I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Il gelso misericordioso
Innanzi al portone d’entrata di casa Pinardi, dove oggi c’è l’abside della Basilica di Maria Ausiliatrice, c’era un grosso gelso. D. Bosco amava quell’albero. Lo chiamava l’albero della vita per i tanti diversi e cari avvenimenti che si svolsero all’ombra dei suoi rami.
Uno dei primi riguarda Felice Reviglio, un sedicenne capobanda che diventò di casa all’oratorio. Ma in famiglia lo rimbrottavano. Già non lo sopportavano prima. Egli si sfogava con don Bosco. «Sta’ tranquillo e sii felice, Felice. Io ti farò sempre da padre. Se dovesse succederti qualcosa, scappa a casa mia».
Un giorno, si sentirono distintamente gli urlacci del padre: «Da oggi tu la pianti con quel tuo don Bosco e lavori con me in tipografia». «Oggi è domenica. Non lavoro e me ne vado all’Oratorio». Non finì la frase che lo colse un manrovescio. Temendo il peggio scappò. Lo inseguì una bordata di insulti. Lo vidi arrivare ansimante, inseguito. Don Bosco non era in casa. Felice stava per essere raggiunto da madre e padre. Non aveva difesa né scampo. C’ero io però, frondoso e accogliente, preparato a nasconderlo. Lesto come uno scoiattolo si arrampicò sui miei rami e si acquattò nel fogliame. Giusto in tempo. Sua madre comparve da una parte gridando.
Don Bosco arrivava proprio in quel momento. «Rivoglio mio figlio», «Suo figlio non è qui, non lo vedo», «È venuto qui. Non ha altro scampo quel lazzarone», «Lo vedrei da qualche parte», «Eppure c’è», «Eppure non c’è…». Il dialogo, o per meglio dire la diatriba, durò un bel pezzo. Infine con l’ugola stanca madama Reviglio tolse l’assedio e se ne tornò a casa. Felice scivolò giù dal gelso, guardingo, e si trovò davanti a don Bosco. «Che cosa!… Tu eri lì sopra?». «Sono scappato da lei. Voglio stare con lei, don Bosco. Non mi rimandi più a casa».
I coniugi Reviglio prenderanno atto dell’accaduto e si adatteranno alla volontà di Felice. Il quale, con don Bosco, diventerà prete, teologo, parroco della parrocchia di Sant’Agostino.
Non fu l’unico protetto dal gelso. Un altro ragazzino fu conquistato dalla bontà di don Bosco, ma il padre, uomo malvagio e senza religione, un giorno lo inseguì con un’accetta urlando: «Ti raggiungerò e ti ammazzerò, fossi anche nelle braccia di don Bosco». Il ragazzo, spaventato, corse ad arrampicarsi sul gelso e si nascose tra i rami. Il padre mise a soqquadro la casa di don Bosco, ma non riuscì a trovarlo. Lo trovò invece don Bosco, al chiaror della luna, cullato dai rami del buon gelso e gli disse: «Discendi, figlio mio, non temere, non c’è più nessuno, ed ancorché ritornassero, ti difenderemo ad ogni costo».
Per edificare il coro della Basilica, durante un’assenza di don Bosco, il gelso fu sradicato. Quando don Bosco se ne accorse, esclamò: «Il non più vederlo mi cagiona una pena come per la morte di un fratello».