BS Febbraio
2023

IL TEMPO DELLO SPIRITO

CARMEN LAVAL

Riscoprire la benevolenza: no ai discorsi d’odio

In tutto il mondo sta emergendo una preoccupante ondata di xenofobia, razzismo e intolleranza, tra cui l’aumento dell’antisemitismo, dell’odio antimusulmano e della persecuzione dei cristiani. I social media e le altre forme di comunicazione vengono sfruttati come piattaforme per la discriminazione. I Salesiani prendono posizione con
un documento.

Il serpente e la lucciola

Un serpente inseguiva una lucciola per divorarla. Il piccolo insetto faceva l’impossibile per fuggire dal serpente, che lo inseguì per giorni. A un certo punto la lucciola, stanca ed esausta, si fermò e chiese al serpente: «Posso farti una domanda, anzi tre?» «Non sono abituato a rispondere a nessuno, ma dato che ti devo mangiare, chiedi pure». «Faccio parte della tua dieta?» «No». «Ti ho fatto qualcosa di male?» «No». «Allora perché vuoi mangiarmi?» «Perché non sopporto vederti brillare».

Il rancore e la rabbia sono in mezzo a noi, sui nostri telefonini, nei nostri occhi. E lentamente avvelenano i nostri rapporti umani.

Una ragazzina dodicenne ha brillantemente sintetizzato in una lettera il clima umano che si respira:

«La nostra vita di tutti i giorni è caratterizzata da atti violenti e irrispettosi. A scuola vedo bulli che insultano, disturbano e stuzzicano ragazzi più piccoli e deboli di loro troppo spaventati per difendersi. Camminando per le strade del mio paese, sento barzellette offensive su ebrei, africani, cinesi e sulle donne. Ai telegiornali raccontano di incendi appiccati nei campi del popolo rom, di venditori ambulanti picchiati e di ragazze straniere violentate. Perfino i politici non hanno rispetto per gli altri popoli. Un ministro francese ha proposto di sterilizzare le donne rom, in modo che non possano più avere figli.

La nostra intolleranza nei confronti di chi è diverso ha raggiunto livelli estremi: anche gli animali vengono trattati con maggior rispetto! Perché, nelle aziende, le donne vengono pagate meno degli uomini? E perché gli africani sono tutti considerati dei ladri e dei saccheggiatori? Il razzismo è in ognuno di noi, confinato in un angolino della nostra mente: siamo talmente condizionati da programmi televisivi e da racconti sentiti a scuola o negli ambienti di lavoro che sobbalziamo se vediamo un mendicante che ci chiede qualche soldo o pensiamo male se un venditore straniero ci passa accanto.

Abbiamo costantemente paura del diverso perché non lo conosciamo. È come un vuoto buio e ignoto, di cui non sappiamo nulla. Tutto ciò che non procede secondo la normalità viene considerato come un pericolo da eliminare. Invece dovremmo considerarci fratelli di tutti e “cittadini del mondo”. Anche se abbiamo la pelle, la religione e i costumi diversi, avremo sempre qualcosa che ci accomunerà tutti: la stessa forza generatrice che ci ha creati e l’amore per la libertà. Se noi ragionassimo avendo questa ottica, forse le guerre e i conflitti che imperversano nel pianeta cesserebbero e renderemmo il nostro mondo un posto più felice per tutti».

No ai discorsi d’odio

Questo incremento della violenza è anche una conseguenza della perdita della nostra capacità di esprimerci, della nostra capacità di dialogare fra di noi. Meno sappiamo esprimerci, più diventiamo aggressivi. Ciò è particolarmente vero nel quadro di un mercato globale basato su una concorrenza in corso. Insieme alla esasperata concorrenza si fa strada l’invidia.

L’invidia è una costellazione di emozioni comprendente rabbia, rancore, astio, ostilità, che nasce nell’individuo nel vedere qualcuno che è felice, sta bene, è soddisfatto, è riuscito in una certa cosa, un sentimento che a volte ha un’intensità tale da far desiderare che il benessere altrui si trasformi in male: nel guardare l’altra persona stabiliamo, senza neanche volerlo, un confronto e questo confronto ci rimprovera per ciò che non abbiamo e ciò che non siamo.

Un suggerimento salesiano

Un documento salesiano intitolato “No ai discorsi d’odio” suggerisce alcune strategie:

  • Applicare il Sistema Preventivo anche al mondo digitale: fornire a tutti gli animatori una formazione su come prevenire atteggiamenti diseducativi su Internet.
  • Far partecipare i giovani alla creazione di narrazioni diverse e positive. I giovani non sono solo le vittime o gli autori dei discorsi d’odio. Possono essere e spesso sono agenti di cambiamento tra coetanei e anche con gli adulti. La loro considerazione, la loro prospettiva, i loro sogni, le loro aspirazioni e le loro convinzioni, compresa la loro fede, possono guidarli verso approcci innovativi per la creazione di narrazioni nuove e positive.
  • Coinvolgere i genitori e le famiglie in questo sforzo: le famiglie e i genitori non sono solo i destinatari dell’istruzione. Possono essere e talvolta sono partner di un’educazione di qualità.
  • Sviluppare formazioni sul pensiero critico: tali formazioni possono anche includere lo smascheramento delle fake news e la verifica delle fonti di informazione.
  • Vivere la “fraternità» e la «coesistenza attiva», che è più del concetto passivo di semplice tolleranza, e portarle anche nel mondo digitale.

Con questi suggerimenti, tutti gli amici di don Bosco sono invitati a unire le forze in questa sfida comune, costruendo insieme una cultura dei diritti umani.     

IL MANIFESTO DELLA GENTILEZZA

  1. Noi crediamo che in un mondo che tende alla disumanizzazione, abbiamo più che mai bisogno di gentilezza. Verso noi stessi, gli altri, il pianeta.
  2. Noi crediamo che essere gentili voglia dire essere rispettosi nei confronti di tutto quello che ci circonda: persone, animali, ambiente.
  3. Noi siamo convinti che l’era dell’aggressività e del “ciascuno per sé” sia tramontata.
  4. Noi crediamo che sia arrivato il momento di affrontare la vita con più dolcezza, più comprensione, più attenzione.
  5. Noi crediamo che essere gentili significhi essere parte attiva di un processo di miglioramento dell’esistenza di tutti.
  6. Noi crediamo che la gentilezza sia una forza interiore e una forma alta di intelligenza.
  7. Noi crediamo che la gentilezza sia una capacità e che come tale si possa apprendere.
  8. Noi crediamo che la gentilezza sia contagiosa e, di conseguenza, trasmissibile.
  9. Noi siamo convinti che la gentilezza debba concretizzarsi in piccole azioni.
  10. Noi crediamo che tanti piccoli atti di gentilezza cambieranno il mondo.
don bo
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