BS Febbraio
2023

L'INVITATO

SARAH LAPORTA

La Dottoressa Maria Rita Scrimieri «La beata Alexandrina Maria da Costa è la perla preziosa della mia vita»

«Mi lasciai interpellare da questa storia che mi apriva le porte verso una realtà fino a quel momento a me completamente sconosciuta: l’esperienza mistica». Incontro con la dottoressa Maria Rita Scrimieri, psicologa e psicoterapeuta, responsabile del Centro Internazionale Salesiano di Spiritualità di Balasar.

Come hai conosciuto la storia di Alexandrina?

Attraverso il libro di padre Amorth “Dietro un sorriso” agli inizi degli anni ’90. Avevo 40 anni. In quel periodo io mi dedicavo completamente al mio lavoro nel campo clinico come psicologa e psicoterapeuta. Da quando avevo iniziato gli studi universitari avevo abbandonato ogni interesse religioso. Da venti anni circa, ero quindi lontana da tutto ciò che riguardava la fede e la frequentazione della Chiesa. Ero sposata, mio marito era medico psichiatra, entrambi ci occupavamo della sofferenza mentale.

Che cosa ti colpì?

Quando in libreria vidi il libro di padre Amorth, mi colpirono due dati biografici di Alexandrina, riportati nella copertina del libro: il primo riguardava il fatto che aveva vissuto gli ultimi 13 anni della sua vita solo di Eucaristia, senza più assumere né cibo né bevande.

Il secondo dato biografico era legato al fatto che lei, paralizzata dall’età di 21 anni (1925), dall’ottobre del 1938 fino alla primavera del 1942, ogni venerdì, recuperando i movimenti del corpo, aveva rivissuto la Passione di Gesù dalle 12 alle 15 del pomeriggio. Terminata l’esperienza della Passione, ritornava poi a letto paralizzata.

Questi due fatti mi colpirono ed attirarono il mio interesse clinico: come era possibile che una persona vivesse 13 anni senza alimentarsi, e come era possibile che potesse recuperare i movimenti del corpo giacché era paralizzata? Si trattava di un caso di isteria e quindi appartenente alla clinica psichiatrica? Comprai quindi il libro per poter dare una risposta ai miei interrogativi: se si fosse trattato di patologia clinica, lo avrei compreso data la mia formazione in questo campo, se invece si fosse trattato d’altro, allora questa storia poteva avere qualcosa da dirmi.

Hai cercato le prove scientifiche?

Letto il libro di padre Amorth che riguardava un primo approccio biografico della vita di Alexandrina, approfondii la mia ricerca attraverso altri libri citati dall’autore, scritti dai coniugi Signorile di Milano. In queste prime letture non trovavo nulla che potesse essere riferito ad una patologia, ma nello stesso tempo andavo alla ricerca dei documenti clinici che erano stati stilati dai medici lungo l’arco della vita di Alexandrina, compresi quelli relativi all’osservazione avvenuta in un reparto per disturbi dell’alimentazione nell’Ospedale della Foce di Oporto, dove Alexandrina era stata ricoverata per 40 giorni, dopo 2 anni di digiuno totale. Trovai la risposta nel libro “Cristo Gesù in Alexandrina”, una edizione extracommerciale pubblicata dal Salesiano don Umberto Maria Pasquale che aveva conosciuto e seguito personalmente Alexandrina come padre spirituale: nell’appendice del libro erano pubblicati tutti i documenti clinici che mi interessavano riguardanti sia la diagnosi della paralisi dovuta alla mielite alla spina dorsale e sia la relazione clinica redatta dopo l’osservazione di 40 giorni, alla fine della quale veniva appurato che Alexandrina, sotto rigido controllo infermieristico sia di giorno sia di notte, non aveva assunto né cibo né bevande: aveva ricevuto solo la Comunione eucaristica come aveva chiesto prima di essere ricoverata. Inoltre il suo stato psichico era normale e non presentava nessuna alterazione psicopatologia. Per la scienza medica il caso di Alexandrina era inspiegabile ed apparteneva più alla mistica che doveva quindi pronunciarsi in merito.

