BS Marzo
2023

LE CASE DI DON BOSCO

LA COMUNITÀ

Le tante vite di Ivrea

Dal settembre 2020 la gestione dell’Opera è stata affidata dall’Ispettore salesiano ai laici: Melisenda Mondini, salesiana cooperatrice, è stata nominata nuova Direttrice ed affiancata da un gruppo di Cooperatori che già da molti anni collabora all’interno della Casa di Ivrea e che ha preso a cuore la missione salesiana come una scelta anche di vita, oltre che professionale.

Il nostro ieri

L’Istituto “Cagliero” nasce nel 1892 e il suo nome riporta ad una grande persona, il cardinal Cagliero, nato a Castelnuovo d’Asti, un uomo che, seguendo le orme di don Bosco, dedicò la sua vita ai giovani e alle missioni. I Salesiani aprirono la loro Casa a studenti provenienti da tutta Europa e “a novizi” che giunsero da ogni parte d’Italia. Da subito l’attenzione al territorio e la vicinanza alla popolazione furono di primaria importanza: i Salesiani di Ivrea iniziarono a coltivare il cuore e la mente di numerosi giovani, accogliendoli nell’oratorio che venne fondato nel 1910. Sicuramente fu la realizzazione del sogno più grande di don Bosco che prevedeva la presenza della musica, dello sport, del teatro e delle attività di assistenza scolastica per i ragazzi in difficoltà.

Anno memorabile fu il 1922, quando vennero aperte le porte ai giovani missionari che volevano prepararsi per affrontare il loro cammino e così numerosi ragazzi accorsero da tutta Italia. Possedevano un cuore grande, pronto al sacrificio, pur di soccorrere il prossimo. Il loro operato (si pensi che i missionari furono ben 962) portò aiuto materiale e spirituale alle popolazioni in difficoltà dislocate in ogni parte del mondo.

Il nostro oggi

La Casa salesiana del cardinal Cagliero si fregia ancora oggi del titolo di un tempo: Istituto Missionario.

Continua infatti la sua mission in Ivrea e nel territorio circostante, concentrandosi negli ultimi decenni sull’accompagnamento dei giovani, accogliendo tutti, senza preclusioni sociali, religiose e culturali.

Porta avanti con fierezza la volontà di don Bosco, cioè accoglie ed educa i ragazzi, ponendosi come traguardo quello che si propose il fondatore della congregazione salesiana con il suo primo Oratorio, ovvero formare “onesti cittadini e buoni cristiani”, in un clima di accoglienza, evangelizzazione, studio e allegria.

L’Istituto infatti pone le sue basi nell’accogliere il ragazzo con particolare attenzione alla sua situazione di partenza umana, culturale e spirituale, nel farlo maturare come persona, curando intelligenza, volontà, socialità e bontà e nel promuovere la crescita integrale e la piena realizzazione della persona nel contesto sociale grazie ad un cammino che si snoda tra la Scuola Primaria e la Scuola Secondaria di Primo Grado.

Un cambiamento epocale

Dal Settembre 2020 la gestione dell’Opera è stata affidata dall’Ispettore salesiano ai laici: Melisenda

Mondini, salesiana cooperatrice, è stata nominata nuova Direttrice ed affiancata da un gruppo di Cooperatori che già da molti anni collabora all’interno della Casa di Ivrea e che ha preso a cuore la missione salesiana come una scelta anche di vita, oltre che professionale.

Questa nuova gestione ha a capo un Consiglio di Indirizzo presieduto dall’Ispettore salesiano con la presenza del Delegato di Pastorale Giovanile, l’Economo Ispettoriale, la Direttrice dell’Opera e il Delegato salesiano.

Melisenda Mondini ha accolto questa pionieristica proposta con entusiasmo, con consapevolezza e con la profonda convinzione che la Casa salesiana di Ivrea avrebbe dovuto continuare ad essere sul territorio faro di accoglienza e solidarietà.

Immediata è stata la sua opera di coinvolgimento, in questa innovativa e affascinante sfida, del personale docente e ausiliario: ciascuno ha raccolto con estrema cura il carisma salesiano, interpretandolo rispettosamente alla luce della propria vocazione e seguendo le parole di papa Francesco: “Il Signore desidera che facciamo della vita un’opera straordinaria attraverso i gesti ordinari, i gesti di ogni giorno. Lì dove viviamo, in famiglia, al lavoro, ovunque, siamo chiamati a essere testimoni di Gesù, anche solo donando la luce di un sorriso”.

Dunque testimoni, ma anche missionari, non in terre lontane, ma nel proprio contesto di vita, perseguendo l’obiettivo non semplice, ma entusiasmante, di formare ragazzi capaci di affrontare con umanità e coscienza le sfide del Mondo, collaborando proficuamente in questo intento con la Pastorale Giovanile della Diocesi di Ivrea.

Il cambiamento è stato accolto dalle famiglie degli studenti con estrema serenità e fiducia: grande è stata la disponibilità di molti a proseguire il cammino scolastico ed extrascolastico in un clima di familiarità e dialogo.

Spirito innovativo

Sulla scia di questa evoluzione, si è mirato ad implementare quello spirito innovativo che contraddistingue l’Istituto Cardinal Cagliero già da diversi anni: gli alunni possono infatti fruire delle lim, di una rete wifi, di libri digitali, di Ipad per le attività dei singoli o per quelle in cooperative learning, di un’aula digitale dotata di un computer per ciascuno, di strumenti di robotica educativa motivanti e coinvolgenti e di una stampante 3d.

L’innovazione si respira anche nei numerosi progetti didattici e laboratori educativi che nel corso di questi anni sono stati proposti agli alunni e che contraddistinguono l’offerta formativa della scuola: nel corso del primo ciclo di istruzione gli allievi, attraverso un progetto di potenziamento linguistico, hanno l’opportunità di acquisire solide competenze comunicative ed espressive nella lingua inglese grazie ad un orario che prevede due ore in più di lezione rispetto alle tre ore curricolari e al supporto degli insegnanti madrelingua; gli allievi inoltre possono conseguire la certificazione icdl, riconosciuta in più di 100 Paesi che attesta il livello essenziale di competenze informatiche e web. L’ampia proposta di attività laboratoriali consente poi la socializzazione e la creatività in ambito artistico, musicale, sportivo e teatrale.

Tutto questo intorno al cuore della scuola: il Cardinal Cagliero infatti si sviluppa intorno ai suoi cortili, proprio come voleva don Bosco; il cortile era infatti il luogo dove lui raccoglieva i ragazzi del suo oratorio per conquistarli ed è il luogo dove ancora oggi ragazzi, docenti ed educatori si incontrano per portare avanti il suo grande progetto. 

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