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O. PORI MECOI
Nella perla nascosta del corno d’Africa I Salesiani in Eritrea
Incontro con don Petros Abraha, superiore dei Salesiani.
Qual è la tua carta d’identità?
Mi chiamo Petros Abraha. Sono nato il 27 febbraio 1970 a Monoxeito, sud dell’Eritrea.
Com’è la tua famiglia?
In famiglia siamo 3 fratelli e 5 sorelle. Io sono il secondo figlio nella famiglia. Mio papà è morto nel 1998. Mia mamma vive ancora. Tutti i fratelli e le sorelle sono sposati e hanno dei figli. Al momento 4 sorelle e 1 fratello, insieme con le proprie famiglie, vivono negli Stati Uniti. Un fratello e una sorella vivono in Norvegia. La mamma vive con le sorelle negli Stati Uniti. Io sono l’unico della famiglia rimasto in paese.
Chi ti ha raccontato per primo la storia di Gesù?
Io vengo da una famiglia cattolica. Era naturale, quindi, che andassi in Chiesa con la mamma da piccolo. Chi mi ha raccontato per primo la storia di Gesù, però, è stato il mio parroco quando avevo sei anni. La sua catechesi era accompagnata dalle immagini che sono ancora vive nella mia memoria.
Com’è nata la tua vocazione?
Avevo uno zio, sacerdote diocesano nella diocesi di Adigrat (Nord Tigra). È stato lui che mi ha aiutato ad andare a scuola perché io sono nato in un paese al confine col Tigray e i miei genitori non avevano la possibilità economica e logistica di mandarmi a scuola. Questo zio prete mi aiutò a venire alla città di Adigrat dove ho fatto i miei studi di scuola elementare e scuola media. Per me questo zio era un modello. Volevo sempre diventare come lui. Così ho sognato di diventare sacerdote. Così è nata la mia vocazione.
Come hai conosciuto i salesiani?
Ho fatto la scuola elementare dalle Suore Pie Maestre Filippini ad Adigrat. Mentre facevo la terza elementare (1981), quindi, le suore mi introdussero al San Domenico Savio Club. Praticamente eravamo un gruppo di devoti a san Domenico Savio. Ogni settimana avevamo l’incontro e momenti di preghiera, accompagnati da una suora incaricata del gruppo. Posso dire, quindi, che ho conosciuto don Bosco per via di san Domenico Savio.
Nello stesso anno tre prenovizi salesiani arrivarono da Makalè, dove c’erano i salesiani, alla nostra scuola per fare campagna vocazionale. La loro testimonianza era così forte che qualcosa rimase nel mio cuore. Nel 1986 i salesiani aprirono una casa ad Adigrat e familiarizzai con loro. Nel 1988 (al finire della seconda media e inizio della prima superiore) chiesi di entrare nell’aspirantato di Makalè.
Qual è il tuo compito attuale?
Al momento sono delegato del superiore per la delegazione di Eritrea.
Come sono i giovani eritrei?
I giovani eritrei sono prima di tutto molto religiosi. La religione in Eritrea non è solo fede ma, è anche una cultura. L’Eritrea è cristiana dal quarto secolo e ha molta influenza sulla popolazione. La guerra senza fine influenza anche i giovani eritrei che non vedono tanto futuro in Eritrea ed emigrano in Europa e negli Stati Uniti. Tanti giovani muoiono nel deserto del Sahara e nel mar Mediterraneo mentre viaggiano verso l’Europa.
Quali sono le opere salesiane?
Dal 2020, la presenza salesiana in terra eritrea è di nuovo coniugata a quella etiope nella Visitatoria aet; e, in comunione con quella etiope, oggi guarda con sofferenza e sgomento alla guerra in corso nel Tigray, una tragedia umanitaria di immense proporzioni, di cui purtroppo poco si parla.
I salesiani, da 27 anni presenti e attivi in Eritrea, sono molto apprezzati dalla Chiesa locale e dalla società civile, per il loro servizio educativo e nella pastorale, così come per i loro progetti sociali, realizzati anche in collaborazione con molte organizzazioni salesiane italiane (Fondazione Opera Don Bosco Onlus, Missioni Don Bosco, Fondazione don bosco nel mondo, il Volontariato Internazionale per lo Sviluppo…). E nelle alterne vicende nazionali, restano sempre uniti e solidali al fianco della popolazione.
In Eritrea abbiamo tre comunità. La prima, la casa madre, si trova a Dekemhare (40 km dalla capitale Asmara verso sud). In questa opera abbiamo una scuola professionale, la più grande del paese, ove insegniamo falegnameria, automeccanica, meccanica, elettricità, elettronica, edilizia e metallurgia. In questa opera abbiamo anche l’aspirantato, il noviziato, il centro giovanile e l’oratorio. È una opera molto grande. Essa è stata fondata nel 1996. Nel 2005 abbiamo aperto ad Asmara (la capitale) una casa di formazione dove i nostri confratelli giovani fanno la formazione iniziale. La terza opera è una scuola professionale informale che si trova a Barentù (verso il Sudan). In questa scuola diamo corsi di durata breve (4-6 mesi) per i drop-outs, ossia quelli che abbandonano scuola. Questa comunità è stata aperta nel 2018.
Quali sono i problemi che devi affrontare?
L’Eritrea è un paese giovane (è indipendente dal 1991). Come tale, il paese ha tante sfide. La guerra dei trent’anni per l’indipendenza dall’Etiopia ha devastato il paese dal punto di vista economico, sociale ed educativo. Dopo sette anni di una pace relativa (1991-1998) la guerra contro l’Etiopia scoppiò di nuovo e non abbiamo pace tutt’ora. Questo ha impoverito la popolazione ancora di più. Noi salesiani siamo sul fronte per affrontare i problemi sociali, educativi ed economici grazie ai progetti finanziati dai nostri benefattori in Europa, soprattutto in Italia.
E i tuoi progetti e sogni per il futuro?
I miei sogni per il futuro sono prima di tutto la pace nel mio paese. Poi voglio vedere fiorire la presenza salesiana in Eritrea, piena di giovani salesiani che possono essere speranza per i giovani più poveri.
I miei progetti per il futuro sono “educazione, educazione e educazione” per i giovani eritrei poveri, aiutare le famiglie in difficoltà economica e sociale, creare accesso all’acqua potabile per le comunità che non hanno l’acqua.
Come vedi il futuro della Congregazione in Africa?
Penso che il futuro della Congregazione in Africa sia molto promettente. Le vocazioni non mancano, grazie a Dio. L’inculturazione è chiave per la congregazione se vuole eccellere in Africa. La presenza salesiana in Eritrea ha radici forti e un futuro ancora tutto da scrivere. Avviata oramai quasi tre decenni orsono, rappresenta una piccola, ma significativa realtà della Congregazione Salesiana, che esprime pienamente quella vicinanza ai giovani più bisognosi che da sempre caratterizza la missione dei Figli di Don Bosco.