BS Ottobre
2023

COME DON BOSCO

PINO PELLEGRINO

PEDAGOGIA CONTROCORRENTE 9 - Per una scuola “firmata”

7 consigli per donare ai figli il piacere di imparare.

Stiamo per portare un esempio tra i più evidenti dello strapotere che ha il ‘così fan tutti. Oggi per varcare con dignità la porta dell’aula scolastica, bisogna buttar via il vecchio grembiule per vestire la felpa. E quale felpa! Perché, se non ha lo stemmino del college o la griffa di Armani o di Benetton, che felpa è?

E poi, via la cartella! Oggi, per essere alla moda, bisogna far vedere a tutti lo zainetto tipo Jovanotti, Krizia o Moschino. L’essenziale è che costi oltre i cento euro! Non basta.

Per essere alla moda, il bambino deve avere il diario personalizzato, le gomme profumate, i quaderni firmati, i temperamatite super accessoriati… Non stiamo diventando (scusate!) ridicoli? Mai come in questo caso risulta intelligente il grido dello psichiatra Fulvio Scaparro: “Genitori, liberatevi dai copioni!”.

I genitori controcorrente applaudono. Ed hanno tutte le ragioni!

Niente è più probabile, infatti, che si infiltri nella mente del bambino l’equivoco: è sufficiente ‘apparire’ per ‘essere’. È il look che mi fa scolaro perfetto! E poi sovente ne va di mezzo il rispetto del compagno di banco che si sente ferito per non poter permettersi tante cose. Insomma, non è davvero educativo trasformare il primo giorno di scuola in una parata!

Oltre all’equivoco che può nascere nella mente del piccolo; oltre alla possibilità di ferire i compagni, oltre al salasso del portafoglio dei genitori, tanta preoccupazione per l’attrezzatura fa dimenticare ai ragazzi che la cosa più importante della scuola non è il look, non sono neppure i maestri. La cosa più importante della scuola è un segreto, un segreto potente.

Questo segreto dice: io voglio, io devo studiare!

Sette passi importanti

I genitori controcorrente hanno un compito essenziale: donare ai figli il “piacere” di imparare. I ragazzi d’oggi spesso sperimentano la scuola come un lavoro di routine nel migliore dei casi, e un calvario nel peggiore. Molti, di fronte alla pressione dei genitori e della scuola, hanno paura di “non riuscire” e non conoscono né il desiderio né il piacere di imparare.

  1. Cambiamo il nostro modo di vedere la scuola. “Vedo regolarmente genitori che inconsciamente esigono una riparazione dai loro figli, che devono riuscire dove loro hanno fallito”, dice un pedagogista. Facciamo un passo di lato e diamo loro uno sguardo benevolo, concedendo loro il diritto di sbagliare, di esitare. Associare il lavoro al piacere, all’incoraggiamento e all’apprezzamento favorisce la realizzazione e l’acquisizione di conoscenze.
  2. Cominciamo con quello che gli piace. La gioia di capire, il piacere di scoprire si estende al di fuori della scuola: giochi, passeggiate, gite, sport, lettura, film, riunioni di famiglia, tutto è buono. “Si tratta di mettere il bambino nella posizione di un esploratore”.
  3. Non confondiamo l’apprendimento con la memorizzazione. Perché imparare è anche scoprire, provare, osare, immaginare, connettersi con gli altri, usare il corpo, giocare con le parole, creare. Non solo memorizzare, ma catturare il mondo con il cuore, con la testa, con il corpo.
  4. Costruiamo sui loro punti di forza, non sulle loro debolezze. Questa è forse la parte più difficile. Il primo punto è che non esiste l’incapacità di imparare, che non è inevitabile. Basta guardare la tenacia con cui un bambino impara a camminare. Cade, si rialza, cade di nuovo e continua. Nessun genitore avrebbe l’idea di dirgli di smettere! Anche se ci vuole molto tempo, li incoraggiamo e ci congratuliamo con loro. Un bambino che non riesce in un esercizio ci riuscirà più tardi, forse in altri modi. Sostenerli in questa prospettiva è essenziale e implica il rispetto della loro individualità.
  5. Diamo loro un po’ di tempo. Smettete di inseguire le prestazioni: ogni bambino va al suo ritmo. Un bambino non può andare più veloce di quanto il suo cervello gli permetta. Lo stesso vale per i compiti: essere creativi, pensare, capire, tutto questo richiede tempo. Consigliamo ai genitori di scomporre l’obiettivo finale in una serie di piccoli obiettivi facilmente raggiungibili. Per esempio: «Impara prima i primi due versi della tua poesia». E non dimenticate di lodare e incoraggiare ogni passo che fa.
  6. Giochiamo con le parole. Un bambino che parla bene è un bambino che leggerà bene. E coloro che leggono bene, che capiscono bene, detengono una chiave importante per l’apprendimento. Il ruolo di “mediatore di parole”, è innanzitutto quello dei genitori. Risvegliare i bambini al significato delle parole è “essenziale in una pedagogia positiva”. Non si tratta, quindi, di instupidire la nostra espressione con il pretesto che sono troppo giovani per capire. Più sentono un vocabolario ricco, più la loro capacità di capire si espande.
  7. Prendiamoci cura di loro. Non dimentichiamo il corpo. Un bambino che è stanco o a disagio non è in una buona posizione per imparare. Quando si tratta di fare i compiti, un po’ di preparazione è sufficiente: arieggiare la stanza è essenziale per ossigenare il cervello; bere regolarmente, soprattutto all’ora della merenda, favorisce gli scambi neuronali; così come mangiare frutta, cereali e miele, ma niente dolci. E, più in generale, assicurarsi una dieta equilibrata e un buon sonno. E, perché no, la meditazione, una o due volte alla settimana. Se praticata correttamente, in una forma adatta ai bambini, porta grandi benefici di calma, concentrazione, autostima.
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