COME DON BOSCO
PINO PELLEGRINO
LE MALATTIE DELL’EDUCAZIONE 9 - Il cosismo
Il “cosismoʺ è la malattia di chi è ammaliato dalle cose: nelle cose crede, dalle cose spera, le cose ama!
In una parola, è la malattia di chi pensa che tutto si possa risolvere con l’avere… cose!
«Ho gettato via la mia coppa quando ho visto un bambino bere alla fonte dalle proprie mani». È forse la frase più famosa dell’antico filosofo Diogene. Il più grande tesoro dell’uomo è vivere di poco ed esserne soddisfatto. Perché il poco non manca mai.
Le cose hanno, certo, il loro valore, ma un valore molto relativo. Le cose, di per sé, non sono fattori di crescita! Credere che per essere di più occorra avere di più è il tranello del ‘cosismo’. Basta aprire gli occhi per convincerci che come la ‘casa’ non fa la “famiglia”, così lo zainetto perfetto non fa lo scolaro perfetto. Vi sono scolari brillanti per nulla accessoriati!
Il virus del ‘cosismo’ si sta infiltrando sempre più in troppi cervelli, oggi. Le cose stanno superando in importanza le persone. Ieri si diceva: “Mia moglie”. Oggi si dice: “La mia auto”.
Le cose diventano criterio di valore. Chi non produce (vecchi, bambini) viene considerato inutile.
Le cose minacciano la nostra stessa identità. C’è chi pensa che per avere eleganza nei modi sia sufficiente avere roba firmata. Le cose creano mentalità: la mentalità del ‘produrre’, del ‘fare’.
Le cose causano insoddisfatti. Più cose si vedono, più diventano necessarie! Ieri erano le necessità a far nascere le cose; oggi sono le cose a far nascere le necessità. Un tempo si cercava l’acqua perché si aveva sete; oggi tutte quelle bibite, tutti quei gelati fanno nascere mille seti che, se non vengono soddisfatte, creano tensioni. Lo psicoanalista Massimo Recalcati è arrivato a dire che “l’ingorgo degli oggetti genera angoscia!”.
Le cose possono formare anche individui deboli. Avendo sempre più cose, finiamo con il far lavorare sempre meno noi stessi. Usiamo l’automobile più che i piedi, la calcolatrice più che il cervello, la biro per gli appuntamenti, più che la memoria… Sì: le cose possono addormentarci!
Un terzo danno causato dalle cose è più raffinato: troppe cose portano alla caduta del desiderio. Che cosa può ancora sognare per Natale un piccolo d’oggi già subissato da tutti i giochi elettronici possibili e da tutti i cibi ed i divertimenti immaginabili?
No, le cose non sono mai innocue! A forza di ‘avere’ sempre più, l’uomo rischia di non ‘essere’ più!
In altre parole: le cose ci arricchiscono di beni, ma ci impoveriscono d’umanità!
Per difenderci dal ‘cosismo’, proponiamo due strategie concrete.
Rafforzare l’uomo
È spiegabile che questa debba essere la prima mossa per battere il ‘cosismo’. Di fronte al prevalere dell’oggetto, è da saggi rafforzare il soggetto!
Ebbene, in questo caso, significa, in fondo, una cosa sola: rafforzargli il cervello! Datemi un ragazzo che sia davvero convinto dell’inganno del ‘cosismo’, e mi date un ragazzo che non si lascerà infinocchiare neanche dal più abile venditore! Ecco: a questo mira l’educatore patentato: a formare cervelli che non si accontentino di conoscere il prezzo delle cose, ma anche il loro valore!
Bentornata sobrietà!
Il rilancio della sobrietà è la seconda strategia che proponiamo per contrastare l’insidia del ‘cosismo’. Quando si parla di sobrietà non si parla di noccio-line americane!
La sobrietà protegge la salute. Tutti gli oncologi, ad esempio, sostengono che i tumori si sconfiggono anche a tavola. Il dimagrimento – dicono – previene il cancro e assicura una buona salute.
Tutti i medici, poi, aggiungono che si invecchia più lentamente mangiando di meno.
La sobrietà è libertà, è aria allo spirito. Varie ricerche hanno portato a questa conclusione: la ricchezza se supera un certo livello genera tensione. Chi è nell’abbondanza ha sempre voglia di avere qualcosa che gli manca. Non è libero: è alienato, intrappolato nell’asfissiante spirale del possesso.
La sobrietà forgia il carattere. I botanici sostengono che le querce robuste crescono nel magro. Lo stesso vale per l’uomo. La sobrietà porta la volontà in palestra! La sobrietà irrobustisce lo spirito; la sobrietà imbriglia l’irrazionale e ripristina la sovranità del soggetto!
II più grande problema pedagogico d’oggi, infatti, non è il bullismo, ma lo spegnimento quasi totale della capacità di combattere dei nostri ragazzi. La più grande tristezza oggi è vedere la massa di giovani, senza grinta, ragazzi con l’anima ad elettroencefalogramma piatto. È la prova che troppo benessere non è progresso, ma trappola!
La sobrietà è giustizia. Non è giusto che le famiglie italiane, ogni anno buttino via l’equivalente di 450 euro per lo spreco. Non è giusto che un miliardo e trecento milioni di tonnellate di alimenti finiscano nelle discariche di tutto il mondo.
L’arte di lasciar perdere
Il tempo è il nostro capitale principale: non possiamo né fermarlo, né metterlo da parte, né comprarlo. Ciò nonostante lo sprechiamo per colpa di abitudini inutili, per conformismo o ignoranza, quando, in realtà, sono pochissime le cose veramente utili da fare.
Non lasciatevi sommergere dalle email, dai messaggi di WhatsApp, Facebook, Instagram. Non accumulate troppi impegni, abbreviate le conversazioni telefoniche e i messaggi chilometrici. Fissatevi pochi obiettivi, ma che siano misurabili e precisi.
Ma soprattutto coltivate l’arte di lasciar perdere. Le fonti di stress della vita quotidiana sono molteplici: il traffico, i ragazzi maleducati, le code alle casse dei supermercati ecc. Non accumulate le recriminazioni e i nervosismi.