BS Giugno
2023

COME DON BOSCO

PINO PELLEGRINO

PEDAGOGIA CONTROCORRENTE 6 - Generazione Touch

L’avanzata della comunicazione digitale (per intenderci: l’avanzata dei cellulari, dei tablet, degli smartphone…) è inarrestabile. Ormai l’invasione digitale è un dato di fatto.
Per i nostri ragazzi una vita senza quelle appendici elettroniche non è vita! Cinque strategie per aiutarli a maturare.

Siamo nell’epoca della «generazione touch»: piccoli esperti nello smanettare su tutte le tastiere possibili, ma incapaci di adoperare le forbici anche a dieci anni compiuti.

Gli adolescenti inviano una media di 3400 sms al mese e trascorrono più tempo con i media che con i genitori o gli insegnanti. «C6, xké, sake…» sta nascendo un nuovo codice linguistico in rapida evoluzione.

Su una semplice considerazione siamo tutti pressoché d’accordo: la comunicazione digitale è un elemento positivo sotto molti aspetti. La presenza della tecnologia in casa è diventata talmente ordinaria che molti genitori non la considerano una minaccia per la solidità dei rapporti familiari.

La rivoluzione della rete digitale mondiale è soltanto all’inizio e, come in tutte le cose, più è luminosa più è profonda l’ombra che genera. Il vecchio saggio proverbio afferma: «Non è il vino che ubriaca l’uomo. È l’uomo che si ubriaca».

Sono soprattutto i giovanissimi che “si ubriacano”. Come fa un minore in fase di crescita a imparare a relazionarsi in “carne e ossa” con gli altri quando passa la gran parte del tempo davanti a uno schermo?

Prima strategia: Valutare la vita digitale della famiglia

Scrive Gary Chapman: «Non rinunciare alla tua influenza di genitore solo perché non sei pratico di un certo device o un sito Internet. Interessati delle app usate dai figli, chiedi agli altri genitori di aiutarti o iscriviti a un corso per avere almeno i fondamenti di questo universo. Non puoi rimanere indietro mentre loro viaggiano soli in un mondo digitale in rapida evoluzione. Perché senza l’autorità dei genitori, Google diventa la riposta a tutti gli interrogativi della vita».

Si tratta di conoscere bene per proteggere ed educare. Ormai per avere l’attenzione di un bambino bisogna competere con un cellulare.

Seconda strategia: Facciamogli toccare il mondo reale

Fanno tristezza i bambini d’oggi costretti a passare da una scatola all’altra. Dalla scatola della cameretta alla scatola dell’ascensore; dalla scatola dell’ascensore alla scatola dell’automobile; dalla scatola dell’automobile a quella dell’aula scolastica… È decisamente tempo di rompere le scatole!

Tutti sanno che i bambini soffrono di claustrofobia: il chiuso gli è così insopportabile che farli uscire di casa significa dargli la vita. Hanno una voglia matta di fare, di muoversi, di correre…

Una cosa è certa: i piccoli non amano la disoccupazione psicologica. Se amano il mondo virtuale è perché non possono gustare quello reale.

Terza strategia: Offriamogli alternative accattivanti

Dunque, ad esempio, lasciamo che gli amici vengano a trovarlo a casa. Di tanto in tanto andiamo a mangiare in pizzeria. Se ci è possibile passiamo il fine settimana fuori casa…

Comunque, le alternative più accattivanti restano sempre due: la vacanza e il gioco.

Nei giorni della vacanza il figlio può verificare che il mondo reale è infinitamente più ricco del mondo artificiale e del mondo virtuale dei media. Oggi vi sono bambini che non hanno mai visto un cavallo dal vivo, una farfalla, una libellula, una mucca… In vacanza il figlio può toccare un fiore, l’erba, può sentire il solletico della terra sotto i piedi… Può toccare il mondo vero!

Quarta strategia: Difendiamo il libro

La lettura è l’autogrill dell’anima: alimenta l’intelligenza, sfama lo spirito, salva la fantasia, libera dalle manette mentali. Mentre internet può creare dipendenza, la lettura crea indipendenza!

Quinta strategia: Mangiamo insieme (almeno una volta al giorno)

La ragione è semplice e forte, nello stesso tempo: mangiare «insieme» (e non solo «accanto»), tutta la famiglia unita, è sempre un incontro piacevolissimo, soprattutto se avviene di sera.

Un tempo guardare qualcuno negli occhi era considerato un segno di cortesia. E se tuo figlio apprende questa capacità essenziale, spiccherà senz’altro sugli altri. Quando due persone si guardano negli occhi accade qualcosa. Genitori e figli che sanno guardarsi negli occhi vivono la forma di comunicazione più profonda. Possiamo parlarci da una parte all’altra di una stanza, ma quando ci guardiamo negli occhi stabiliamo un legame molto più forte. Guardarsi arricchisce il legame visivo ed emotivo.

E tu quali storie puoi condividere a tavola con i figli? Puoi raccontargli del primo lavoro, del tuo migliore amico alle elementari o del tuo film preferito da ragazzo. Condividere storie rende più profonde le relazioni familiari. Non permettere alla tecnologia di rubare il tempo che puoi dedicare alla narrazione perché questi racconti radicheranno nei tuoi figli l’amore che provano per te.      

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