INIZIATIVE

CARMEN LAVAL

San Domenico Savio l'angelo delle mamme

Nella Basilica di Maria Ausiliatrice la sua cappella è traboccante di fiocchi che annunciano l’arrivo di un neonato. Le storie che riferiscono i miracoli piccoli e grandi che avvengono per sua intercessione sono incessanti. In tutto il mondo.

Due esempi recenti.
«Desideriamo ringraziare san Domenico Savio per esserci stato accanto in maniera del tutto speciale nella nostra vita di coppia. Il 20 settembre 2017 abbiamo visitato il Colle don Bosco, e in quella circostanza Barbara ha sentito il desiderio di richiedere un abitino da indossare e, dopo 16 anni di matrimonio, il 24 maggio 2018, festa di Maria Santissima Ausiliatrice, un piccolo cuore iniziava a battere nel grembo di mia moglie.
Eppure, non tutto era ancora compiuto: una grande prova di fede ci veniva richiesta. L’11 luglio abbiamo saputo che la vita del nostro piccolo si era interrotta. Il 2 gennaio 2019 siamo ritornati a Colle don Bosco per ringraziare san Domenico Savio per il nostro bambino in Cielo. Nell’occasione abbiamo visitato le frazioni di Morialdo e di Mondonio, rientrando poi a casa con la promessa rivolta a san Domenico di tornare per visitare la sua casa natale, con il nostro bimbo in braccio: quel bimbo che lui, ne eravamo certi, ci avrebbe ottenuto in dono dal Cielo.
E nostro figlio ora è qua, accanto a noi: l’11 febbraio 2019, Memoria della Beata Vergine di Lourdes, abbiamo saputo che Barbara era in attesa e il 10 ottobre è venuto alla luce, dopo 17 anni di matrimonio, Domenico Maria» (Tazzari Federico, Barbara e Domenico Maria, Massa Lombarda).

«Mi è apparso un bambino…»
Una signora garbata e gentile, Mariella Ravese, che frequenta assiduamente la parrocchia dei Salesiani di Gioia Tauro, racconta la sua esperienza.
“L’anno scorso una notte ho accusato un forte dolore al seno, al mattino pensai subito di recarmi dal dottore. Mi sono spaventata e così ho subito fatto una mammografia, che ha evidenziato un nodulo al seno. Effettuata l’ecografia, il responso venne sottoposto ad un oncologo amico in Germania. La risposta che giunse fu drammatica: dovevo partire subito e sottopormi all’operazione. I medici tedeschi mi sottoposero ad una risonanza magnetica che purtroppo evidenziò un quadro clinico molto più complesso. Dovevo subito essere operata! Non potete immaginare la mia disperazione.
Il giorno prima dell’operazione, la sera del 4 novembre, ero sola nel letto dell’ospedale, piangevo mentre recitavo il Rosario alla Madonna. Mentre pregavo mi sono addormentata. Nel sonno ho avuto una visione o un sogno, non so dire.
Ho visto un prato verde, di un verde meraviglioso e intorno a questo prato c’erano tante case, non tanto alte. Al centro di queste case, c’era una chiesetta di colore beige. Udivo delle voci di bambini, voci gioiose, schiamazzi, stavano giocando.
Piano piano mi incamminai verso la chiesa e mi è apparso un bambino, poteva avere 12 o 13 anni, vestito come san Domenico Savio, proprio come la statua che c’è nella nostra chiesa. Questo bambino mi guardava, io gli chiesi se avesse fame, ma lui continuava a guardarmi, i suoi occhi emanavano una luce celestiale ed io lo guardavo incantata.
Ad un certo punto mi porse la mano e stringendo la mia mi disse: «Siamo qui con don Bosco, siamo Salesiani». Mentre lui parlava, io avvertivo una presenza dietro di me, ma non mi sono girata, perché ero rapita dai suoi occhi. Allora gli dissi: «Anche nella mia parrocchia ci sono i Salesiani. Come ti chiami?». Lui subito mi rispose: «Domenico». Capii che era san Domenico Savio e mi sono svegliata.
Al risveglio provavo una grandissima pace interiore, la paura era come svanita. Al mattino affrontai l’operazione senza un minimo di paura.
è andato tutto bene, non ho avuto bisogno né di chemioterapia, né di radioterapia né di farmaci. E ora sto benissimo. Un vero miracolo».

LA VERA STORIA DELL’ABITINO

Un minuscolo lembo di stoffa per sentirsi uniti all’amore di un figlio per la madre e per tutte le mamme del mondo e partecipare alla sua immensa fede in Dio e in Maria Ausiliatrice.

