COME DON BOSCO
PINO PELLEGRINO
LE MALATTIE DELL’EDUCAZIONE 5 - L’educazione bonsai
Solo educatori cresciuti possono far crescere, solo genitori solidi possono avere figli solidi, solo genitori “grandi” avranno figli “grandi”.
È noto a tutti che ‘educare’ equivale a ‘far emergere’, a ‘suscitare’ l’Uomo nascosto in ogni bambino che approda sulla Terra, così come Michelangelo ha fatto emergere il capolavoro del David nascosto nell’enorme blocco di marmo che nell’Aprile 1501 vide abbandonato da 40 anni nel cortile del Duomo di Firenze. Ebbene, sta qui il cuore del nostro ragionamento: può far emergere una persona solo chi è emerso, solo chi ha fatto in sé l’esperienza della crescita! Può far crescere solo chi è cresciuto!
Chi è bonsai non potrà mai far emergere sequoia (le sequoie sono le piante più alte della Terra).
«Mi ricordo che fin da molto piccola – e per tutta l’infanzia e l’adolescenza – i miei genitori, per lasciarmi la massima libertà, non mi hanno mai detto devi fare questo o quello, fai in questo modo o in quell’altro, questa cosa è giusta e questa è sbagliata, quello ha torto quell’altro ha ragione… dovevo essere libera di scegliere e di decidere su tutto senza che vi fossero “interferenze” degli adulti… dovevo fare soltanto quello che mi piaceva e non dovevo preoccuparmi di ciò che volevano gli altri.
Loro hanno agito così a fin di bene, ma io senza delle indicazioni in realtà poi non sapevo che cosa fare, cercavo di ispirarmi a loro, di capire che cosa pensavano e come si sarebbero comportati al posto mio; ma il più delle volte non sapevo che cosa fare, che cosa scegliere e quindi mi comportavo a caso, a capriccio, senza sapere se la mia scelta fosse buona o cattiva. Per questo sono stata sempre molto indecisa, molto dibattuta, troppo… e anche, forse, troppo concentrata su me stessa – sui miei bisogni, sui miei diritti – e troppo poco sugli altri, sulle loro esigenze; una delle frasi che i miei genitori mi ripetevano spesso era “tu appartieni soltanto a te stessa…” ma ogni volta che loro dicevano queste parole io mi sentivo ansiosa, mi sentivo sola, senza un’appartenenza…»
L’ora di crescere
Il messaggio che vogliamo lanciare è una supplica: “Genitori, per favore, crescete!”. I nostri ragazzi hanno bisogno di riempirsi gli occhi di adulti limpidi, ben definiti. Bisogno di padri e di madri che si comportino da genitori, non da amici.
L’allarme è così urgente che vien lanciato da tutte le sponde.
La scrittrice Elena Loewenthal ci avvisa: “I nostri poveri adolescenti, già confusi per i fatti loro, potrebbero trarre danni irreparabili dal confronto con gli adulti marmocchi, resistenti alla crescita e tanto più se sono i propri genitori. Quindi mamme e papa frizzanti, bando agli affanni del giovanilismo coatto. È arrivata – finalmente – l’ora di crescere!”.
Antonio Mazzi ci manda a dire che “l’anello debole della nostra società sono i quarantenni, non i quindicenni. La fragilità dei quarantenni è spaventosamente patologica: uomini grandi, ma piccoli; potenti, ma fragili; ricchi, ma vuoti; sempre amanti, mai mariti!”. Sulla stessa lunghezza d’onda della scrittrice e di don Mazzi è il pedagogista americano Charles Galea, esperto nel ricupero dei ragazzi difficili nei riformatori degli Stati Uniti: “Se avete 40 anni, non comportatevi come se ne aveste 16! I vostri figli vogliono qualcuno da rispettare. Forse non hanno il coraggio di dirvelo, ma non vi sono dubbi su quello che pensano: ‘Comportatevi da genitori, non da coetanei!’”.
La pedagogista Anna Oliverio Ferraris scrive: «Bisognerebbe riuscire a dare al bambino che cresce dei diritti e dei poteri (di espressione, di riunione, di partecipazione); insegnargli a cavarsela da solo (comportandosi con fermezza); insegnargli a compiere delle scelte il che, ovviamente, implica che egli sia in possesso delle informazioni e delle abilità necessarie».
Avere un progetto
Una delle ultime ricerche, che ha coinvolto 635 giovani tra i 14 ed i 19 anni, parla chiaro. Alla domanda: “Quale atteggiamento dei tuoi genitori ti dà più fastidio?”, la risposta più gettonata (29%) è stata: “Vederli fare ad ogni costo i nostri amici!”; seguono l’incomunicabilità (23%) e la paura maniacale di tutto e di tutti. La vittoria sulla microcrescita è possibilissima se ci liberiamo dall’idea che solo la giovinezza sia vita! Questo è ‘giovanilismo’, “l’idolo postmoderno più potente e più perverso” (Armando Matteo). Giovanilismo è voler essere giovani ad ogni costo, anche quando si è giunti alla stagione in cui si mettono i denti nel bicchiere prima di coricarsi. Giovanilismo è ricorrere ad interventi estetici con l’illusione di fermare l’orologio biologico. La vittoria sul “rachitismo” pedagogico è possibile solo se ci si libera dai residui infantili ed adolescenziali rimasti in noi.
È positivo che i genitori abbiano un progetto per il bambino, delle idee sul suo sviluppo e che gli indichino delle vie. È difficile per una persona che cresce e che conosce ancora poco del mondo che lo circonda, costruirsi come individuo autonomo se nessuno fa mai dei progetti per lui, se nessuno gli dà delle indicazioni o gli prospetta delle possibilità o gli indica delle strategie di comportamento.
La pedagogia è stata stampata su carta migliaia di volte, in milioni di copie.
La trovi in tutte le lingue. Eppure l’umanità è ancora ferma. Che cosa aspetta? Aspetta Uomini di fatti, non di fiato, Uomini riusciti: personalità d’alto fusto. Poi si muoverà!