiderio di conoscere alla percezione della bellezza che aveva in tutto, dal trucco all’amore per la magnificenza della natura: amava tanto il mare come la montagna, le piaceva tanto sciare quanto nuotare. Per lei tutto era bello, sempre e comunque.

Quando i dottori le comunicano l’irreversibilità della malattia, Gilda risponde loro: “Sono pronta”; le stesse parole che ripeterà la sera a tutti i suoi famigliari. Ha 17 anni ma il coraggio l’ha sempre caratterizzata, d’altro canto il suo nome significa valente.

Il 17 gennaio dopo aver ricevuto la sua ultima Comunione, Gilda dice alla mamma: “Adesso sono felice!”.

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