DON BOSCO NEL MONDO
MARCELLA ORSINI
Il Poligono Industrial Don Bosco di San Salvador
Fondato al posto di una discarica, è la risposta salesiana a marginalità e insicurezza.
L’Ispettoria salesiana del Centramerica (CAM) raccoglie ben sei Paesi: Guatemala, Honduras, Costa Rica, Panama, Nicaragua e El Salvador, dove i Figli di Don Bosco hanno fondato la prima missione nel lontano 1889.
Nel Paese è presente una varietà di opere tale da dare una risposta completa e integrale a tutti i bisogni delle ragazze e dei ragazzi in difficoltà. Esempio per tutte è il Poligono Industrial Don Bosco, un insieme di strutture educative, formative, associative e imprenditoriali per l’educazione integrale, l’istruzione, la formazione tecnico-professionale e il lavoro dei ragazzi salvadoregni in difficoltà. Il Poligono Industrial Don Bosco è stato fondato al posto di una discarica, alla periferia della capitale San Salvador, dal salesiano di origine spagnola don José María Moratalla Escudero, per tutti padre Pepe, che troviamo alla guida di questa grande opera ancora oggi, insieme a tutta la comunità salesiana Don Rua di El Salvador.
Il Poligono Industrial Don Bosco, con il supporto della Fundación Salvadoreña Educación y Trabajo (edytra) offre istruzione primaria, secondaria e formazione tecnico-professionale a 437 bambini e ragazzi provenienti dai contesti più difficili della periferia della città, in cui dominano la violenza, la disgregazione familiare e sociale, l’insicurezza economica data dalla mancanza di accesso a opportunità lavorative continuative e formali e l’assenza di servizi pubblici di base per l’istruzione e la salute.
Sebbene disponga di otto laboratori per l’acquisizione di competenze tecniche, il Poligono Industrial Don Bosco è caratterizzato da un approccio integrale che non tende a rendere i ragazzi meri contenitori di competenze per l’inserimento nel mondo del lavoro, ma veri e propri protagonisti nelle catene di valore locali, non solo per lo sviluppo economico dei territori di appartenenza, ma per la realizzazione di percorsi orientati all’autonomia personale e di intere comunità.
L’educazione e la formazione presso questa vivace opera salesiana a San Salvador sono una questione di fiducia in se stessi e di empowerment di una generazione in cui nessuno ritiene di investire sia economicamente sia umanamente. Si tratta di bambini e ragazzi i cui diritti umani vengono costantemente violati. Sono soli, abbandonati alla vita nelle strade, vittime di sfruttamento e di ogni forma di abuso, esposti a un facile “arruolamento” nelle bande criminali della città, senza alcuna prospettiva se non quella del degrado e della violenza che, troppo spesso, li porta alla morte.
In quasi tutte le municipalità di El Salvador sono affiliate alle cosiddette pandillas più di 62 mila persone, tra cui bambini e ragazzi, privi di un sostegno familiare e educativo, che vengono sfruttati per le estorsioni e lo spaccio di droghe di cui loro stessi diventano consumatori.
Nell’affiliazione alle famigerate maras, le gangs criminali salvadoregne, si utilizza il linguaggio della familiarità, dell’amicizia, del patto di fiducia indissolubile che stravolge il paradigma positivo che questi concetti portano con sé. In un bambino e in un ragazzo che vive per strada viene innescata, così, la falsa convinzione che non esistano alternative e che la vita sia solo prevaricazione, conflitto e violenza.
Piccolo, ma turbolento
El Salvador è il più piccolo Paese dell’America Centrale. Ricco di bellezze naturali e di risorse, segnato da un lungo e sanguinoso conflitto armato tra l’esercito governativo e le forze ribelli del Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN) ufficialmente terminato nel 1992, El Salvador viene troppo spesso ricordato per le vicende sanguinose e per le guerriglie tra le pericolosissime maras della criminalità organizzata che si diramano anche a livello internazionale e che hanno spinto e spingono le persone vittime delle loro azioni criminali a migrare negli Stati Uniti.
Particolarmente drammatica è stata la giornata del 26 Marzo 2022, quando si sono registrati su tutto il territorio nazionale 62 omicidi, il più alto numero di morti in un solo giorno dalla fine della guerra, provocato dal conflitto tra le due gang in lotta tra loro, la Mara Salvatrucha, in breve la MS-13 e il Barrio 18.
Il giovane e popolare presidente Nayib Bukele ha proclamato lo “stato di emergenza”, attraverso le sue piattaforme social, al fine di raggiungere il consenso di quante più persone possibile, spaventate e dominate da un vero e proprio clima di terrore.
Immediatamente all’indomani del proclama del Presidente, il Parlamento ha eseguito l’ordine presidenziale, dando inizio a una serie di provvedimenti fortemente limitanti per le libertà individuali e lesivi dei diritti umani, dal prolungamento dello stato di detenzione al divieto di difesa legale per gli accusati di appartenenza alle gangs criminali.
Molte organizzazioni internazionali hanno denunciato il governo salvadoregno di essere una dittatura celata da democrazia protettiva per la popolazione civile che, invece, attua un estremismo securitario attraverso i militari per le strade e l’abolizione di ogni forma di ricorso legale per gli accusati di affiliazione criminale, anche quando le accuse sono rivolte nei confronti di minori in completo stato di abbandono e di costrizione.
