CARI RICORDI
Franco Manca
Ritorno a Santu Lussurgiu dove tutti ridiventano ragazzi
Della loro scuola sono rimasti solo i muri, ma ricordano la sua anima, fatta di amicizia, educazione e allegria. Per cinquant’anni l’opera salesiana ha operato stringendo forti legami non solo con gli allievi ma con la comunità. Che non la dimentica.
Nella tarda primavera-inizio estate, gli ex allievi dell’Istituto Salesiano di Santu Lussurgiu, provenienti da tutta la Sardegna, s’incontrano dove fu la scuola, dove tutti hanno vissuto un’indimenticabile esperienza di vita e indirizzato il proprio futuro, ci s’incontra per riassaporare e rinnovare le conoscenze e le vecchie amicizie con i valori e i principi dell’insegnamento di don Bosco. Dopo la Messa, al pranzo fioriscono i ricordi, i racconti e le storie che accomunano tutti.
Una storia gloriosa
Il ginnasio di Santu Lussurgiu Carta Meloni ha una lunga storia. Fu fondato nel 1848 per volontà di due benefattori lussurgesi dai quali prese il nome.
La gestione salesiana prese il via nel 1922.
Dopo un avvio difficile l’istituto registrò, di anno in anno, progressi significativi.
L’istituto raggiunse nel 1943 il massimo degli interni a convitto, con oltre 300 alunni, in seguito allo sfollamento degli allievi interni dell’Istituto di Cagliari verso Santu Lussurgiu a causa dei gravi bombardamenti subiti dalla città.
Negli anni ’50 il Provveditore agli studi di Cagliari, in occasione delle solenni premiazioni scolastiche, affermò che il Collegio di Santu Lussurgiu era al primo posto per i risultati degli allievi e la serietà negli studi in tutta la provincia.
La storia di questa importante istituzione scolastica si conclude nel 1972, dopo cinquanta anni d’intensa e importante attività educativa rivolta agli allievi del territorio e di tutta l’Isola.
Don Bruno Sechi e Antonio Gramsci
Tra di loro don Bruno Sechi in Brasile, morto alcuni mesi fa di covid a ottant’anni e che merita un particolare ricordo. Partì in missione, giovanissimo, dedicando tutta la sua vita alle popolazioni amazzoniche, tra le sue numerose azioni a favore dei più deboli fondò il Movimento Repubblica di Emmaus che si batteva per i diritti civili. Alla sua morte il governo dello Stato del Parà ha decretato tre giorni di lutto cittadino. Nella capitale Belém, dove ha vissuto, gli hanno intitolato una strada e per giorni il suo ritratto è stato proiettato sulla facciata di un palazzo di quindici piani.
Un altro allievo illustre fu Antonio Gramsci, che frequentò per tre anni, dal 1905 al 1907.
Giovanni Arca, un vecchio del vicinato, fratello di un compagno di classe di Gramsci, lo descrisse come forte e severo: «Se ne stava chiuso in casa a studiare, al massimo si affacciava alla finestra, ma sempre col libro in mano. Era molto intelligente, ci aiutava a fare i compiti, di contro noi lo difendevamo perché era piccolo e gracile».
Sono molti i salesiani che meritano di essere ricordati, ma uno in particolare è rimasto nel cuore dei lussurgesi e non solo, don Giuseppe Gotthard, conosciuto come “il prete tedesco” ma che in realtà era di origine Ceca. Arrivò a Santu Lussurgiu nel 1952 e da subito gli fu assegnata la gestione dell’oratorio, dove si conquistò la fiducia e la stima dei ragazzi lussurgesi e dell’intera comunità. Un grande animatore che organizzava i tornei di calcio, inventava e costruiva giochi. Aveva allestito nei locali dell’oratorio un piccolo bar con il quale finanziava le iniziative. Don Gotthardt era, però, soprattutto il cinema, il grande fotografo e grafico che si divertiva a fare anche le cartoline.
Tra i suoi grandi meriti c’è anche quello di aver documentato fotograficamente la vita del collegio e della comunità per due decenni. Dopo la sua morte è stata allestita un’importante mostra fotografica con un catalogo, grazie ad una buona parte dell’archivio che lasciò in eredità alla comunità lussurgese. Nel 1973 gli fu conferita la cittadinanza onoraria. Nel 1975 concluse la sua esperienza in Sardegna e venne chiamato a Roma alla Casa Generalizia per occuparsi del settore della comunicazione sociale e in particolare nel campo fotografico.
Malinconico oggi
Oggi l’edificio versa in condizioni di abbandono e avrebbe bisogno d’ingenti investimenti per la ristrutturazione.
Con la partenza dei Salesiani e la chiusura di questo lungo ciclo il legame dei lussurgesi con l’opera salesiana non si è comunque mai concluso. Prova ne sia che l’oratorio ha continuato le sue attività e nel tempio di don Bosco non sono mai state interrotte le funzioni religiose. La chiesa è stata ristrutturata e nel 2013, gremita di fedeli, ha accolto la reliquia di don Bosco.
La solenne cerimonia è stata celebrata dal vescovo salesiano Mauro Maria Morfino che ha definito il primo tempio dedicato a don Bosco in Sardegna, un vero gioiello. Ancora oggi vi si celebrano, nei fine settimana, le funzioni religiose e a giugno da anni viene riproposta, ad opera di giovani entusiasti e volenterosi, la festa di don Bosco.
Anche per questo la presenza annuale degli exallievi rappresenta un piccolo segno della speranza che un giorno l’istituto possa riprendere vita, seppure in altre forme, riappropriarsi della sua funzione sociale ed educativa.