BS Ottobre
2023

LA STORIA SCONOSCIUTA DI DON BOSCO

FRANCESCO MOTTO

Il neobeato Jacinto Vera: “più che padre dei Salesiani”

Il vescovo che aprì le porte dell’Uruguay ai Salesiani.

Quella di don Bosco e del beato monsignor Jacinto Vera y Durán – primo vescovo della diocesi di Montevideo di recente fondazione (1878-1881) –, è la storia di una reciproca stima che merita di essere ricordata in occasione della beatificazione del presule che ha avuto luogo il 6 maggio u.s. nella capitale dell’Uruguay.

Jacinto Vera, il nuovo beato

Nacque il 3 luglio 1813 a bordo di una nave nell’Oceano Atlantico da genitori che stavano emigrando verso l’Uruguay. Dopo lunghe peregrinazioni nel paese di adozione, nel 1826 la famiglia Vera si trasferì nei pressi di Toledo, dove Jacinto entrò prima nel Collegio dei Gesuiti di Sant’Ignazio e poi nel seminario di Buenos Aires. Il 5 giugno 1841 fu ordinato sacerdote nella capitale argentina. [Lo stesso giorno di don Bosco a Torino]. Ritornato in patria, dopo anni di ministero sacerdotale, 1859 fu nominato Vicario apostolico di Montevideo. Subito si consacrò a sostenere la vita spirituale dei sacerdoti con la predicazione di Esercizi Spirituali e quella della popolazione con un viaggio di predicazione durato vari mesi. Dall’ottobre 1862 all’agosto 1863 fu costretto all’esilio a Buenos Aires per opposizione della massoneria molto attiva nel Paese. [Il 26 marzo 1862 a Lione era morto in esilio il vescovo di Torino monsignor Fransoni]. Accolto trionfalmente al suo ritorno, su richiesta del presidente ad interim del paese, il 22 settembre 1864 venne nominato vescovo titolare di Megara. Nel 1867 partecipò a Roma al XIX centenario della morte di san Pietro; nel 1869 ritornò nella stessa città eterna per partecipare al Concilio Vaticano I. Non visitò Valdocco né incontrò personalmente don Bosco a Roma, ma di certo dovette sentire parlare di lui. Ritornato in Uruguay, nel luglio 1871 tentò in tutti i modi, senza riuscirvi, di evitare che scoppiasse la guerra civile. Nel settembre 1872 fece ritornare nel paese i Gesuiti; il 16 dicembre 1876 fu la volta dei Salesiani.

Invito ad una fondazione salesiana

Una volta giunto in America a fine 1875, don Cagliero ebbe subito modo di manifestare ad un sacerdote di Montevideo la possibilità di aprire in città un collegio. Il sacerdote lo disse immediatamente al fratello, don Raffaele Yéregui (segretario del vescovo-vicario monsignor Vera), che il 6 gennaio 1876, d’accordo con il suo superiore, scrisse subito a don Cagliero di venirlo a visitare per una possibile fondazione. All’immediata richiesta di questi di fornirgli dei particolari sul progetto, il 24 febbraio don Yéregui gli precisava che si sarebbe trattato della chiesa e del collegio di Villa Colón, poco lontano dalla capitale, che dei benefattori volevano offrire ai Salesiani.

In effetti don Cagliero aveva già comunicato la notizia a don Bosco il 29 gennaio: “Mi hanno scritto da Montevideo che mi aspettano per vedere un locale (con Chiesa) per Collegio; e il segretario del Vescovo (legato Apostolico) che a nome del suo prelato Vera che vada presto. Ora mi sono messo in relazione per lettera, e quanto prima ci andrò. Il bisogno è grande. Una capitale di 100 mila, senza collegio cristiano! Credo che si potrà incominciare con tre o quattro maestri, andrò, vedrò e ci scriverò”.

E a seguito delle precisazioni del segretario, don Cagliero il 4 maggio informava nuovamente don Bosco che “Lunedì (8) maggio 1876 vado a Montevideo, dove il Vescovo ci scongiura ad accettare il nuovo Collegio a Colón, presso alla Città; e che dovrà essere, mi dissero i padri Gesuiti ed altri, piccolo Seminario nello stesso tempo. Mi sembra, che conchiuderò qualche cosa, ed allora altra compagnia drammatica bisognerà”.

La trattativa andò avanti rapidamente; il 24 maggio venne firmata la cessione degli stabili e del terreno da parte dei proprietari benefattori; il 9 luglio don Bosco ne parlava al cardinale Berardi per avere un’approvazione pontificia; il 17 novembre scriveva a monsignor Vera che undici salesiani erano in partenza per l’Uruguay, capitanati da don Luigi Lasagna, pronti per il previsto collegio con un’eventuale sezione di scuola di arti e mestieri. Gli trasmetteva altresì saluti di varie autorità pontificie e raccomandava i Salesiani alle sue cure.

Il 13 gennaio 1877 monsignore ringraziando assicurava un futuro roseo all’incipiente collegio. In luglio don Bosco si apprestò a ricevere solennemente il vescovo in visita in Italia, ma il viaggio venne sospeso e don Bosco dovette limitarsi ad esprimergli il dispiacere per il mancato incontro personale, mentre lo ringraziava per la protezione data ai Salesiani di Villa Colón: “più che padre” lo aveva definito don Cagliero.

Gli sviluppi

Gli inizi dell’opera salesiana di Villa Colón non furono semplici. Lo testimoniano le molte lettere di don Lasagna spedite alla volta di Torino, ma alla fine il Collegio Pio ebbe la meglio sui tanti detrattori locali.

Il 13 luglio la Santa Sede emetteva il decreto di erezione della diocesi di Montevideo e due giorni dopo nominava monsignor Vera come suo primo vescovo.

Sarebbe rimasto tale fino alla morte, il 6 maggio 1881, ma intanto i Salesiani, grazie a lui, avevano preso piede nel paese sudamericano.

Nonostante le gravi difficoltà create da una politica malata di laicismo, la presenza salesiana in Uruguay dal timido inizio della periferia della capitale si sarebbe sviluppata ovunque, avrebbe dato il suo contributo alla crescita civile del paese e alla missione della Chiesa locale, tanto che ad un secolo di distanza, dal 1985, gli ultimi tre arcivescovi della capitale sono stati Salesiani; ivi compreso l’attuale arcivescovo il cardinale Daniel Fernando Sturla Berhouet.

Monsignor Vera era stato lungimirante ad invitare don Bosco; don Bosco non lo era stato di meno, accettando subito l’invito. Fra santi si sono subito intesi bene.         

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