BS Maggio
2023

COME DON BOSCO

PINO PELLEGRINO

PEDAGOGIA CONTROCORRENTE 5 - Genitori o amici dei figli?

L’idea dei genitori conformisti che pensano sia da sorpassati mettersi su un piano più alto dei figli, si è infiltrata ovunque.

Quando il buon Dio decise di creare il padre, cominciò con una struttura piuttosto alta e robusta.
Allora un angelo che era lì vicino gli chiese: «Ma che razza di padre è questo? Se i bambini li farai alti come un soldo di cacio, perché hai fatto il padre così grande? Non potrà giocare con le biglie senza mettersi in ginocchio, rimboccare le coperte al suo bambino senza chinarsi e nemmeno baciarlo senza quasi piegarsi in due!».
Dio sorrise e rispose: «È vero, ma se lo faccio piccolo come un bambino, i bambini non avranno nessuno su cui alzare lo sguardo».
L’autorevole sociologo Franco Garelli nota: “Oggi i genitori giovanilizzano, i maestri bamboleggiano, i sacerdoti recitano il ‘mea culpa’”.
Quasi ciò non bastasse, Mario Lodi, uno degli insegnanti più famosi d’Italia che già conosciamo, aggiunge: “Mentre una volta erano i figli ad aver paura dei genitori, oggi sono i genitori ad aver paura dei figli”. Ecco perché i genitori controcorrente hanno applaudito quando sono venuti a sapere che Charles Galea, pedagogista statunitense che per decenni si è occupato di ragazzi difficili nei riformatori degli Stati Uniti, ha detto a tutto tondo: “Se avete 40 anni, non comportatevi come se ne aveste 16! I vostri figli vogliono qualcuno da rispettare. Forse non hanno il coraggio di dirvelo, ma non ci sono dubbi su quello che pensano: ‘comportatevi da genitori, non da coetanei!’”.
La più sintetica tra tutti è stata la pedagogista Katharina Zimmer: “Genitori, fate il vostro mestiere, e piantatela di imitare i ragazzi!”.
Il padre che vuole apparire soltanto quale «miglior amico dei suoi figli», un po’ come un rugoso compagno di giochi, serve a poco. Si tratta di un atteggiamento psicologicamente comprensibile, ma in cambio la formazione della coscienza morale e sociale dei figli non ne esce ben stabilizzata.
Nella sua essenza, l’autorità non consiste nel comandare: etimologicamente la parola deriva da un verbo latino che significa un po’ come «aiutare a crescere». L’autorità nella famiglia dovrebbe appunto aiutare i membri più giovani a crescere, configurando nella maniera più affettuosa possibile ciò che in gergo psicoanalitico si chiama il loro «principio di realtà».
Questo è buon senso che, grazie a Dio, di tanto in tanto, riaffiora. Sì, il rapporto genitori-figli è pedagogicamente accettabile, solo se è a-simmetrico. Collocarsi sullo stesso piano dei figli non produce che guai.
Tutti sappiamo che i figli hanno tre bisogni fondamentali: il bisogno di sazietà (bisogno di cibo), il bisogno di affettività (bisogno d’amore) e il bisogno di sicurezza (bisogno di protezione).
Quest’ultimo aiuta il figlio a costruirsi una forte personalità e ad acquisire una buona autonomia. Nell’infanzia, poi, è fondamentale in quanto aiuta il bambino a difendersi dall’ansia.

I doni necessari

Ebbene, il figlio sente soddisfatto il suo bisogno di sicurezza, solo se padre e madre gli appaiono più alti di lui! Stando così le cose, i genitori si impegnano a mettere in atto tutte le nove condizioni principali che li staccano dal figlio e li fanno ‘autorevoli’ ai suoi occhi.
Le elenchiamo appena, tali condizioni, sicuri che il lettore saprà centellinarle per assimilarle.
Manteniamo sempre le promesse: chi imbroglia, perde la faccia, perde autorevolezza.
Siamo coerenti: chi predica acqua e beve vino, non può esser preso sul serio.
Non perdiamo troppe volte il controllo: la frequente mancanza di controllo denota debole densità interiore.
Ammettiamo d’aver sbagliato: chi ammette d’aver sbagliato è più credibile.
Resistiamo alle provocazioni: sovente le provocazioni dei figli hanno solo lo scopo di verificare quanto i genitori sono forti, autorevoli.
Siamo sempre sinceri: anche una sola menzogna può far perdere tutta la credibilità.
Siamo concordi: se vi è disaccordo tra i genitori, l’autorevolezza va a farsi benedire!
Non permettiamo che i figli ci chiamino per nome: per nome si chiamano gli amici, i genitori no!
Incoraggiamo sempre: un ragazzo scoraggiato è un ragazzo perso.
Ben nove condizioni, tutte necessarie non tanto per non essere genitori ‘patetici’, come lo psichiatra Paolo Crepet definisce i genitori ‘amiconi’, quanto piuttosto per avere figli orgogliosi d’avere un padre ed una madre che hanno capito che l’Uomo non si misura dalla statura fisica, ma dalla elevatezza morale!

Il ricordo di Shaquille

Shaquille O’Neal (uno dei più famosi giocatori di basket del campionato americano) è alto 2 metri e 16 centimetri, pesa 147 chili e porta il 60 di scarpe.
«Dopo essermi concentrato sul basket e dopo essere diventato il leader della squadra, presi più seriamente la mia responsabilità di dare il buon esempio. A volte devo fermarmi e pensare prima di agire, e a volte commetto degli errori. Ma seguo ancora i consigli di mio padre, e continuo a cercare quelle occasioni in cui posso fare la differenza ed essere di buon esempio. “Sii un leader, Shaq, non uno che segue. Visto che le persone devono sollevare lo sguardo per guardarti, da’ loro una buona ragione per farlo”».

IL PADRE PERFETTO

1. Ascolta i bambini
2. Vive il quotidiano in armonia
3. Aiuta ad avere fiducia in sé
4. Sviluppa l’autostima
5. Passa tempo insieme
6. Insegna a pensare, riflettere, valutare
7. Aiuta ad affrontare le paure
8. È presente negli eventi importanti
9. Aiuta a sperimentare
10. Insegna uno stile di vita sano

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