LA LINEA D'OMBRA
ALESSANDRA MASTRODONATO
Padroni di niente, custodi della Terra
Si impone una vera e propria “conversione ecologica”, un ripensamento profondo che superi le resistenze e lo scetticismo di quanti credono che «non cambierà mai niente».
Un atavico retaggio, che è possibile far risalire addirittura agli albori del pensiero occidentale, ha contribuito nel corso dei secoli a delineare e consolidare l’immagine dell’uomo come dominatore incontrastato dell’ambiente in cui vive, padrone dispotico di una natura da sfruttare, plasmare e depredare a proprio piacimento. L’avvento della modernità, con l’incalzante sviluppo tecnologico cui stiamo assistendo negli ultimi decenni e la conseguente diffusione di stili di vita, di produzione e di consumo indifferenti ai delicati equilibri del Creato, ha fatto il resto, generando una vera e propria “crisi ecologica” che ha ricadute allarmanti anche sul piano della giustizia sociale e dell’equa distribuzione delle risorse. Una «utopia di onnipotenza» – come l’ha definita sul finire del secolo scorso il filosofo tedesco Hans Jonas – che, scatenando a dismisura le potenzialità di trasformazione della natura insite nell’azione umana ed esaltate dalla tecnica, rischia di compromettere le capacità di rigenerazione degli ecosistemi e, infine, di distruggere la vita stessa sulla Terra.
Di fronte a un simile scenario dai tratti a dir poco inquietanti, appaiono quanto mai attuali gli accorati appelli di papa Francesco in direzione di una collettiva presa di coscienza delle responsabilità umane nei confronti della salvaguardia del Creato e della ormai non più derogabile costruzione di una nuova “etica ambientale” che prenda le mosse dal riconoscimento che «facciamo parte di un’unica famiglia, chiamata a vivere in una casa comune», che abbiamo il dovere di proteggere e di custodire.
Un invito, questo, che è al tempo stesso un ammonimento e che, se riguarda necessariamente tutti e ciascuno, sembra interpellare in modo particolare i giovani adulti, sollecitati a farsi carico di scelte impegnative e di una radicale revisione degli attuali modelli di sviluppo, da cui dipenderanno in un prossimo futuro la salvezza dell’umanità e la salute del pianeta.
Mai come oggi le generazioni più giovani sono chiamate a farsi promotrici e protagoniste attive del cambiamento, gettando le basi per politiche di gestione delle risorse più sostenibili, ma soprattutto disegnando gli orizzonti di un nuovo modo di pensare la natura e il posto dell’uomo all’interno del mondo.
Il grido di allarme che si leva dal nostro pianeta martoriato e dagli ultimi della Terra, la cui dignità e la cui stessa sopravvivenza sono gravemente compromesse dall’inopinata distruzione dell’ambiente e dal crescere degli squilibri economici tra Nord e Sud del mondo, impone infatti una vera e propria “conversione ecologica”. Un ripensamento profondo che, superando le resistenze e lo scetticismo di quanti credono che «non cambierà mai niente», permetta di sostituire l’arrogante convinzione di essere “signori” e “padroni” della natura con un sollecito impegno di “cura” nei confronti del Creato, proprio di chi si riconosce “abitante a tempo determinato” di questa casa comune che è la Terra e, come tale, investito del compito prioritario di «coltivarla e custodirla», come si legge nella Genesi. Il che significa, prima di tutto, imparare ad abitare il proprio essere creatura, nella misura in cui non è pensabile costruire una nuova relazione con la natura senza prima edificare un essere umano radicalmente nuovo.
Passa, certo che passa,
il tempo cammina e lascia la sua traccia,
disegna una riga sopra la mia fronte,
come se fosse la linea di un nuovo orizzonte.
Cambia, la mia faccia cambia,
cambia la mia testa, il mio punto di vista,
la mia opinione sulle cose e sulla gente,
cambia del tutto o non cambia per niente…
Passa, certo che passa,
l’uomo cammina e lascia la sua traccia,
costruisce muri sopra gli orizzonti,
stabilisce i confini, le leggi, le sorti.
Sbaglia, sbaglia chi non cambia,
chi genera paura, chi alimenta rabbia.
La convinzione che non cambierà mai niente
è solo un pensiero che inquina la mente…
C’è che siamo padroni di tutto e di niente,
c’è che l’uomo non vede, non parla e non sente.
Qui c’è gente che spera in mezzo a gente che spara
e dispera l’amore,
qui c’è chi non capisce che prima di tutto
la vita è un valore…
E se fosse che stiamo davvero sbagliando
e facendo il più brutto dei sogni mai fatti,
e se fosse che stiamo soltanto giocando
una partita di scacchi tra il nero ed il bianco,
il nero ed il bianco…
E poi, e poi, e poi,
sarà che quando penso di voler cambiare il mondo,
poi succede che è lui che invece cambia me!
E poi, e poi, e poi,
sarà che quando sento di voler salvare il mondo,
poi succede che è lui che invece salva me!
C’è che siamo padroni di tutto e di niente,
c’è che l’uomo non vede, non parla e non sente.
Qui c’è gente che spera in mezzo a gente che spara
e dispera l’amore,
qui c’è chi non capisce che prima di tutto
la vita è un valore,
la vita è un valore…
(Fiorella Mannoia, Padroni di niente, 2020)