BS Ottobre
2022

DON BOSCO NEL MONDO

MARCELLA ORSINI

Lievito per un’umanità nuova

Si chiamano Christian, Manuel, Edwin, Tony… e partono per i quattro angoli del mondo.
Per raccontare la storia di Gesù. Con la loro vita..


«È l’ora di una maggiore generosità nella Congregazione. Una Congregazione universale e missionaria». Così il Rettor Maggiore ha lanciato il suo appello ai Salesiani di tutto il mondo per fissare come obiettivo per i prossimi anni la crescita nella generosità.

L’incoraggiamento del Rettor Maggiore ad aprirsi a nuove missioni e sfide giunge in un contesto storico in cui il mondo è in sofferenza a causa della pandemia, in cui le popolazioni, le comunità, le famiglie e le singole persone sperimentiamo la fragilità dell’esistenza umana.

Il bisogno di sostegno, di conforto e di vitalità dei forti valori di tale esistenza è rimasto al centro della missione salesiana e ha fatto sì che i Figli di Don Bosco non abbiano mai abbandonato i più fragili, attivandosi, con la loro specifica creatività, nella ricerca di soluzioni di prossimità e di solidarietà.

Così ogni anno moltissimi giovani salesiani accolgono con gioia ed entusiasmo la chiamata missionaria, attivando o continuando presso le Ispettorie e Delegazioni di destinazione un processo di “inculturazione della fede e del carisma” che talvolta cambia, talvolta stravolge completamente il paradigma a cui comunemente siamo abituati.

Sull’urgenza di nuove riflessioni missiologiche, in adesione con la prospettiva indicata dal Rettor Maggiore, torna il Consigliere Generale per le Missioni, don Alfred Maravilla.

Egli afferma che “le missioni non possono essere comprese solo in termini geografici, di movimento verso ‘le terre di missione’ come una volta, ma anche in termini sociologici, culturali e, perfino, di presenza nel continente digitale. Oggi i missionari provengono dai cinque continenti e sono inviati ai cinque continenti”, modificando il paradigma della missione tradizionale in quello di un “movimento missionario multidirezionale”.

È il caso di Cyprian Mbaziira e Germain Maevatoky, due giovani missionari salesiani, rispettivamente in Slovenia e in Siria, che abbiamo incontrato e che ci hanno raccontato la loro storia.

Cyprian, missionario dall’Uganda in Europa

Mi chiamo Cyprian Mbaziira, sono un giovane salesiano originario dell’Uganda, nella Visitatoria dell’Africa Grandi Laghi (agl) composta dal mio Paese insieme a Ruanda e Burundi.

Ho preso parte alla 152a spedizione missionaria dell’anno scorso e, dopo un tempo di discernimento con il Consigliere Generale per le Missioni don Alfred Maravilla e aver ricevuto la croce missionaria dalle mani del Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime, a Valdocco, sono stato inviato come missionario in Slovenia.

Ho trascorso quasi un anno in Slovenia. Risiedo nella casa ispettoriale, nella capitale Lubiana. Vivo in una grande comunità con attività pastorali come una parrocchia, un centro giovanile, un ostello per studenti, una scuola di musica, un prenoviziato e una tipografia.

Oltre a frequentare il corso di sloveno, organizzato dalla Facoltà di Filosofia dell’Università, collaboro alle attività del centro giovanile. Recentemente ho ricevuto dall’Ispettore don Marko Košnik una nuova missione come educatore presso l’Istituto salesiano di Želimlje, a circa 19 km da Lubiana.

La mia formazione per la missione salesiana è iniziata nove anni fa nel mio Paese d’origine, dopo aver terminato la scuola secondaria. A marzo del 2013 ho iniziato il mio percorso con un’esperienza di sei mesi come aspirante nella Scuola Primaria salesiana di Bombo.

In seguito, ho continuato la stessa esperienza nell’Istituto Salesiano di Ngozi, in Burundi, mentre imparavo il Francese.

Dopo un anno in Burundi, sono andato in Ruanda dove sono rimasto per cinque anni. In Ruanda ho frequentato il prenoviziato e il 16 agosto del 2016, dopo un anno di noviziato, ho emesso i primi voti religiosi.

È stato durante l’anno di noviziato che ho espresso per la prima volta il desiderio di diventare missionario. Dopo la professione dei primi voti religiosi, ho studiato Filosofia per tre anni ancora in Ruanda, dopodiché l’Ispettore don Pierre – Celestin Ngoboka mi ha rimandato in Uganda per una formazione pratica nella comunità di Namugongo, a Kampala, dove i Salesiani gestiscono una scuola e una cappella pubblica. Durante il mio secondo anno di tirocinio, il 30 gennaio prima della festa di don Bosco, scrissi una lettera al Rettor Maggiore esprimendogli la mia disponibilità a lavorare nelle missioni.

Il carisma salesiano è un carisma molto ricco. Ha molto da offrire soprattutto a coloro che gli aprono le porte. Io parlerò di tre cose: amore, ottimismo e gioia.

Un missionario è un segno dell’amore di Dio per le persone a cui egli viene mandato. Quindi, come missionario salesiano, la mia preghiera a Dio è di essere un segno del suo amore e della sua bontà tra i giovani della bella Slovenia.

Don Bosco, inoltre, nel primo oratorio di Valdocco diceva sempre ai suoi ragazzi e ai collaboratori che la santità è essere felici.

A Namugongo questa era la mia ispirazione e il mio motto di ogni giorno era “Sii sempre felice!”

E vi assicuro che questo ha fatto miracoli per quanto riguarda il mantenimento di un’atmosfera sempre gioiosa tra i banchi di scuola e fuori dalle classi.

