RITRATTI

TITUS MWAMBA KALEMBA

Salesiano in Congo

Siamo una popolazione molto giovane in cui l’età media dei Salesiani delle due Ispettorie (AFC e ACC) è di più o meno 34 anni. Tanti Salesiani giovani in mezzo ad Opere piene di ragazzi e ragazze che hanno voglia di imparare e di costruirsi un futuro migliore. In un Paese pieno di sfide.

Da sette mesi sono rientrato nella Repubblica Democratica del Congo dopo i miei anni di studi e di preparazione in Italia in vista di una missione salesiana più ampia in mezzo ai nostri ragazzi poveri del Congo, e vorrei esprimere innanzitutto la mia gratitudine per tutto quello che l’Italia mi ha dato, facendo crescere in me: la fede, l’amore per la Chiesa e per il Carisma Salesiano; la professionalità nell’ambito delle scienze dell’educazione; insomma l’amore per Dio e per l’uomo. Come diceva il nostro padre san Giovanni Bosco: «Fate quello che potete; Dio farà quello che non possiamo fare noi. Confidate ogni cosa in Gesù Sacramentato e in Maria Ausiliatrice; e vedrete che cosa sono i miracoli». Mi rendo conto davvero che grande è l’impegno di tutti i Salesiani nel mondo, ed in modo particolare nella Repubblica Democratica del Congo. Siamo una popolazione molto giovane in cui l’età media dei Salesiani delle due Ispettorie (AFC e ACC) è di più o meno 34 anni. Tanti Salesiani giovani in mezzo ad Opere piene di ragazzi e ragazze che hanno voglia di imparare e di costruirsi un futuro migliore in una società congolese con tante sfide. “Fate quello che potete” ci insegna a fare ognuno prima di tutto il suo lavoro, a rispondere in prima persona alla sua obbedienza, e a collaborare con tutti alla bella e impegnativa missione salesiana a noi affidata dalla Congregazione nella Chiesa locale Congolese.
“Fate quello che potete” ci insegna nel contesto congolese di più di 80 milioni di abitanti a lavorare ogni giorno facendo dei grandi sacrifici, rimanendo ottimisti nella speranza che diversi cambiamenti verranno. Ci vuole tanta pazienza di fronte alla disoccupazione che c’è nella società Congolese, la lunga burocrazia prima che migliaia di insegnanti che lavorano quotidianamente siano tutti pagati un giorno al posto di coloro che da anni sono pagati senza mai lavorare! Davvero, Dio fa quello che non possiamo fare noi nella RDC, facendo sì che la gente sia così paziente e pacifica!
Nella mia nuova obbedienza: sono membro dell’Opera Salesiana di Kingabwa, e Vice-Coordinatore delle Scuole Cattoliche dell’Arcidiocesi di Kinshasa Capitale del Congo di 14 milioni di abitanti. Come Capo ufficio nell’accompagnamento pedagogico, sto gestendo 530 scuole tra quelle Materne, Elementari e Secondarie per orientare coloro che concludono la maturità verso l’Università Cattolica. Una missione davvero intensa e vado tutti i giorni con i mezzi pubblici a lavorare nell’ufficio della Coordinazione che sta lontano dalla nostra comunità Salesiana. Bisogna visitare e animare diverse scuole della nostra capitale sulle strade non buone. Tante scuole sono piene di allievi e senza infrastrutture. Poche scuole Salesiane e quelle dell’Arcidiocesi sono abbastanza attrezzate. Come Coordinazione, siamo impegnati in un lavoro continuo di animazione, di guida e di formazione.

