BS Maggio
2023

L'AUSILIATRICE NEL MONDO

B.F.

Il cammino della sua gloria

«Dove c’è don Bosco c’è Maria!» si diceva. Oggi, possiamo dire che dove ci sono i Salesiani c’è di sicuro una chiesa, piccola o grande, dedicata a Maria Ausiliatrice. Eccone alcune.

Nel sogno del 1844, dopo la solita scena di una moltitudine di animali di ogni specie, appare la Pastorella misteriosa. E don Bosco continua: «Dopo aver molto camminato, mi trovai in un prato dove quegli animali saltellavano e mangiavano insieme, senza che gli uni tentassero di mordere gli altri. Oppresso dalla stanchezza, volevo sedermi, ma la Pastorella mi invitò a proseguire il cammino. Fatto ancora un breve tratto di via, mi sono trovato in un vasto cortile con porticato attorno, alle cui estremità vi era una chiesa. Qui mi accorsi che quattro quinti di quegli animali erano diventati agnelli. Il loro numero poi divenne grandissimo.

In quel momento sopraggiunsero parecchi pastorelli per custodirli: ma essi si fermavano poco e tosto partivano. Allora succedette una meraviglia: molti agnelli si cangiavano in pastorelli, che aumentando si prendevano cura degli altri agnelli. Crescendo di numero, i pastorelli si dividevano e andavano altrove per raccogliere altri strani animali e guidarli in altri ovili.

Io volevo andarmene, ma la Pastorella mi invitò a guardare a mezzodì. Guardai e vidi un campo seminato a ortaggi.

«Guarda un’altra volta» mi disse.

Guardai di nuovo e vidi una stupenda e alta chiesa. Nell’interno di quella chiesa c’era una fascia bianca su cui a caratteri cubitali stava scritto: HIC DOMUS MEA, INDE GLORIA MEA (Qui la mia casa, di qui la mia gloria).

Continuando nel sogno, volli domandare alla Pastora che cosa significasse tutto questo.

«Tu comprenderai ogni cosa – mi rispose – quando con i tuoi occhi materiali vedrai di fatto quanto ora vedi con gli occhi della mente».

Un Santuario a Maria Ausiliatrice in Burundi

Nel 2006, il VIS, Volontariato Internazionale per lo Sviluppo aveva terminato la costruzione del Centro Scolastico Professionale e ricreativo della “Cité des Jeunes”, una grande realizzazione per migliaia di giovani a Bujumbura, capitale del Burundi.

Il Burundi è uno degli stati più poveri e più travagliati da guerre civili dell’Africa Centrale, ma la gente è buona, è credente e desidera la pace.

Il direttore salesiano padre Vincenzo Gonçalves da Silva, classe 1936, brasiliano di nascita ma missionario in Africa dal 1974, diceva con vigore: «Stiamo dando tutta la nostra vita per i poveri, ogni energia della nostra vita; ecco realizzati i laboratori, le aule, i campi da gioco, ma non basta perché i poveri non possono essere ridotti a “tubi digerenti”, hanno anzitutto diritto a sentire la presenza paterna di Dio, unica vera salvezza.

È necessario lanciare un segnale forte, un segnale di fede, che raggiunga e dia speranza a tutto il Burundi, che dica con chiarezza qual è la sorgente, l’ispirazione, la meta dell’impegno educativo dei salesiani, che additi a questo popolo così provato da tragici anni di guerra il volto di una Madre che accoglie e sostiene».

Quindi non una Chiesa, ma un Santuario. Un faro luminoso per tutto il Burundi, grande, accogliente, bello architettonicamente ma di una bellezza africana, che si innalzi verso il cielo per gridare a tutti il primato dell’amore cristiano. 

La Madonna si costruisce la sua casa. È una folla commossa quella che circonda la pic­cola cappella da cui sorride una statuetta di Maria Ausiliatrice. La conoscono bene perché tutti i giorni al termine del lavoro ci vanno a recitare il Rosario chiedendo a Maria di benedire le loro famiglie e quelle dei benefattori che regaleranno a questo quartiere una chiesa dove poter pregare e attingere la forza di risollevarsi dalla miseria.

Il superiore regionale dell’Africa salesiana, don Guillermo Basanes, benedice solennemente la prima pietra, che verrà collocata a fondamento dell’altare. Al suo interno una pergamena che chiede all’Ausiliatrice di benedire tutto il popolo burundese, “dal lago Tanganika fino ai confini di questo bel paese” e di benedire chi si è impegnato e si impegnerà per la costruzione del Santuario.