Questo è il mio desiderio, questa la mia preghiera a Dio, che mi renda suo strumento per testimoniarlo come apostolo della gioia e dell’ottimismo, in qualunque luogo o comunità Lui mi mandi.

C’è stato un tempo in cui molti missionari dall’Europa sono andati in diverse parti del mondo per diffondere la buona notizia del Vangelo. Oltre alla predicazione, si sono resi conto che le persone avevano altri bisogni e hanno iniziato a cambiare la loro vita.

Hanno costruito scuole, ospedali, strade, chiese, pozzi… E in Europa? È lo stesso caso oggi? La mia risposta è no. Le persone non hanno bisogno di pozzi, scuole, strade, ospedali o chiese. L’unica cosa di cui si ha bisogno nel nostro bellissimo vecchio continente europeo (quello che ha evangelizzato altre parti del mondo, il mio Paese, l’Uganda, compreso) è Cristo.

La fede è in crisi, i credenti è le vocazioni sono sempre meno, perciò è urgente rinnovare l’attività della Chiesa e del carisma salesiano qui e ora, una Chiesa che deve avvicinarsi ai non credenti e promuovere le vocazioni alla vita religiosa.

Nel 2008 il Rettor Maggiore emerito don Pascual Chávez, con questa motivazione, ha introdotto nella Congregazione il “Progetto Europa” attraverso il quale un buon numero di missionari provenienti dall’Africa, dall’Asia e dall’America Latina è giunto in Europa per rinnovare il processo di annuncio del Vangelo ai bisognosi di Cristo.

Se dovessi sintetizzare in tre parole quali sono i pilastri della mia missione salesiana in Europa direi: Preghiera, Amore e Gioia.

Essere missionario è una cosa bellissima, anche se non così facile come a volte pensiamo. Richiede forza, coraggio, umiltà e tanta pazienza. Non c’è luogo in cui possiamo separarli da Dio attraverso la preghiera. Allora, amore e gioia si uniscono in questo gruppo di elementi di grande ispirazione e sostegno.

Sono sicuro e convinto che l’amore e la gioia possono cambiare il mondo e aprire le porte dell’eternità a chi li pratica, come Madre Teresa “l’apostolo dell’amore” che ha felicemente trasformato la vita nelle strade povere di Calcutta, diventando una santa.

Vivo la mia missione nella preghiera, affinché possa continuare a servire con letizia, per essere tra coloro che gioiranno con don Bosco, Maria Ausiliatrice e gli altri santi del cielo.

Germain e la sua missione in Siria

Mi chiamo Germain Maevatoky, sono nato in Madagascar, nella Visitatoria Madagascar (mdg). Oggi sono un giovane missionario in Siria, nell’Ispettoria salesiana Medio Oriente (mor).

Sono arrivato ad Aleppo il 2 Luglio 2022 e vi rimarrò un anno per imparare l’Inglese, l’Arabo moderno standard e l’Arabo siriano.

Il 21 settembre del 2021, sono arrivato in Italia, a conclusione del primo anno di tirocinio, per la formazione dei nuovi missionari della 152a spedizione missionaria.

Durante il mio soggiorno in Italia ho studiato l’Italiano per sette mesi presso la comunità salesiana di Salerno. Dopodiché, l’Ispettore mi ha comunicato che sarei dovuto andare a Il Cairo, in Egitto, per aspettare il visto d’ingresso in Siria.

Sono rimasto in Egitto per due mesi, ho dunque ricevuto il visto per la Siria, sono partito per Damasco da dove, infine, dopo qualche giorno, mi sono recato ad Aleppo.

Credo che il cuore della mia missione sia essere segno e portatore dell’Amore di Dio per i giovani siriani, così provati da oltre dieci anni di guerra.

Il Rettor Maggiore don Ángel Fernández Artime, durante la formazione dei missionari propedeutica alla consegna del crocifisso missionario a Valdocco, ci ha insegnato che oggi non abbiamo bisogno di missionari che cambino o costruiscano tante “cose”, quello di cui le persone hanno bisogno è la presenza. Essere con i giovani, ascoltarli, incoraggiarli, portare loro la gioia, condividere con loro la preghiera.

Qui ad Aleppo, come opera della comunità, ci sono un oratorio e un centro giovanile molto frequentati da ragazze e ragazzi anche non cattolici ed è straor­dinario sperimentare quanto i confini non siano altro che imposizioni che ci diamo noi stessi per paure e pregiudizi.

La mia più grande difficoltà per adesso è la lingua, sono necessari pazienza e tempo per impararla. Comunichiamo in Inglese o in Francese, ma nonostante i limiti linguistici e le differenze culturali, mi ha toccato moltissimo che i giovani mi abbiano accolto senza paura e senza reticenze. Sono simpatici, generosi e aperti a diffondere tra di loro e in famiglia una cultura di pace.

Nel viaggio da Damasco ad Aleppo, ho visto le case distrutte, una città ferita e abbandonata… Sono rimasto davvero colpito. Le persone rimangono ore in fila in macchina per acquistare la benzina, il cibo è scarso, manca l’elettricità e non ci sono iniziative o luoghi in cui i ragazzi e le ragazze possano riabilitarsi dal trauma collettivo della guerra.

Durante la mia formazione missionaria e il discernimento, immaginavo la sofferenza delle popolazioni in guerra e in me cresceva la volontà di andare in un luogo in cui potessi essere utile alla costruzione della pace.

Ho espresso la mia volontà di trasformare la mia empatia a distanza in azioni concrete.

Oggi, come missionario in Siria, il mio cuore soffre, ma la mia missione principale è quella di portare l’amore di Dio ai giovani con il sorriso e con la gioia.

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