DON BOSCO NEL MONDO
MARCELLA ORSINI
Madagascar
Sulle strade di Fianarantsoa
Fianarantsoa in Malgascio significa letteralmente “città dove si impara bene” ed è qui che i Salesiani di Don Bosco operano dal 1993 per portare ai più poveri strumenti e opportunità per realizzare quello che questo luogo sembra portare con sé nel suo stesso nome
L’ opera salesiana di Fianarantsoa, città a 400 chilometri dalla capitale Antananarivo, sorge nel quartiere di Ankofafa, uno dei più poveri della città, a circa 6 chilometri dal centro cittadino ed è diretta da don Bepi Miele, missionario salesiano da 40 anni in Madagascar, che ha avuto la gioia di prendere parte alla prima missione nel Paese.
Era il 1981 e da allora la presenza salesiana si è diffusa fino a raggiungere i villaggi rurali più interni e distanti dai centri urbani per portare alle famiglie più svantaggiate beni di prima necessità, istruzione, formazione professionale e attività pastorali.
Il Madagascar è la quarta isola più grande del mondo e, nonostante spesso venga evocata come una delle mete turistiche più suggestive del continente africano, si colloca al 162° posto per Indice di Sviluppo Umano (isu) su 189 paesi.
La città di Fianarantsoa è fuori dalle mete turistiche ed è qui che, nel grande quartiere popolare di Ankofafa, la povertà estrema raggiunge i più vulnerabili, senza possibilità alcuna se non quella offerta dai salesiani attraverso quello che don Bepi definisce un “puzzle di attività e interventi che rendono completo il volto di don Bosco in questa città”.
La strada come casa
L’opera salesiana si sviluppa in modo integrale e multilivello, così da coprire tutte le esigenze della popola-zione locale, dalla formazione dei giovani salesiani del Postnoviziato, dell’Istituto Superiore Salesiano di Filo-sofia (ISSaPhi) e del Centro salesiano di studi e ricerche (CSER) alla pastorale della Parrocchia di Don Bosco, con l’Oratorio e il Centro giovanile, fino al lavoro missionario con i giovani vulnerabili e a rischio ai quali viene garantito l’accesso a un’istruzione e a una formazione professionale di qualità attraverso il Centro di Forma-zione al Lavoro (CFT).
Circa 17 000 persone vivono ad Ankofafa in situazione di marginalità e di bisogno. Si tratta di famiglie intere costrette ad abbandonare i villaggi d’origine, nella speranza di trovare migliori condizioni di vita in città, spin-te dalla povertà e dalla minaccia di bande che assaltano la popolazione e rubano nelle case, fino ad arrivare a uccidere per portare via quei pochi beni disponibili.
La città, invece, le ha rese ancora più vulnerabili, prive di accesso al reddito, alla sicurezza di una casa in cui vivere e crescere i propri figli e ai servizi socio-assistenziali. Soltanto il 2% delle famiglie di Ankofafa ha un red-dito sicuro e continuativo, mentre la maggior parte della popolazione vive nell’indigenza e nell’incertezza di un futuro dignitoso soprattutto per i bambini e i ragazzi.
A centinaia vivono per strada e, qualora conservino un legame con la famiglia d’origine, spesso avviene per essere sfruttati nel lavoro minorile. In mancanza di opportunità di studio e di gioco e privi della cura necessa-ria a crescere sani e sereni, molto spesso i bambini e i ragazzi si ritrovano costretti nei circuiti della criminalità. L’unico tetto per loro diventa quello del carcere. L’unico linguaggio conosciuto è quello dell’abuso e della vio-lenza.
I salesiani, nell’attuazione del sistema preventivo di don Bosco e della pastorale in uscita, raggiungono i ragaz-zi nelle strade, offrendo loro una nuova vita, un futuro possibile.
Senza alcuna costrizione e nella comprensione della dinamica di dipendenza dal senso di libertà che la strada sembra offrire loro, i ragazzi vengono invitati ad andare al Centro giovanile almeno per un pasto e per il lavag-gio dei vestiti. Se vogliono, qui possono trovare un letto per rimanere la notte.
