I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Il mal di denti in prestito
Era il 1871 e il 1881, don Bosco si recò in Francia tutti gli anni. Il più delle volte approfittava dell’andata o del ritorno per visitare la casa di Sampierdarena e confortare con la propria presenza il direttore don Paolo Albera, il suo «Paolino».
Una volta, nel 1877, indisse là una riunione di direttori. Terminata la riunione, ci fu qualcuno dei presenti che, pensando alla generosità dei francesi verso don Bosco, gli chiese filialmente se non avesse un po’ di soldi per loro.
Don Bosco rispose di non disporre per il momento di denaro liquido, ma di avere ricevuto alcune gemme e pietre preziose, offerte da varie famiglie francesi. Le tirò fuori di tasca in un fazzoletto e le pose sul tavolo a loro disposizione. Si servissero a seconda del bisogno di ciascuno.
Don Albera, di temperamento timido e restio, non si mosse se non quando tutti si erano già serviti. Sul tavolo era rimasta soltanto una piccola pietruzza di parvenza insignificante. Don Bosco, raccogliendola, la porse a don Albera dicendogli: «Prendila; questa vale diecimila lire (equivalente oggi a circa ottanta milioni di euro!)».
Don Albera l’accettò, pensando che le parole di don Bosco volessero soltanto consolarlo, visto che quella pietruzza era stata trascurata da tutti. Ma quale non fu la sorpresa quando, andato da un banchiere per farla stimare, si sentì dire immediatamente: «Questa pietra vale diecimila lire», confermando il valore esatto che don Bosco aveva detto.
Così don Albera, che doveva far fronte a particolari impegni finanziari per le tante domande di ragazzi, ebbe i fondi per la costruzione del bellissimo collegio di Sampierdarena.
Un’altra volta, don Bosco volle far visita a un benefattore di Genova. Allestito quindi un calesse, don Bosco e don Albera si recarono da lui. Ma quando giunsero al palazzo del benefattore, don Bosco chiese a don Albera un favore singolare: «Senti, Paolino, fammi un favore. Ho un dente che mi tormenta e non mi lascia la calma per poter parlare al nostro benefattore. Tu fermati qui e prenditi il mio male per un po’ di tempo, fino al mio ritorno».
E don Albera pronto: «Faccia pure».
Don Bosco scese di carrozza ed entrò nel palazzo per la visita. Ma don Albera, rimasto sul calesse, cominciò a torcersi per il dolore, ad estrarre il fazzoletto per comprimere la guancia che doleva e a sospirare un pronto ritorno di don Bosco. Quando ricomparve in strada dopo la visita, don Bosco lo ringraziò dicendogli: «Bravo, Paolino, ora restituiscimi pure il mal di denti».
Immediatamente don Albera si sentì libero e, intascando il fazzoletto, ringraziò a sua volta don Bosco. Qualche giorno dopo, contando il fatto, commentava bonariamente: «Andare con don Bosco non è sempre un piacere».