La Buonanotte

B.F. Disegno di Fabrizio Zubani

L’asino del convento

La storia è accaduta da qualche parte in Medio Oriente. Una comunità di sorelle religiose molto giovani viveva davvero il voto di povertà. L’orto del convento ben curato produceva tutto ciò di cui avevano bisogno. Permetteva loro di nutrirsi in modo sobrio ma sufficiente e di provvedere a tutte le altre spese indispensabili. Andavano in città a vendere fagioli, pomodori, cipolle, patate, insalate, peperoni sul mercato cittadino.
Essendo troppo povere per avere un veicolo, portavano le ceste a piedi e il monastero era piuttosto lontano dalla città.
Un giorno, pensarono che sarebbe stato bello avere un asino per il trasporto. Per ottenerlo, decisero di fare una novena a San Giuseppe.
Per farglielo capire, la sorella più artistica del convento disegnò un asinello e attaccò il disegno ai piedi della statua di San Giuseppe nella cappella.
Ogni mattina e ogni sera per nove giorni, alla fine degli uffici di Lodi e di Vespri, aggiungevano una piccola preghiera: “San Giuseppe, tu sei stato attento alle necessità della tua Famiglia di Nazareth, vedi la nostra difficoltà e procuraci un asino che ci aiuti a portare la verdura al mercato».
Il nono giorno, al mattino, il campanello alla porta del convento tintinnò. La sorella portinaia aprì e si trovò davanti il contadino di una fattoria vicina.
Il contadino teneva in mano una corda e all’estremità della corda c’era un bell’asino grigio dallo sguardo mite e paziente.
«Se lo volete, sorelle, e se ne avete bisogno, ve lo regalo» disse il contadino.
La suora non credeva ai suoi occhi e alle sue orecchie. Lo ringraziò calorosamente. «Però» continuò il generoso vicino «questo asino ha un difetto: gli manca la coda. È nato così. Non è molto estetico. Ma questo non gli impedisce di essere docile e forte».
Naturalmente la suora si affrettò a dire che lei e la sua comunità non vedevano alcun danno in quel leggero handicap, e che accettavano l’asino come “novizio” del convento.
Ci fu un’esplosione di gioia e di stupore per la risposta di San Giuseppe. «Grazie, san Giuseppe. Il tuo dono sarà trattato con grande rispetto!»
I giorni passavano. L’asino si rivelava molto docile e molto coraggioso e anche molto felice della sua famiglia adottiva.
Una mattina, la sorella artista si accorse improvvisamente di non aver tolto il foglietto che aveva messo ai piedi della statua di San Giuseppe all’inizio della novena. Quel piccolo promemoria era ormai inutile.
Quando dispiegò il foglio per ricordare il disegno che aveva fatto tre settimane prima, fu presa da un sussulto di commozione.
Perché nella fretta si era dimenticata di disegnare una coda all’asino…   
<<In quel giorno le sorelle impararono che il Signore
non manca né d’attenzione,
né d’umorismo.>>
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