Domenico Savio

È Teresa Savio, la sorella minore di Domenico Savio, morta a Torino nel 1933, che racconta la storia di questo singolare angolino di stoffa.
«Fin da bambina sentivo da mio padre, dai miei parenti e vicini narrarmi una cosa, che non ho più dimenticato. La mia mamma versava in uno stato gravissimo, doveva dare alla luce un bambino e soffriva tantissimo. Le donne che l’assistevano non sapevano più che cosa fare. Mio padre allora decise di partire per Buttigliera d’Asti a prendere il dottore. Quando giunse alla svolta per Buttigliera, s’imbatté in mio fratello Domenico, ancor piccino, che veniva a Mondonio. Mio padre stupito gli domandò: «Dove vai?»
«Vado a trovare la mamma che è ammalata».
Nessuno glielo aveva comunicato. So che a don Bosco aveva detto semplicemente: «Devo andare a casa mia, perché mia madre è molto malata, e la Madonna la vuole far guarire».
Don Bosco lo conosceva bene e gli diede i soldi per il viaggio, ma lui venne a piedi.
Il babbo che a quell’ora non lo avrebbe voluto a Mondonio gli rispose: «Prima passa dal nonno a Ranello (una piccola borgata che è tra Castelnuovo e Mondonio).
Ma Minot, mio fratello, spinto certamente da una forza interiore, giunse alla casa paterna. La mamma appena lo vede, lo saluta; ma poi si affretta a dirgli: «Va’, mio piccino, va’ qui dai miei vicini adesso; ti chiamerò più tardi».
Ma Domenico saltò rapido sul letto, abbracciò fortemente la mamma, la baciò e poi esclamò: «Adesso vado via, ma prima volevo abbracciarti».
Appena Domenico lasciò Mondonio, cessarono i dolori di mia madre. Il dottore, sopraggiunto con il babbo, non trovò nulla da fare.
Intanto, mentre i vicini si davano mille premure attorno a lei, le trovarono al collo un nastro verde, cui era attaccato un pezzo di seta piegato e cucito come un abitino. Allora tutti compresero che mio fratello, nell’abbracciarla, le aveva messo al collo quel nastro. Mia madre, finché visse, tenne sempre in dosso quella cara reliquia, che era stata la sua salvezza.
Nacque un bel bambino e Domenico gli fece da padrino.
Alcuni giorni dopo rivide don Bosco, lo ringraziò e aggiunse: «Mia madre è bell’e guarita: l’ha fatta guarire la Madonna, che le ho messo al collo».
Qualche anno dopo, prima di morire, tornando ad abbracciare la mamma, Minot le disse: «Quella Madonna, che ti ho messo al collo quando eri malata, ti prego di prestarla a tutte le donne che saranno malate, come lo eri tu».
Di quel caro nastro mi sono giovata anch’io – prosegue Teresa nel suo racconto. – Ero gravemente malata. La sorella, che era venuta appositamente da Torino per aiutarmi, mio marito, le compagne, i vicini, tutti erano in grande ansietà per la mia vita. Mia sorella scrisse subito al fratello Giovanni, perché cercasse quella preziosa reliquia: egli si mise in giro: andò di paese in paese, finché riuscì a rintracciare quel sacro ricordo. Quando questo mi fu messo al collo, io ero del tutto stremata di forze, e nessuno aveva più speranza nella mia guarigione; ma bastò la presenza di quel nastro od abitino, perché io ricuperassi sull’istante la salute e la vita. Quest’oggetto miracoloso ha avuto tante richieste, è entrato in tante case, è stato posto sul petto di tante madri, che erano in pericolo di vita: e non mi è stato più restituito. Questo per me è un gran dispiacere».
Si può richiedere a abitinodomenicosavio@ausiliatrice.net

DUE GIORNI CON DOMENICO SAVIO 27-28 FEBBRAIO 2021
Destinatari: Famiglie “legate” all’abitino. Figli / genitori che hanno vissuto “un’esperienza” con Domenico Savio. Tutti quelli che vogliono partecipare all’esperienza.
Obiettivi: Far conoscere la figura di Domenico Savio. Offrire una esperienza di famiglia nei luoghi di Domenico Savio. Rilanciare l’abitino di Domenico Savio.

Programma
27 febbraio
• Possibilità di partire da Valdocco
• Mondonio: La giornata inizia dalla casa di Domenico Savio.
• Passeggiata fino a Castelnuovo Don Bosco (3,3 km)
– Eucaristia nella chiesa di Sant’Andrea dove Domenico ricevette la Prima Comunione.
• Colle Don Bosco – pranzo (al sacco)
– Pomeriggio con giochi e attività dove Domenico Savio incontrò don Bosco.
– Ritorno a Valdocco o a casa. Cena libera o self service.
• Veglia – Testimonianze

28 febbraio
• Colazione.
• Preghiera iniziale.
• Adulti: Conferenza.
• Bambini: giochi all’Oratorio.
• Eucaristia.
• Pranzo (al sacco o self service).
• Rientro a casa.

Informazioni
Tutto il pacchetto con alloggio (prenotazione obbligatoria 15 giorni).
Tutto il pacchetto senza alloggio (con colazione).
Solo sabato. Solo domenica. basilicamariaausiliatrice.it/contatti/
Indicare se si sceglie la proposta con alloggio presso Valdocco (prenotazione obbligatoria entro il 14 febbraio) o la partecipazione senza alloggio. Specificare se sceglie di partecipare solo al sabato o solo alla domenica.

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