Come cambiò il tuo pensiero?

Arrivata a questo punto mi arresi, nel senso che finiva la mia ricerca come psicologa, in quanto sia dalla mia lettura sia dai documenti clinici stilati quando Alexandrina era viva, non emergeva nulla di patologico, per cui, come cristiana, mi lasciai interpellare da questa storia che mi apriva le porte verso una realtà fino a quel momento a me completamente sconosciuta: l’esperienza mistica per la quale l’autorità competente per valutarne l’autenticità era la Chiesa e non la scienza medica. Pertanto la teologia spirituale e mistica fornivano quelle categorie di pensiero per poter comprendere l’esperienza mistica di Alexandrina, i suoi dialoghi con Gesù e la Vergine Maria, le sue lotte contro il demonio che l’attaccava, non come allucinazioni ma come facenti parti di un’esperienza autentica spirituale che nella mistica cristiana ha il suo centro nella Persona di Gesù Cristo crocifisso e risorto.

A questo punto la storia di Alexandrina mi arricchiva anche da un punto di vista professionale poiché grazie alle mie conoscenze scientifiche nel campo della psicologia, la “scoperta” della realtà mistica, mi permetteva di poter effettuare una diagnosi differenziale per non scambiare un Santo con una persona “malata” solo perché non avevo una chiave di lettura adeguata della sua esperienza.

Ma non è un “inno” di dolore?

Le lettere che Alexandrina aveva scritto al suo primo direttore spirituale, padre mariano Pinho, gesuita, mi misero in contatto diretto con i dialoghi che avvenivano tra lei e Gesù, dialoghi sempre orientati ad esprimere l’amore infinito di Gesù verso tutte le anime per le quali desiderava ardentemente la salvezza e la felicità e sulle quali voleva riversare la sua infinita misericordia.

Mi mettevano inoltre in contatto con il dolore che Gesù comunicava ad Alexandrina per quanti respingevano il suo amore e per quanti rischiavano l’infelicità eterna respingendo le sue grazie.

Alexandrina, era stata scelta e chiamata ad essere, con Gesù crocifisso, un canale per diffondere la misericordia di Dio sulle anime cooperando con Lui per la loro salvezza e felicità.

Scoprii pertanto, attraverso gli scritti di Alexandrina, una terza dimensione del dolore a me sconosciuta fino a quel momento: conoscevo infatti il dolore fisico e la sofferenza fisica per malattia o per altre cause fisiche, conoscevo la sofferenza umana legata a vicende dolorose della vita, e la sofferenza mentale alla quale avevo dedicato la maggior parte della mia vita fino a quel momento. Ma attraverso l’esperienza mistica di Alexandrina, scoprii un ulteriore livello di sofferenza umana, quella cioè che deriva dalla separazione da Dio e che Gesù sperimentò per primo durante l’agonia nell’orto degli ulivi fino alla sua crocifissione e morte espressa nel grido. “Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?”

L’esperienza mistica di Alexandrina gettava un fascio di luce profonda sull’opera redentrice di Cristo, opera nata e sostenuta dall’amore infinito della Trinità verso l’essere umano. Proprio alla luce di questo amore divino che ora raggiungeva anche me, compresi la grandezza di Alexandrina e la sua generosità incondizionata nel cooperare con Dio per la felicità delle anime condividendo con Lui l’opera redentrice.

Come nacque l’idea del centro di Balasar?

In quel periodo avevo 40 anni, e con Alexandrina avevo trovato la “Perla preziosa” della mia vita il “tesoro del campo” senza il quale non avrei più potuto vivere perché avevo trovato la risposta agli interrogativi profondi che ogni essere umano porta in sé e che ruotano intorno al senso della vita e al mistero della morte.

