La Buonanotte
B.F. Disegno di Fabrizio Zubani
Il giardino delle tartarughe
Un re dei tempi antichi aveva, intorno al suo palazzo, un immenso giardino, in cui viveva e prosperava una popolazione di grosse tartarughe. Un giorno, nel giardino delle tartarughe scese un’allodola. Le tartarughe la trovarono così graziosa che cominciarono a coprirla di complimenti.
L’allodola, confusa, per ringraziarle cantò la canzone più dolce e brillante del suo repertorio. Le lente tartarughe andarono in visibilio.
Gli applausi si sprecarono. «Chiediamole di fermarsi a vivere con noi!», propose una tartaruga.
Al tramonto, quando l’uccello calò giù in picchiata una furba tartaruga gli disse: «Cara la mia allodola, per tutte noi sei come una figlia, lo sai. Che ne diresti di non lasciarci più e rinunciare a volare?».
«Poi volare è così faticoso! Tutti gli animali, tranne voi, non desiderano altro che riposare e avere la pancia piena. E poi, non hai mai pensato al falco o ai cacciatori?».
L’allodola, pensierosa, finì per rispondere: «Credo che tu abbia ragione, amica mia. Che debbo fare per restare sempre qui con voi?».
La tartaruga, tutta contenta, le suggerì di strapparsi ogni giorno una piuma dalle ali.
Da quel giorno, l’allodola badò a strapparsi una piccola penna ogni mattina e alla fine si ritrovò con le ali completamente spennate.
Ora non poteva alzarsi in volo, ma in compenso che pace, e che belle mangiate! L’allodola razzolava e becchettava nel terreno come un pollo, ingrassava e si divertiva a giocare con le tartarughe.
Erano finite, finalmente, le fatiche mattutine per volare verso il sole in cerchi concentrici, trillando come tutte le altre brave allodole. Non inventava più canzoni nuove, ma alle sue amiche, in fondo, piacevano anche quelle vecchie.
Finché un giorno, nel giardino capitò una donnola affamata. Quando vide una grassa allodola che saltellava tra le tartarughe, non credette ai suoi occhi e si preparò ad azzannarla.
Le tartarughe, terrorizzate, si nascosero ciascuna nel proprio guscio.
«Aiutatemi!» gridò l’allodola.
«Cara figlia, la donnola è più veloce di noi, e ha i denti aguzzi! Non possiamo aiutarti», risposero quelle, in coro.
«Mi sta bene», disse allora l’allodola.
«Per vanagloria mi sono fatta tartaruga e ho rinunciato alla mia unica salvezza,
le ali!».
Nascose la testa sotto l’ala e si rassegnò alla sua sorte.
Dai loro uffici di mogano e cuoio, sulle Rolls-Royce e le Toyota, con le guardie del corpo e le segretarie bionde, con le loro catene di tv, i controllori dell’opinione pubblica, le tartarughe, stanno vincendo. Ogni giorno ci strappano una piuma.