Ogni giorno il Centro giovanile ospita più di 800 bambini e ragazzi provenienti dalla strada e figli di famiglie in difficoltà o monogenitoriali nelle quali la giovane madre non può fare altro che dedicarsi alla ricerca quoti-diana, spesso senza esito positivo, di un minimo sostentamento da attività tanto informali quanto economi-camente insicure.
Riso e scuola
Don Bepi Miele e i suoi confratelli della comunità di Fianarantsoa, oltre a offrire una prima accoglienza, rea-lizzano per i ragazzi programmi di alfabetizzazione, d’inserimento o reinserimento scolastico e di sostegno allo studio. Si occupano della loro formazione umana attraverso iniziative ludico-sportive e di educazione alla sa-lute e insegnano loro a prendersi cura della propria persona e dell’ambiente in cui vivono per renderli cittadi-ni onesti e consapevoli. Infine, attraverso la formazione professionale nel Centro di Formazione al lavoro (CFT) permettono loro di acquisire conoscenze e abilità tecniche nelle aree della meccanica, della falegnameria, delle installazioni per l’elettricità e l’idraulica, dell’agricoltura e dell’allevamento utili all’inserimento nel mondo del lavoro e nella società.
Moltissimi sono gli amici dei Figli di Don Bosco che hanno permesso loro di realizzare numerosi progetti in Madagascar attraverso la Fondazione Don Bosco nel Mondo.
Insieme abbiamo fornito assistenza per un funzionamento di qualità e lo sviluppo di tutte le opere salesiane nel Paese, così come siamo stati presenti nelle emergenze: i cicloni che periodicamente devastano i villaggi durante la stagione delle piogge e da ormai un anno la pandemia di Covid-19.
L’insicurezza alimentare è il primo drammatico effetto delle emergenze, tutti i servizi di fornitura, di stoccaggio e di distribuzione di cibo non hanno possibilità di continuare a essere attivi in modo continuativo e di rag-giungere le zone rurali più remote. Il costo degli alimenti aumenta a causa dell’inflazione.
Grazie alle amiche e agli amici di don Bosco, è stato possibile acquistare quintali di riso durante i cicloni del 2020 e lasciare le opere salesiane attive e funzionanti per la sopravvivenza stessa della popolazione durante la pandemia che ancora affligge il mondo intero.
Una catastrofe umanitaria
La fine del 2020 ha portato con sé un’altra grande minaccia per il Paese, la carestia.
Il cambiamento climatico ha reso le piogge in Madagascar meno abbondanti. Secondo il Programma Alimentare Mondiale – World Food Program (PAM-WFP) delle Nazioni Unite a tre anni consecutivi di siccità e con la crisi economica causata dalla pandemia, il Madagascar del Sud è sulla soglia di una catastrofe umanitaria. Un terzo della popolazione comincia a non avere più cibo.
Per i Figli di Don Bosco aumenta ogni giorno di più la presa in carico di migliaia di persone altrimenti vittime di un continuo processo d’impoverimento senza via d’uscita.
La risposta ai bisogni di base è una parte dell’impegno dei salesiani in Madagascar, come in tutto il mondo, tuttavia la loro chiamata abbraccia gli esseri umani nella loro completezza di portatori di bisogni, certo più immediati e di sopravvivenza, ma anche di bisogni spirituali per la crescita umana e di figli di Dio.
Ogni iniziativa o intervento s’inserisce in questa prospettiva e assume il respiro della vocazione, così come il progetto che la Fondazione DON BOSCO NEL MONDO vuole realizzare nel quartiere di Ankofafa nella città di Fia-narantsoa, attraverso la Parrocchia di Don Bosco e i giovani salesiani del Postnoviziato e il Centro di Forma-zione al Lavoro (CFT) a doppio percorso: la formazione tecnico-professionale per l’inclusione lavorativa e socia-le e la pastorale per l’accompagnamento salesiano dei giovani in situazione di rischio e vulnerabilità.
