LE CASE DI DON BOSCO
Federica Spalletti
Macerata: Un laboratorio di futuro
La rinascita e la magnifica trasformazione di un’opera salesiana con il coraggio della Speranza.
Il 4 novembre 2020 ha segnato i 130 anni di presenza della comunità salesiana a Macerata. L’Istituto salesiano “San Giuseppe” di Macerata ospita, oggi, un oratorio centro giovanile, frutto della scommessa educativa dei salesiani dell’mgs ic e del lavoro di un’intera comunità che, con l’aiuto della Provvidenza, ha saputo abbracciare numerosi e sostanziali cambiamenti che rendessero fedele e innovativa la sua presenza e missione educativa fra i maceratesi nel corso del tempo.
Attorno ad esso, ruotano centinaia di famiglie e giovani che, attraverso numerose vie – attività sportive, culturali, gruppi di interesse ed apostolici – varcano le soglie di un luogo, sede di un vero e proprio “laboratorio di futuro”.
Il dolore e la scommessa
In quel lontano novembre del 1890, iniziava una lunga storia di dedizione verso i giovani, realizzata grazie al successore di don Bosco, don Rua e alla collaborazione del vescovo Raniero Sarnari e di Benedetto Pianesi, primo benefattore dell’opera. In seguito a varie vicende e riflessioni circa le proposte educative dei salesiani da proporre primariamente alla gioventù maceratese, l’Istituto delineò la sua missione attraverso la costituzione di istituti scolastici – inizialmente scuola elementare e ginnasio – e l’oratorio festivo, guidato da don Luigi Baldi.
Nel corso del tempo, la scuola ottenne particolare riconoscimento e prestigio, divenendo un vero e proprio collegio collettore di molti giovani studenti provenienti dal territorio marchigiano.
A partire dal 2013 l’opera salesiana ha vissuto un difficile momento di transizione con la chiusura della scuola media e superiore. Una decisione dolorosa, ma necessaria presa dall’ispettoria dell’Italia centrale: gli istituti scolastici, da anni in difficoltà economica, non erano più sostenibili. Questo evento ha segnato, così, l’inizio di una difficile gestazione. Per la città di Macerata, la chiusura della scuola salesiana coincideva con una grave perdita storica e culturale e ben poche erano le speranze, agli occhi dei cittadini e di coloro che erano più vicini all’opera, che essa potesse ripensarsi in maniera generativa. Non era questa l’opinione dell’ispettore dell’Italia centrale di allora, don Leonardo Mancini.
Pur toccando con mano il dolore e la difficoltà della necessaria decisione, decise di scommettere ancora sulle potenzialità della Casa, riponendo nel nuovo direttore, don Flaviano d’Ercoli, le speranze per un ripensamento completo della missione salesiana nel maceratese.
Si cominciò dal cortile
La prima mossa fu quella di riappropriarsi del cortile dell’opera, da anni occupato da un parcheggio, così che i giovani potessero conquistare nuovamente il luogo privilegiato dell’incontro e del gioco tanto voluto da don Bosco. Questa piccola, e al contempo, grande conquista spaziale avrebbe preparato il terreno a nuove intuizioni educative.
In primo luogo, il nuovo cortile iniziò ad ospitare l’Estate Ragazzi, abitualmente svolta nel grande campo posto ad un livello inferiore del territorio della casa salesiana, accanto ai locali dell’oratorio. Il cortile ampio, ben visibile alla città e ricco di zone d’erba e di campi da gioco, si allacciava fortemente al messaggio di speranza che lo stesso nome dell’esperienza proposta affermava: i ragazzi al centro dell’estate.
Lo specifico educativo delle settimane di giugno, dedicate al coinvolgimento di ragazzi adolescenti pronti a regalare ai più piccoli giornate di crescita e di divertimento, inizia con l’essere non tanto il servizio alle famiglie svolto per la città, seppur curato e preparato con dedizione, ma la possibilità di far crescere gli animatori stessi in un’esperienza di dono di sé. A partire dalla prima Estate Ragazzi del 2014, si cominciava così a delineare quello spirito di cura verso adolescenti e giovani che avrebbe dato vita all’oratorio centro-giovanile.
