I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Le mele del Principe
Era il 27 aprile 1865. L’Oratorio di don Bosco era in festa. Era venuto in visita il principe Amedeo di Savoia, duca d’Aosta, figlio del Re. Un giovane recitò il “benvenuto” che cominciava così: Caro e diletto Principe, schiatta di santi eroi, quale pensier benefico ti mena qui fra noi?
Tutti i giovani erano schierati nello spiazzo accanto alla Basilica che stava sorgendo. Il Principe volle passarli in rivista: per due volte egli passò lentamente in mezzo a quelle schiere plaudenti, e si fermò innanzi alla banda musicale, compiacendosi nel vedere fra i suonatori alcuni giovani usciti dall’Oratorio, con la divisa del suo stesso reggimento. Il principe, commosso per le cordiali accoglienze ricevute dagli alunni dell’Oratorio, offrì una bella somma per concorrere all’innalzamento della grande chiesa, dimostrando così la sua devozione alla Madonna. Nello stesso tempo avendo conosciuto come gli alunni di don Bosco si esercitassero con piacere in giuochi di ginnastica, dispose che fosse loro recata in dono parte degli attrezzi della propria palestra.
Don Bosco lo contraccambiò di cuore con un dono singolare. Vicino al luogo della nuova chiesa, in un angolo del cortile, era cresciuto un alberello di mele, carico di fiori in primavera. Don Bosco avvertì i giovani che non toccassero quell’albero e lasciassero maturare quelle mele, perché le voleva mandare al principe Amedeo.
I giovani correvano, saltavano e nessuno toccò quell’albero, sicché le mele vennero a perfetta maturità e di una grossezza mirabile. Un giorno una mela cadde a terra. Un giovane prese una foglia, vi mise sopra il frutto, ed accompagnato da tutti gli altri, lo portò a don Bosco in refettorio. Don Bosco fece allora raccogliere le altre mele e le mandò al Principe. Il giovane Duca ringraziò don Bosco del regalo inviandogli un’altra offerta, perché comperasse altra frutta per i suoi giovani, in compenso delle saporitissime mele che essi gli avevano mandato.
Per tal modo nel corso del 1865 l’edifizio fu condotto fino al tetto e coperto; e ne fu compiuta anche la volta, ad eccezione del tratto che doveva essere occupato dalla periferia della cupola.
Mentre si andavano compiendo tali costruzioni accadde un fatto, che fece meravigliare gli operai.
Un povero rivenditore di frutta era venuto ne’ primi giorni d’estate per vendere i suoi prodotti al mercato. Avendo saputo che la chiesa di Maria Ausiliatrice si stava costruendo con il privato concorso dei fedeli, volle anch’egli prendervi parte. Con generoso sacrificio per un povero uomo chiamò il direttore dei lavori e gli consegnò tutta la sua frutta, perché la dividesse fra i muratori. Volendo poi compiere, secondo la sua espressione, l’opera incominciata, si fece aiutare a mettere sulle spalle una grossa pietra e s’incamminò su pei ponti. Tremava tutto il buon vecchio sotto il grave peso, ma salì fino alla cima. Giunto lassù depose il sasso, e tutto allegro esclamò: «Ora muoio contento, poiché spero di potere, in qualche modo, partecipare a tutto il bene che si farà in questa chiesa!»