LA LINEA D'OMBRA
ALESSANDRA MASTRODONATO
Quanto “pesano” i ricordi?
Tutti i miei ricordi / saranno la mia schiena contro il vento; / tutti i miei ricordi / saranno un’ancora agganciata al cielo (Marco Mengoni)
«I ricordi sono il tessuto dell’identità». Così scriveva ormai diversi anni fa Nelson Mandela, riconoscendo esplicitamente il valore essenziale della memoria nella costruzione del sentimento di appartenenza a una comunità.
Le sue parole, lungi dall’essere applicabili esclusivamente ai popoli, trovano un riscontro tangibile anche nel vissuto individuale, nella misura in cui ogni uomo e ogni donna fanno esperienza dell’importanza di tenere bene annodati i fili del presente con la trama del passato, quale antidoto efficace contro il rischio sempre in agguato della “dimenticanza di sé” e dello sradicamento.
I ricordi rappresentano, infatti, un solido ancoraggio nella nostra storia personale e familiare, un legame indissolubile con affetti e tradizioni che, seppure un po’ sbiaditi dall’usura del tempo, ci restituiscono intatte le nostre radici, una mappa delle strade che abbiamo percorso e delle relazioni che abbiamo costruito per arrivare ad essere ciò che siamo. Un serbatoio di riferimenti significativi sulle cui fondamenta poter costruire l’appartenenza a noi stessi.
In questa prospettiva, la dimensione del ricordo non si riduce a un nostalgico ripiegamento sul passato, ma diventa un bagaglio prezioso da custodire e da portare con noi nel cammino della vita, quasi una riserva energetica da cui trarre risorse utili per andare avanti nei momenti di disorientamento e in tutte quelle occasioni in cui ci sentiamo schiacciati da un presente faticoso e poco gratificante.
Non si tratta, tuttavia, di un’operazione semplice o scontata: soprattutto per i giovani adulti, che non di rado vivono sulla propria pelle la tentazione di trasformare la memoria in rammarico per la spensieratezza perduta o, al contrario, di rimuovere dal proprio orizzonte di senso un passato doloroso con cui non riescono a riconciliarsi.
Nel percorso verso l’adultità, la dimensione temporale del passato può, infatti, costituire, più che una bussola che orienta il cammino, un fardello pesante che, con le sue delusioni e i suoi traumi, condiziona le nostre scelte e ci appesantisce il passo, finendo fatalmente con il fiaccare anche la nostra capacità di proiettarci verso il futuro. E anche quando rappresenta il luogo sereno di un’esistenza vissuta come dono e non come fatica comporta talvolta la difficoltà di guardare in avanti, prigionieri di un rimpianto che ci impedisce di cogliere quel che di positivo e appagante ogni età della vita ci può regalare.
Di fronte a questi cortocircuiti nel rapporto con il passato, la soluzione non può essere, tuttavia, una intenzionale amnesia e la rinuncia a coltivare il valore fondativo della memoria. Senza i nostri ricordi perdiamo una parte essenziale di noi stessi, un tassello decisivo della nostra storia, i pilastri affettivi ed esperienziali sui quali abbiamo costruito la nostra identità.
Dobbiamo allora allenarci a guardare all’indietro con amore e indulgenza, a discernere che cosa è opportuno recuperare e rinnovare e che cosa, invece, possiamo bypassare per evitare che il cammino verso la condizione adulta ne risulti inceppato, ma soprattutto a restituire il giusto “peso” alla nostra memoria, con la speranza che essa possa aiutarci a raccordare efficacemente il presente e il passato e, nel contempo, alimentare anche il senso del futuro.
I miei occhi sono l’unica cosa che intravedi
e sono sufficienti a dirti tanto:
chissà che cosa credi, cosa pensi?
Mentre cammino e non mi vieni incontro,
un punto di domanda sulla mia testa
e sul mio percorso:
cosa credi, cosa pensi?
cosa chiedi? Non rispondi più…
Forse io ho troppi strappi ancora da coprire,
forse io sto per tornare al punto di partenza,
se ho messo in pausa la mia vita
era soltanto per capirla,
e non mi importa di star bene…
Ho visto cose per quello che sono davvero,
scambiato spesso acciaio e argento per oro.
Mi chiedo: cosa credi, cosa chiedi?
cosa pensi? Non ci sei più…
Forse io ho fatto viaggi nelle notti insonni,
forse io ho spalle forti, ancora gli occhi stanchi,
se ho chiesto troppo alla mia vita
era soltanto per capirla
e accontentarmi di star bene…
Tutti i miei ricordi
saranno la mia schiena contro il vento;
tutti i miei ricordi
saranno un’ancora agganciata al cielo.
Tu c’eri quando, tu c’eri quando
correvamo contro il tempo;
ora siamo fuori tempo…
Tutti i miei ricordi
saranno luce sotto un cielo appeso;
tutti i miei ricordi
saranno i tuoi, da te non mi difendo.
Tu c’eri quando, tu c’eri quando
correvamo contro il tempo;
ora siamo fuori tempo…
Prendo un quaderno a quadretti
e coloro caselle come fossero dubbi.
Quante ore passate a togliere
tutti i chiodi dai migliori pensieri andati distrutti:
te li ricordi?
Tutti i miei ricordi
saranno la mia schiena contro il vento;
tutti i miei ricordi
saranno un’ancora agganciata al cielo…
(Marco Mengoni, Tutti i miei ricordi, 2022)