La paga degli insegnanti
Da quasi 26 anni, i poveri insegnanti dovevano dipendere dai genitori che pagavano le scuole e le tasse scolastiche. Per ogni figlio, bisognava pagare dai 100 ai 500 dollari per studiare nelle scuole più attrezzate. Lo Stato quindi se n’era lavato le mani per così tanti anni e non cedeva nonostante tutta la pressione sociale a riprendere in mano le sue responsabilità! L’Articolo 43 della Costituzione congolese afferma che “ogni persona ha diritto all’educazione scolastica, e che l’insegnamento di base è obbligatorio e gratuito nelle scuole pubbliche”. È solo dal 2019 con il nuovo Governo che questo Articolo 43 è stato messo in applicazione, ma senza una matura preparazione. Abbiamo quindi cominciato l’anno scolastico 2019-2020 dal mese di settembre fino ad oggi con il problema della “Gratuità dell’insegnamento di base” avendo 3 categorie di Insegnanti: 1°) Gli immatricolati pagati; 2°) I non pagati (NP) nonostante l’immatricolazione; 3°) Le nuove unità (NU) senza l’immatricolazione e non pagati. Noi della Coordinazione delle scuole cattoliche abbiamo lavorato molto per concedere allo Stato gli elenchi più affidabili degli insegnanti, e così assicurare la paga di tutti gli insegnanti. Come Salesiano e Vice-Coordinatore delle scuole cattoliche, ho partecipato ad un livello così importante per decidere insieme al Governo sul buon andamento della scuola, e permettere ai ragazzi anche più poveri di usufruire del diritto all’educazione calpestato per loro durante decenni. Poteva studiare solo chi aveva genitori capaci di mandarlo a scuola. Una sfida grande per tutta la RDC e per i Salesiani in modo particolare.
Tutti i Salesiani che lavorano nelle scuole congolesi, siano esse Cattoliche semplicemente o Cattoliche e Salesiane considerate tutte come scuole pubbliche, devono oggi dipendere non più dal contributo dei Genitori, ma dalla paga dello Stato che ha deciso di pagare ormai tutti gli insegnanti allo stesso modo, cioè dai 220 ai 250 dollari al mese senza distinzione dei titoli di studio e dei gradi. Per cui, la situazione rimane molto difficile perché tanti insegnanti sono passati da una paga così alta di 300, 500 fino a 900 dollari (con il contributo dei genitori per ben 26 anni) ai 250 dollari ricevuti dallo Stato adesso, e che non sono ancora assicurati per tutti. Come fare per vivere nelle comunità e sostenere anche le nostre solite attività del dopo scuola? Ci trovavamo quindi già in quella crisi quando è arrivato anche il Covid-19.

Di fronte alla pandemia
Scrive il Rettor Maggiore nella sua recente lettera dicendo: “Mi sembra corretto dire che stiamo attraversando un momento di vera tribolazione (con tutto il significato che la parola ha nel nuovo Testamento). Come cittadini responsabili seguiamo scrupolosamente le regole che sono state date per facilitare il superamento di questa pandemia. Accettiamo anche noi i sacrifici che questo comporta come per tutte le persone. In molti paesi stiamo portando avanti iniziative di carità, solidarietà e fraternità con numerose iniziative. Ci raggiungono le eco di dolore da parte di migliaia di persone (anche nelle case salesiane e nelle Ispettorie a cui ho fatto riferimento). C’è un senso di costernazione, di stordimento. Preghiamo per i malati e per coloro che operano nel mondo sanitario. Preghiamo per i morti e le loro famiglie. Presentiamo al Signore gli sforzi di tanti scienziati e ricercatori che stanno lavorando intensamente alla ricerca di un vaccino. È come se il mondo si fosse fermato: la vita pubblica, i viaggi, l’economia, gran parte del lavoro nelle aziende, gli spettacoli, lo sport… lo si vive come ‘un male necessario’ in attesa di un bene maggiore”. Noi Salesiani in Congo ci sentiamo in grande sintonia con il nostro Rettor Maggiore e l’intera nostra Congregazione Salesiana.
Come Salesiani in Congo, seguiamo scrupolosamente le misure preventive e, quindi, siamo chiusi nelle nostre case dal 19 marzo 2020 in poi, in attesa di uscirne presto! Le scuole, le chiese, gli oratori sono chiusi e lavoriamo all’interno. Abbiamo delle celebrazioni domenicali per 20 persone al massimo in ogni opera. Siamo solidali con i i più poveri tenendo come al solito nei nostri internati i ragazzi più poveri e gli anziani nelle case di riposo. Preghiamo di più in questo periodo del confinamento per il mondo intero perché il Signore ci venga in aiuto, sostenga il personale sanitario, assista scienziati e ricercatori per trovare un vaccino che possa aiutare tutti. Recitiamo il Rosario ogni sera insieme, come ci ha chiesto papa Francesco, per sostenere la nostra umanità sofferente.

DON BOSCO NEL MONDO

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