BS Febbraio
2022

COME DON BOSCO

PINO PELLEGRINO

LE MALATTIE DELL’EDUCAZIONE 2 - La Tarantolite

La seconda malattia dell’educazione che prendiamo in considerazione si chiama la tarantolite. Il vocabolo non è riscontrabile sui dizionari vari, ma la sua presenza è riscontrabile nell’intero territorio nazionale (sempre con le dovute, gradite, eccezioni!).

Sulla spiaggia, due mamme sedute sulle sedie a sdraio, conversano tenendo d’occhio i bambini. Un bambino si avvicina alla madre: «Mamma, fa caldo. Posso togliermi la maglietta?» «No! Poi ti raffreddi!». Dopo un istante: «Mamma posso giocare con la sabbia?» «Sei matto? Ti si infila dappertutto». Un minuto dopo: «Mamma, posso andare fino all’acqua?» «Neanche per sogno! È piena di batteri!». Poco dopo: «Mamma, posso guardare quelli che giocano a pallavolo?» «No, e se ti prendi una pallonata?». Mogio mogio il bambino si siede accanto alla madre, che sbuffando dice all’altra: «Lo vedi? È un bambino terribile».!

I genitori affetti da questo male hanno il cervello rosicchiato da mille problemi: “Il bambino sarà o non sarà sano?». «Dottore, la vaccinazione gli porterà delle complicazioni?”. “Non ha ancora fatto certe domande, sarà normale?”. “Non mangia il pesce, cosa fare per dargli una dieta integrale?”. “Non ha ancora iniziato a parlare: sarà intelligente?”

E fin qui niente di grave. Il guaio è che queste paturnie infettano i figli che finiscono per pensare di essere creature fragili e indifese, finite in un mondo che nasconde pericoli e insidie dietro ogni angolo.

Le trappole

Avere dei figli è la cosa più bella della vita ed aiutarli a crescere è l’arte delle arti. Purtroppo è abbastanza frequente che nei cervelli dei genitori si annidi qualche malefico virus. È facile che i genitori cadano nelle trappole di una frenesia parallela e perdano di vista l’obiettivo che è quello di tirar su ragazzi sicuri di sé, indipendenti e riflessivi.

Per esempio:

La trappola del bambino da manuale:  i libri di psicologia stabiliscono le tappe della crescita del bambino. “Il mio non rispetta la tabella di marcia! Abbiamo in casa un ritardato!?”. Il bambino da manuale esiste solo sui libri.

La trappola del bambino televisivo: il bambino televisivo è una gioia di bambino! Non suda, non fa capricci, non ha bisogni, tranne quello di un po’ di Nutella, peraltro subito soddisfatto… Spenta la televisione, che delusione! Il bambino televisivo è un’astuta invenzione.

La trappola del bambino del vicino: “Lui sì che è bravo! Lui studia, lui ubbidisce, lui è educato…!” il bambino della famiglia che ci sta di fronte è quasi sempre un’illusione.

La trappola del pronto soccorso: questa è probabilmente la trappola più comunemente incontrata dai genitori. I genitori odiano vedere i figli infelici, soffrire per qualcosa. Di conseguenza, spesso risparmiano ai propri figli questa esperienza, risolvendo i problemi al posto loro e nel modo più rapido possibile. Tuttavia, quanto più spesso ciò accade, tanto più è probabile che il figlio se lo aspetti. La conseguenza è che il figlio impara ad aspettarsi che qualcun altro accorrerà sempre in suo aiuto e così non avrà l’opportunità di imparare a risolvere i problemi da solo.

La trappola della fretta: i genitori vogliono fare tutto il possibile per i figli e si sentono obbligati a rispondere subito a tutte le loro richieste. Un grosso problema della generazione della gratificazione istantanea è la riluttanza dei bambini e degli adolescenti ad attendere qualcosa. Anche una semplice attesa tende a creare un clima di preoccupazione e incertezza nei bambini di oggi, e questa è una cosa che i genitori trovano insopportabile, specialmente quando hanno la possibilità di alleviare questa preoccupazione.

La trappola della pressione: tutti i genitori sono orgogliosi di condividere con gli altri i risultati dei propri figli. Sono quindi soggetti a un continuo bombardamento di messaggi dalla scuola, dagli allenatori, dalla famiglia e dagli altri genitori sul fatto che i figli dovrebbero rendere al massimo livello in ogni campo della loro vita. I genitori spingono i figli a essere i migliori della classe, i migliori della squadra e ad avere il maggior numero possibile di amici. Spesso il risultato, nonostante le buone intenzioni, è il fatto che un figlio finisce per essere troppo carico di impegni. Inoltre, molti ragazzi vengono sollecitati ben oltre il proprio livello di sviluppo ottimale, il che diventa assillante e produce insicurezza.

La trappola del dare: molti genitori sognano di dare ai propri figli tutto ciò che desiderano e certamente nessuno vuole che i propri figli si sentano inferiori agli altri. Il risultato è che molti cadono nella trappola di fornire beni materiali che i ragazzi non si sono guadagnati in alcun modo. Quando i figli ottengono qualcosa senza conquistarselo, perdono ogni spinta motivazionale. Finiscono per avere tutto ed essere infelici.

La trappola del senso di colpa: il senso di colpa è un vero problema per i genitori. I genitori non vogliono essere la causa dell’infelicità dei figli. In ogni caso, sono davvero tentati di arrendersi e di concedere al figlio tutto ciò che vuole. Così tendono a essere fin troppo indulgenti e concedere loro tutto. Questo può anche accadere, di tanto in tanto, ma quando diventa una regola e un’aspettativa del ragazzo, sorge un problema. I ragazzi possono imparare in fretta i ricatti morali. E diventare incapaci di sopportare un rifiuto.        

DUE COMPLESSI

La tarantolite, oltre alle trappole descritte, è rinforzata da almeno due complessi. Il complesso dell’assedio e il complesso dell’Omino Bianco.

Qui noi, per ‘complessi’, intendiamo quelle ossessioni mentali che infettano e turbano i nostri pensieri.

Il complesso dell’assedio è quello proprio dei genitori che temono che il bambino corra sempre qualche pericolo. Il figlio ha ormai 10-11 anni ed ancora lo accompagnano a scuola che è a poche centinaia di metri da casa! E poi l’antifona continua: “Non parlare con nessuno! Non salutare nessuno! Non accettare niente da nessuno!”. Ed ecco i nostri bambini carichi di paure! Ce lo manda a dire quella ragazzina di 12 anni che ha scritto una poesia dal titolo che dice tutto: Il nome di mia madre è ‘Affanno’.

Nella poesia fa passare i mesi dell’anno e per ognuno trova un motivo di affanno da parte della madre. A gennaio c’è il freddo; a febbraio l’influenza; a marzo il vento; ad aprile il primo sole; a maggio le allergie… Proteggere il bambino è assoluto dovere, ma terrorizzarlo no!

Il complesso dell’Omino Bianco è quello dei genitori con l’ossessione della pulizia.

Non fanno pena i bambini che non possono toccare il mondo per paura di sporcarsi?

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