Nel 1996 per la prima volta mi sono recata a Balasar per restare qualche giorno nei luoghi dove Alexandrina era vissuta. Da quel momento vi ritornai ogni anno stringendo amicizia con alcune persone del luogo che mi ospitavano e con il Parroco di Balasar. Piano piano nacque in me il desiderio di aprire a Balasar una Casa per accogliere i pellegrini poiché a Balasar non c’era nulla di ciò e quando portavo con me qualche amico o cooperatore italiano dovevo sempre chiedere ospitalità alle amiche portoghesi.

Il sogno di una Casa salesiana a Balasar è rimasto alcuni anni nel mio cuore; nel frattempo avevo pubblicato in Italia un libro su Alexandrina “Come l’ape di fiore in fiore…”, avevo partecipato in Mexico al Congresso eucaristico internazionale nel 2004 presentando la figura di Alexandrina che aveva vissuto gli ultimi 13 anni della sua vita in digiuno totale e ricevendo solo l’Eucaristia.

C’è un miracolo di Alexandrina?

Per la sua Beatificazione nel 2004 avevo scritto per l’Osservatore Romano un articolo sulla guarigione di una donna affetta dal morbo di Parkinson, guarigione riconosciuta come miracolo per la Beatificazione, e nel 2011 al Congresso internazionale dell’adma su Maria Ausiliatrice, svoltosi in Polonia, ho presentato una relazione sul ruolo della Beata Alexandrina nella Consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria avvenuta nell’ottobre 1942.

Il sogno di una Casa a Balasar mi accompagnava sempre e così nel giugno 2009, aiutata da alcuni cooperatori italiani, ho preso in affitto la casa che pochi anni dopo è stata comprata. Nel luglio 2009 infatti, veniva a mancare improvvisamente mio marito a causa di un linfoma; anche lui si era affezionato ad Alexandrina e condivideva i progetti che desideravo realizzare. Noi non abbiamo avuto figli, ero sola e così ho venduto la nostra casa ed il mio studio ed ho messo a disposizione dei Salesiani del Portogallo la somma necessaria per comprare la casa di Balasar per dare così vita insieme al Centro internazionale salesiano di spiritualità. Poco dopo i Salesiani hanno completato l’acquisto dell’immobile che comprendeva una ulteriore parte, ex fabbrica di tessuti, ora ristrutturata e che è diventato un unico immobile di circa 1000 m2.

Sta nascendo così il Centro Internazionale salesiano di spiritualità, che vuole essere un punto di accoglienza per chiunque si rechi a Balasar e che ha lo scopo di approfondire e diffondere il messaggio della Beata Alexandrina, ed il carisma di don Bosco alla luce dell’esperienza mistica sia di Alexandrina sia dell’italiana Vera Grita, salesiana cooperatrice portavoce dell’Opera dei Tabernacoli Viventi, Opera alla quale sono personalmente consacrata.

Che cosa dicono al nostro tempo i santi “mistici”?

Credo che l’esperienza di Alexandrina, insieme a quella di altre mistiche del nostro tempo, come la francese Marta Robin, vissute entrambe per molti anni solo di Eucaristia, 50 la prima e 30 la seconda, siano di grande attualità per i nostri tempi moderni poiché richiamano la nostra attenzione come cristiani in una società fortemente secolarizzata, sull’importanza della vita sacramentale, la Comunione eucaristica e la Confessione, fondamento della pedagogia di don Bosco. Mettere in contatto i giovani e non solo, con il Cristo vivo presente nell’Eucaristia che può agire nelle anime prendendone possesso è oggi di fondamentale importanza per contrastare l’onda distruttrice di una mentalità che svuota la vita dei giovani, e degli adulti, proponendo una pseudo felicità facile, a portata di mano come la droga, l’alcool, in una visione della vita solo immanente, senza prospettive di eternità.         

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