BS Aprile
2022

IL TEMPO DELLO SPIRITO

CARMEN LAVAL

Più grande del “Big Bang”

La risurrezione di Gesù è un fatto storico incontestabile, non una leggenda.

Al tempo della propaganda antireligiosa, in Russia, un commissario del popolo aveva presentato brillantemente le ragioni del successo definitivo della scienza. Si celebrava il primo viaggio spaziale. Era il momento di gloria del primo cosmonauta, Gagarin. Ritornato sulla Terra, aveva affermato che aveva avuto un bel cercare in cielo: Dio proprio non l’aveva visto. Il Commissario tirò la conclusione proclamando la sconfitta definitiva della religione. Il salone era gremito di gente. La riunione era ormai alla fine.

«Ci sono delle domande?».

Dal fondo della sala un vecchietto che aveva seguito il discorso con molta attenzione disse sommessamente: «Christòs ànesti», «Ma Cristo è risorto». Il suo vicino ripeté, un po’ più forte: «Christòs ànesti». Un altro si alzò e lo gridò; poi un altro e un altro ancora. Infine tutti si alzarono gridando: «Christòs ànesti», «Cristo è risorto».Il commissario si ritirò confuso e sconfitto.

Al di là di tutte le dottrine e di tutte le discussioni, c’è un fatto. Per la sua descrizione basterà sempre un francobollo: Christòs ànesti. Tutto il cristianesimo vi è condensato.

È un “fatto”: non si può niente contro di esso. C’è uno squarcio nella storia dell’umanità: in un giorno preciso, in un luogo ben conosciuto.

I filosofi possono disinteressarsi del fatto. Ma non esistono altre parole capaci di dar slancio all’umanità: Gesù è risorto. I primi cristiani, pur volendo far credere alla risurrezione, non la raccontano mai. È scontata, sicura, certa.

Anche i più scettici, anche gli avversari più acerrimi sono costretti ad ammettere che qualcosa di straordinario e unico ha cambiato le carte in tavola ed ha sconvolto i piani umani.

Che cosa accadde di così sconvolgente da trasformare dei poveri individui terrorizzati, che si sentivano braccati, in temerari che sfidano apertamente le autorità nelle piazze, senza più paura di nulla, pronti a tutto? Che cosa vissero di così enorme da capovolgere il loro terrore in ardente e tenace coraggio? Che cosa si verificò per produrre in loro un così clamoroso cambiamento, da renderli tutti pronti a subire, con semplicità e decisione, il martirio?

Conoscevano bene infatti le conseguenze a cui andavano incontro. Avevano visto il bestiale macello di Gesù. E nonostante tutto, il loro terrore sparì di colpo. Infatti furono ripetutamente arrestati, malmenati e avvertiti.

L’unica ipotesi plausibile è che davvero Gesù sia tornato, vivo, risorto fra loro. Questo è l’unico fatto che può spiegare un così repentino e stupefacente mutamento. Se non hanno mai voluto rinnegare ciò che affermavano di aver visto e toccato con mano, se non se lo sono rimangiato neanche di fronte ai tormenti degli aguzzini, significa che dovevano esserne ben certi e che doveva essere tutto vero.

«Non c’è un solo evento storico, fra quelli ritenuti certi dalla manualistica e dagli storici, che sia stato testimoniato con argomenti e garanzie così formidabili.»

 
Che cosa è successo quella mattina, duemila anni fa?

È una mattina in cui tutti corrono. La prima è una donna, Maria di Magdala, colei che dopo l’incontro con Gesù, non ha potuto fare a meno di seguirlo. Mentre tutti gli amici di Gesù si erano vilmente dileguati, terrorizzati e demoralizzati, lei con altre donne aveva assistito alla morte di Gesù, anche se prudentemente da lontano.

Per questo le donne saranno le prime a sapere. Saranno loro a dare il primo sconvolgente annuncio. Maria di Magdala ha continuato a cercare, quindi trova. E si precipita a scuotere gli altri che probabilmente non cercavano più e si preparavano a lasciare la città, alla chetichella, come i due di Emmaus.

Anche Pietro e Giovanni corrono, vedono la tomba vuota e le vesti abbandonate in un modo che attesta che il corpo di Gesù non è stato rubato, ma che Gesù se n’è semplicemente andato, lasciando i suoi abiti nell’ordine e nel posto in cui li indossava.

I due apostoli «credono» e incominciano a capire. Pensavano che la loro avventura fosse finita e invece è appena incominciata.

Il credere è qualcosa che mette in azione il di dentro: è questione di amore. Non è semplice adesione intellettuale. È aderire, accogliere un evento storico sconvolgente.

Gli apostoli ripartono di corsa, ma per annunciare al mondo il messaggio di Gesù. E nessuno li fermerà più.

Senza la risurrezione resta difficile spiegare:

come gli apostoli siano ritornati a credere a Gesù dopo la catastrofe della sua morte;

come gli apostoli si siano impegnati così a fondo per dire che Gesù è risorto. Il fatto stesso che, quando Gesù è morto, l’abbiano abbandonato, dice che non erano fanatici o plagiati da Gesù;

come gli apostoli, da giovani, non abbiano avuto il coraggio di morire per Gesù e poi l’abbiano avuto da vecchi;

come spiegare la conversione di Paolo, dopo quello che egli ha fatto per diffondere il Cristianesimo, senza accettare che fosse convinto di aver veramente visto Gesù risorto?

il «fatto» che molte persone, dopo averli conosciuti, abbiano accettato la loro parola ed abbiano creduto a loro, vuol dire che li hanno giudicati credibili.

Noi siamo gli eredi del loro messaggio e continuiamo testardamente a portare il messaggio della vita in questo mondo.

Aiutaci, Signore, a portare avanti nel mondo e
dentro di noi la tua Risurrezione.

Donaci la forza di frantumare tutte le tombe

in cui la prepotenza, l’ingiustizia, la ricchezza, l’egoismo, il peccato, la solitudine, la malattia,
il tradimento, la miseria, l’indifferenza

hanno murato vivi gli uomini.

E mettici una grande speranza nel cuore.

Tu sei risorto: con te noi ce la possiamo fare!  

don bosco
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