Mentre, infatti, la comunità educativa pastorale cominciava a formarsi, i salesiani dell’opera intrapresero una seconda importante decisione: il vino nuovo, doveva davvero trovare un otre capace di accoglierlo. I vecchi locali dell’istituto dedicati alla scuola assunsero una nuova immagine ospitando l’oratorio, fino ad allora situato in locali separati dall’istituto – i piani superiori negli anni successivi avrebbero ospitato alcune classi di istituti scolastici maceratesi, anche in seguito al terremoto del 2016. Ciò che fino ad allora era stato inimmaginabile, la fusione fra oratorio e istituto, stava avvenendo e si trattava di qualcosa che andava oltre ad un semplice trasloco. Imparare a pensare l’oratorio come una grande casa, aperta ai giovani e alla città, un laboratorio di crescita non solo per bambini, ma adolescenti e giovani universitari era la nuova sfida. A dare fondatezza spirituale ad ogni mossa, il lungo cammino spirituale intrapreso dalla comunità educativa pastorale intorno alla centralità dell’Eucaristia.
Se, infatti, l’opera fino a poco prima divisa fra scuola, oratorio e numerose associazioni (scout Agesci, mgs Sermig, pgs Robur 1905…), aveva vissuto una silenziosa ma importante scissione in gruppi interni, l’incontro nell’appuntamento domenicale e la cura di momenti di preghiera settimanali furono i punti di partenza fondamentali.
Con il tempo e non senza difficoltà, si stava attuando una lenta conversione dei cuori e delle anime di educatori, adulti, famiglie e giovani attorno ad una comune missione educativa; un processo lungo e non privo di divergenze che si sarebbe infine rivelato estremamente generativo. L’istituto San Giuseppe assumeva sempre più il volto di un oratorio centro-giovanile, che a sua volta si modellava intorno a quella idea di Casa che don Bosco aveva immaginato per i suoi ragazzi, fin dal primo oratorio di Valdocco. Una realtà in cui i giovani potessero allenarsi come in una “palestra di vita” e, al contempo, trovassero un ambiente familiare.
Le “KondiVivenze”
A tal proposito, nel corso degli anni successivi, si sarebbero sviluppati numerosi progetti: da quello delle “KondiVivenze” – esperienze settimanali di accoglienza di classi provenienti dalle scuole della città – fino al progetto “Casa Pinardi”, ispirato dalla simile esperienza “Lascia la tua impronta” della casa salesiana del Sacro Cuore di Roma. Quella di “Casa Pinardi” è stata, fin dal suo concepimento, un’attuazione di quella “casa annessa all’oratorio” immaginata da don Bosco. Non un collegio universitario, né un’esperienza per pre-novizi, ma l’occasione per giovani universitari di spendere almeno un anno della loro vita universitaria o lavorativa, vivendo in fraternità accanto alla comunità salesiana, condividendo la bellezza del quotidiano. Pur essendo una delle numerose proposte delineatesi nel corso degli anni, “Casa Pinardi” è in grado di fornire la chiave di lettura della novità della proposta salesiana alla gioventù maceratese: una casa per i giovani, dove consacrati, laici e famiglie possano accompagnarli, giorno per giorno, nel cammino di scoperta della vocazione della loro vita.
Questa ferma convinzione, nutrita dallo Spirito e dall’impegno di molti ha portato l’oratorio centro-giovanile ad un completo ripensamento. Una condivisa “tenacia educativa”, capace di affrontare le più svariate situazioni di difficoltà, così come a preparare il terreno per intrecciare collaborazioni fruttuose. Fra queste la stipula, nel 2018, di un accordo decennale con il comune della città, che stipula una collaborazione e riconosce la centralità salesiana nella missione educativa e nell’aggregazione giovanile di Macerata.
Don Francesco Galante, direttore dell’Istituto salesiano a partire dal 2020, ha saputo raccogliere l’eredità dei precedenti sette anni di ripensamento e rinascita operati dai suoi confratelli, guidando questo vero e innovativo “laboratorio di futuro”, o meglio una “Casa Futuro”, ad una continua crescita volta al bene dei ragazzi, sotto la custodia dell’ispettore del mgs ic don Stefano Aspettati.
Si avvicinano anni di nuovi cambiamenti negli spazi, con la sistemazione dell’Opera in seguito al terremoto del 2016 – che aveva fortunatamente reso inagibili solo alcune zone – ma i progetti sono lungi dal fermarsi.
Quella della casa salesiana di Macerata è ancora una lunga strada da percorrere, ma la sua comunità educativa pastorale, stretta sotto il manto di Maria del bellissimo affresco del suo Tempio, continua a camminare nella comune condivisione del sogno di don Bosco. Il vino nuovo è ormai nei suoi nuovi otri, e l’oratorio centro-giovanile è una Casa aperta con porte aperte a tutti i ragazzi che desiderino un pezzo di futuro che sappia di Paradiso.