I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Il duello per don Bosco
Don Bosco camminava verso Porta Palazzo, a Torino. Un lustrascarpe vedendolo: «Oh, don Bosco, esclamò, venga qui da me: voglio lustrarle le scarpe». «Ti ringrazio, mio caro, ma ora non ho tempo». «Le pulisco in un momento, sa!» «Un’altra volta; ho premura». «Ma io gliele lustro e lei non mi darà niente. È solamente per avere il piacere e l’onore di farle questo, servizio».
A questo punto uno spazzacamino bruscamente l’interruppe: «Lascia un po’ andare la gente per la sua strada». «Oh bella! parlo con chi voglio». «Ma non vedi che ha premura?» «Che cosa c’entri tu? io conosco don Bosco, sai?» «Anch’io lo conosco!» «Ma io sono suo amico». «Ed io pure». «Ma io gli voglio più bene di te». «No; sono io che gli voglio più bene». «Sono io!» «Sono io!» «Vuoi tacere sì o no?» «No, no! Io voglio parlare». «Guarda che ti pesto il grugno!» «Tu? fa la prova!» «Sei una bestia!» «Lo sei tu!»
Ed uno si slanciò sull’altro e incominciarono una tempesta, di pugni e calci. Si presero per i capelli, si gettarono per terra, si rovesciò la cassetta del lustrascarpe e spazzole e lucido andarono qua e là.
Don Bosco si mise in mezzo: «Pace, pace, amici miei, non fate così!»
A stento furono divisi, ma si guardavano sempre inviperiti uno contro dell’altro: «Ti dico e lo sostengo che gli voglio più bene io! Io sono andato a confessarmi». «Io pure». «A me ha dato una medaglia». «A me un libretto!»
«Dica Lei, don Bosco, non è vero che vuol più bene a me?» «No, ti dico! A me!» «Ma dica Lei, a chi vuol più bene fra noi due?»
«Sentite» esclamò don Bosco «Voi mi proponete una questione molto difficile. Vedete voi la mia mano?» e mostrava la destra. «Vedete voi il mio dito pollice e l’indice? A quale dei due credete voi che io voglia più bene? Lascerei tagliarmi più uno che l’altro?»
«Vuol bene a tutti e due!»
«Così io voglio bene a voi due; siete come due dita della mia stessa mano. Nello stesso modo amo tutti gli altri miei giovani… E quindi non voglio che vi battiate; venite con me: non facciamo brutta figura». E s’incamminò tenendosi vicini i due contendenti. Intorno a lui camminavano gli altri spazzacamini e lustrascarpe, e dietro una piccola folla che si era radunata a quella baruffa.
Lo spazzacamino fu poi ospitato all’Oratorio, e divenne un giovane buonissimo e delle più belle speranze. Era della Valle d’Aosta. La madre venne a visitarlo, ma quando sentì che il figlio voleva continuare a studiare, non ne fu per niente contenta: «Uno spazzacamino prete? No, non va!».
(MB III, 171-172)