Oltreché dall’insicurezza e dalla violenza, quasi gli ultimi tre anni sono stati segnati da un aumento significativo delle disuguaglianze dovuto all’impatto della pandemia di Covid-19 sulla popolazione, soprattutto più fragile, con un aumento della povertà del 4,6% tra il 2019 e il 2020, soprattutto nelle aree rurali rispetto a quelle urbane e la riduzione del Prodotto Interno Lordo (pil) dell’8,1% nel 2020, nonostante l’immediata riposta del Governo al contenimento della pandemia.
In questa tensione e nell’impoverimento delle famiglie i Salesiani di Don Bosco di San Salvador, insieme a un’associazione di imprese e alla Fundación EDYTRA, operano nel Poligono Industrial Don Bosco, affinché sia offerto ai giovani più marginalizzati un progetto di una vita libera dalla criminalità organizzata e dal rischio costante di venire uccisi o detenuti in giovanissima età, privati della possibilità di intraprendere un percorso di riabilitazione e di formazione umana.
Speranza e bellezza
La comunità salesiana Don Rua di San Salvador, attraverso il Poligono Industrial Don Bosco, al contrario, interviene percorrendo due linee metodologiche: la prevenzione e lo sconto della pena per i ragazzi in conflitto con la legge per cui è attivo un procedimento penale e che vengono inseriti in programmi di recupero e di formazione alla cittadinanza e alla legalità, alternativi alla detenzione e guidati da operatrici e operatori esperti, attenti e specializzati.
Molti ragazzi provengono da località rurali e distanti dalla Capitale oppure da famiglie di San Salvador che non hanno risorse economiche per la scuola e l’apprendimento di un mestiere. Per loro, l’opera salesiana Don Rua prevede un’accoglienza residenziale e semi-residenziale e alcune borse di studio per i ragazzi più svantaggiati che permetta loro di frequentare i programmi formativi dell’“Instituto Técnico Obrero Empresiarial Don Bosco”.
La Fundación EDYTRA, oltre ad essere referente per la formazione formale e informale degli studenti dell’istituto tecnico-professionale salesiano, si occupa di finanziare l’accoglienza dei ragazzi più svantaggiati in strutture e spazi adeguati e ben equipaggiati e di erogare loro le borse di studio utili alla frequenza dei tirocini formativi, denominati “Programas de Internado Miguel Magone y Laura Vicuña”.
Obiettivo dei programmi di tirocinio è dare accesso all’istruzione e alla formazione di qualità delle ragazze e dei ragazzi più vulnerabili e a rischio delle aree marginali di San Salvador e delle aree rurali limitrofe, al fine di ridurre l’esposizione alla violenza e alla povertà materiale, educativa, emotiva e spirituale.
Una delle priorità oggi per il Poligono Industrial Don Bosco è migliorare gli spazi di vita e di studio dei ragazzi, poiché la crescita e il protagonismo si realizzano anche attraverso la cura dell’ambiente a loro dedicato e in cui loro stessi vengono coinvolti dalla comunità educante degli adulti.
Nella prospettiva dell’accompagnamento preventivo e riabilitativo dei ragazzi a rischio, i Figli di Don Bosco anche in questa realtà rendono vivo e tangibile il carisma salesiano, attraverso iniziative portatrici di valori fondamentali quali la speranza e la bellezza.
L’orchestra sinfonica
Una delle caratteristiche più originali del Poligono Industrial Don Bosco è la funzione educativa dell’arte in tutte le sue espressioni: pittura, scultura, musica, danza e canto e quello che fino al 2003 era un luogo per la raccolta dei rifiuti è diventato uno spazio per condividere e generare esperienze virtuose note anche a livello internazionale, come l’Orquesta Sinfónica Juvenil y Coro.
L’orchestra Poligono Don Bosco riunisce 275 musicisti e 300 coristi, ragazze e ragazzi provenienti dai contesti più marginali della città di San Salvador. L’evento che più si ricorda è l’esibizione dello scorso anno di 150 ragazze e ragazzi, tra cui 97 minorenni, negli Stati Uniti, presso il Kennedy Center di Washington, alla presenza di un pubblico per la maggior parte composto da immigrati salvadoregni.
Dopo il volo su un aereo dedicato solo ed esclusivamente a loro, i giovani artisti si sono esibiti davanti a tantissimi connazionali, alcuni loro famigliari, costretti dalla povertà e dalle difficoltà di una vita insicura, a vivere lontani da casa, in una cultura diversa.
I ragazzi hanno portato loro tutte le emozioni del Paese d’origine, ricordando la dignità di ogni essere umano che si trovi nella condizione di migrante e sollecitando, attraverso l’arte, una riflessione pubblica riguardo alle problematiche legate alla migrazione, fin dalla spinta migratoria.
Ogni anno l’Orchestra Sinfonica del Poligono Don Bosco riceve la visita del Direttore e di un gruppo di musicisti del Teatro Real di Madrid e, per due settimane, insieme gli artisti si esercitano, suonano, e, sicuri e protetti, apprendono competenze artistiche sempre più di qualità.
La programmazione sia tecnica sia artistica al Poligono Don Bosco è attenta e puntuale per quanto riguarda la formazione e il riconoscimento da parte delle istituzioni pubbliche salvadoregne, ma, soprattutto, rappresenta la centralità del bambino e del ragazzo e il suo protagonismo come opportunità di cambiamento.