COME DON BOSCO
PINO PELLEGRINO
LE MALATTIE DELL’EDUCAZIONE 4 - La sclerocardia
Non amare i figli è inimmaginabile! Eppure oggi, nelle famiglie l’analfabetismo emotivo ci pare si diffonda sempre più. La mancanza di tenerezza è ai minimi storici. Quando parliamo di ‘durezza di cuore’ non siamo nel regno della fantasia. La ‘sclerocardia’ abita anche in Italia!
Lo psichiatra Paolo Crepet è molto chiaro: “Dietro migliaia di luci accese nei condomini delle nostre città si nascondono solitudini, rancori, latitanze affettive”. Non meno esplicito, Marcello Bernardi: “Viviamo in un mondo sempre più povero di amore. Questo è il grande rischio che vedo davanti ai nostri bambini!”. Anche l’educatore Antonio Mazzi: “La crisi più profonda oggi parte dalla mancanza di abbracci, di relazioni, di amicizia, di tenerezza”.
Strategie
♦ Il primo passo è manifestare caloroso incoraggiamento ai figli.
Affinché la vostra famiglia sia ricca di calore e affetto, occorre che creiate un ambiente favorevole a questo proposito. Forse direte: «Lei non sa come sia il mio coniuge», o: «Mio figlio non è esattamente un perfetto esempio d’amore, affetto e devozione». Sono certo che abbiate ragione. Cominciate dunque a compiere piccoli passi.
Compiere piccoli passi significa che, se avete venti cose da esaminare con vostro figlio adolescente quando torna a casa da scuola e molti aspetti da trattare riguardano incombenze a cui vostro figlio avrebbe dovuto pensare, ma non l’ha fatto, dovreste aspettare. Quando incoraggiate i vostri figli e il vostro coniuge, avete la possibilità unica di farli sentire speciali.
Per incoraggiare i vostri figli, dovrete anche presentare loro aspettative realiste. Molti bambini hanno un’autostima molto ridotta. Si confrontano continuamente con gli altri e ritengono di uscire sistematicamente perdenti. Quando sono in questione l’intelligenza, la bellezza e il denaro, la nostra società non è tenera con questa generazione di giovani. Se non stiamo attenti, noi genitori manifesteremo le stesse aspettative culturali non realiste che i nostri figli sperimentano ogni giorno.
L’educazione basata sul caloroso incoraggiamento, invece, fa sentire i figli amati e accolti, anche in un contesto di disciplina.
Ogni bambino ha bisogno di qualcuno che pensi in termini irrazionalmente positivi di lui». I bambini che vivono in un ambiente ricco d’affetto, calore e incoraggiamento si sentono ascoltati e apprezzati; hanno dunque la fiducia necessaria a uscire e affrontare la vita, perché sanno che i genitori credono in loro e li apprezzano.
♦ Applicate il “principio don Bosco”: non importa che i figli siano amati, importa che se ne accorgano!
È noto a tutti che vi sono parole che gelano i cuori, altre che li riscaldano; parole che schiacciano e parole che innalzano: parole pallottole e parole carezze. Ditemi se non sono vitamine psicologiche allo stato puro, parole come queste, dette al figlio: “Sei favoloso!”. “Siamo orgogliosi di te!”. “È bello averti come figlio!”? Queste sono parole terapeutiche. Privare di esse il figlio, è disidratargli l’anima, è devitalizzarlo. Non usiamole con il contagocce: quelle sono parole benedette!
Forse non tutti sanno che gli studiosi stanno ancora cercando una medicina più efficace delle parole di seta!
♦ La ‘sclerocardia’ si combatte con le coccole.
I figli hanno bisogno di affetto e contatto fisico da parte dei loro genitori. Se non ne ricevono, quando cresceranno li cercheranno in altre sedi, presso persone che potrebbero strumentalizzarli. Il contatto fisico è un’importante forma di benedizione.
Alcuni anni fa era in circolazione un magnifico lavoro intitolato “La terapia delle coccole”. L’autore, Piero Balestro, provava che il contatto pelle a pelle ha effetti prodigiosi: giova alla crescita, previene le malattie, migliora l’umore, stabilizza le funzioni cardiache.
Una cosa è certa: cinque secondi di carezze comunicano più salute che un’ora di parole! Con le coccole mandiamo al figlio mille messaggi positivi. Gli diciamo: “Ti amiamo. Siamo contenti che tu ci sia. Tu ci importi. Sei prezioso!”. Non per nulla la parola ‘carezza’ deriva dal latino ‘carus’, nel senso di ‘caro’, e di ‘prezioso’. La carezza è sempre una dichiarazione di valore! Le coccole fanno così bene che alcuni psicologi propagandano il ‘metodo della mamma canguro’. Il contatto pelle a pelle tra il bambino e la madre è terapeutico, giova alla crescita, fa passare la ‘bua’. Così la scienza ha provato ciò che le mamme sapevano da tempo: le coccole fanno passare la ‘bua’!
Le coccole assicurano al bambino la fiducia di base nella vita che secondo lo psicanalista statunitense Erik Erikson è il pilastro fondamentale della personalità sana.
Un bambino privo di coccole, molto facilmente, sarà un adulto apprensivo, ansioso, incerto, incapace di serenità e di sicurezza.
La confessione di una psicologa la dice lunga: “Si attaccano al collo della bottiglia perché da piccoli non hanno potuto attaccarsi al collo della madre!“.
♦ Finalmente, la ‘sclerocardia’ si combatte regalando gentilezze.
Il famosissimo pediatra americano Benjamin Spock era solito ricordare alle mamme che “la cura amorevole data con gentilezza ai figli vale cento volte di più di un pannolino messo alla perfezione”.
Regalare gentilezze, infatti, è uno stile di vita che sta sulla sponda opposta della ‘durezza di cuore’: è accompagnare il bambino a letto e non mandarlo; è fargli una sorpresa; è preparargli la pietanza che gli piace tanto; è partecipare alla recita scolastica di fine anno, anche a costo di lasciare un impegno di lavoro importante.
Siatene certi: per tutta la vita il figlio si ricorderà che avete preferito lui ai vostri impegni!
Per tutta la vita si ricorderà d’aver avuto genitori che con il loro alto voltaggio emotivo riscaldavano la casa anche con i termosifoni spenti.