Il quartiere, secondo la suddivisione operata dalla Parrocchia di don Bosco per facilitare la gestione delle sue attività, è suddiviso in otto sotto distretti o settori in cui si distribuisce la missione di 33 salesiani, 6 educatori e 27 giovani salesiani del Postnoviziato.
La priorità per il Centro di Formazione al Lavoro (CFT) è quella dell’equipaggiamento dei laboratori tra i quali quello informatico. I computer sono necessari ai ragazzi per la raccolta e l’elaborazione quotidiana dei dati ri-guardanti le attività di agricoltura e di allevamento, soprattutto il monitoraggio della produzione degli animali allevati e il commercio dei prodotti nei mercati locali.
Obiettivo specifico è rendere efficiente l’organizzazione della formazione e del lavoro di agricoltura e di alle-vamento, attraverso la messa a sistema della gestione dei dati, obiettivo generale è l’acquisizione da parte dei ragazzi di specifiche competenze tecniche orientate all’impiego e alla riduzione delle sacche di povertà e d’insicurezza alimentare tra i giovani della comunità.
Beneficiari della formazione tecnico-professionale nello specifico settore dell’agricoltura e dell’allevamento del Centro di Formazione al Lavoro (CFT) sono 48 studenti, 4 insegnanti e 6 operai. Gli studenti provengono dalle famiglie in situazione di disagio del quartiere di Ankofafa, per i quali le condizioni di vita non favoriscono al-cun tipo di crescita. Vivono in povertà estrema, in un contesto familiare disgregato e spesso violento a causa dell’esasperazione data dalla mancanza di accesso ai beni essenziali e ai servizi, ma soprattutto al benessere integrale della persona.
Basterebbe una bicicletta
Alla fine del percorso formativo, ottengono una qualifica professionale che spendono sia per se stessi sia per l’intera comunità, generando un circolo virtuoso di buone pratiche finalizzato al potenziamento economico e a quell’inclusione sociale che tanto costituisce il prerequisito essenziale per una vita dignitosa basata sulla fidu-cia in se stessi.
Il Centro di Formazione al Lavoro (CFT) attraverso le attrezzature e i computer nei laboratori, da due anni opera per rendersi autonomo finanziariamente rispetto al resto del “puzzle” di opere di cui ci parla Don Bepi Miele, al fine di concentrare le risorse e di efficientare la programmazione.
Per questo motivo, è sufficiente dotare il laboratorio d’informatica soltanto di 3 computer per compiere un passo importante verso questo ambizioso obiettivo.
In ambito pastorale, tra gli impegni dei giovani studenti salesiani del Postnoviziato, c’è quello della formazio-ne all’apostolato tra i bambini e i ragazzi in difficoltà e le loro famiglie. Il programma formativo prevede che gli studenti si rechino nelle parrocchie della “brousse”, il territorio rurale che si estende intorno all’agglomerato urbano, per le attività di catechismo, di animazione delle celebrazioni eucaristiche e di animazione delle asso-ciazioni giovanili e degli oratori.
I 40 giovani salesiani del Postnoviziato sono impegnati in 7 luoghi differenti e tutti sorgono in villaggi lontani dal centro della città, ragione per cui hanno bisogno di un mezzo poco dispendioso per raggiungerli attraverso strade disastrate e in alcuni casi attraverso percorsi tra le risaie.
Il mezzo più sostenibile per permettere agli studenti di frequentare gli studi e di realizzare le attività previste dalla loro formazione salesiana è la bicicletta. La fornitura di soltanto 18 biciclette robuste è un semplice pas-so, un gesto concreto, ma di grande efficacia nello sviluppo e nella ratio stessa dell’intero progetto pastorale della comunità salesiana di Fianarantsoa.
Scopri il progetto sul sito della Fondazione DON BOSCO NEL MONDO