Oltre alla pergamena, viene inserito nella pietra un prezioso frammento dell’altare che don Bosco costruì nella Basilica di Maria Ausiliatrice a Torino. Don Bosco diceva che ogni mattone della Basilica corrispondeva ad una grazia fatta dalla Madonna ai benefattori. 

“È la Madonna che si costruisce la sua casa” aveva detto don Bosco a Torino nel 1862 costruendo la Basilica a Lei consacrata, e anche noi lo abbiamo constatato.

Comprando il terreno su cui costruire avevamo finito i soldi disponibili, ma di anno in anno la generosità dei benefattori ci ha consentito di non fermare mai i lavori.

Poi succedono fatti imprevedibili: offerte molto consistenti, non richieste; tecnici e architetti che si sono offerti gratuitamente, il geometra Guido Acquaroli che decide di stare sul posto per seguire tutti i lavori fino alla fine. Una gara di solidarietà di semplici cristiani: qualche gruppo parrocchiale raccoglie offerte, qualche coppia che si sposa rinuncia alle bomboniere, qualche prima Comunione, qualche battesimo, devolvono l’equivalente in favore del Santuario, persone private portano i loro risparmi.

Il quartiere di Buterere, in cui sorge la Cité des Jeunes e il Santuario di Maria Ausiliatrice, era il più povero di Bujumbura, abitato da 51 000 persone che si sono insediate in quella zona per salvarsi dalle stragi della guerra civile; mancavano servizi essenziali, la rete dell’energia elettrica non è ancora arrivata in questa periferia.

Un imponente Santuario che cambia il volto della città. La struttura interna del Santuario cerca di richiamare la modalità abitativa tradizionale. Il presbiterio con l’altare è rotondo come la capanna ed è il luogo dell’intimità con Gesù. Le pareti hanno una forma ovale come l’“urugo”, il cortile tradizionale ovale che sta davanti alla capanna, che accoglie tutti gli amici.

Nell’urugo c’era il pozzo ed ecco la zona del battistero, ma c’era anche il deposito del sorgo ed ecco la cappella feriale, anch’essa rotonda, dove ci si può raccogliere in adorazione. In tutto il Burundi e in tutti gli Stati confinanti non c’è una chiesa così grande e maestosa lunga 72 metri e larga 45 metri e che raggiunge i 30 metri in altezza con la croce sul campanile.

La basilica di Maria Auxiliadora a Buenos Aires

Nel maggio 1878, a Buenos Aires, ai salesiani fu affidata la parrocchia di San Carlos de Almagro e la loro presenza divenne talmente incisiva che la vecchia chiesa non fu più in grado di contenere i fedeli. La prima pietra di una nuova chiesa fu posata il 24 giugno 1900 alla presenza del vescovo Cagliero, del presidente argentino e di sua moglie. Su richiesta del parroco, la costruzione fu sviluppata sotto la guida di suo fratello, Ernesto Vespignani, noto architetto italiano arrivato a Buenos Aires nel 1901. Furono necessari dieci anni per completarla. La consacrazione si tenne nel maggio 1910, in occasione della festa di Maria Ausiliatrice. Ancora oggi la basilica di Maria Auxiliadora y San Carlos costituisce la più grande opera architettonica realizzata dai salesiani di don Bosco in Argentina.

Di dimensioni monumentali e di notevole acustica, con un misto di elementi architettonici tra cui spiccano quelli di stile neoromanico lombardo, la basilica ha una cupola sormontata da una lanterna che custodisce un’immagine di Maria Ausiliatrice alta cinque metri. La grande statua benedetta da san Giovanni Bosco negli anni Ottanta dell’Ottocento venne trasferita da Parigi a Buenos Aires nel 1904 e intronizzata nella basilica.

I salesiani sottolinearono il fatto che il tempio fu eretto al principio del Novecento con l’obolo dei fedeli di tutta l’Argentina quale monumento nazionale. Ad esso fanno capo come filiali più di 100 altre chiese ben ufficiate con annessi fiorenti Collegi Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice in tutta la Repubblica. È meta di numerosi pellegrinaggi.  

Qui si sposarono Juan Bergoglio e di Rosa Vasallo e qui fu battezzato il 25 dicembre 1936 il loro primogenito Jorge Mario. Nessuno poteva immaginare che quel neonato, figlio di poveri emigrati arrivati dall’Italia, un giorno si sarebbe fatto prete e 77 anni dopo sarebbe stato eletto Papa, il primo pontefice argentino della storia.

Alla basilica di Maria Ausiliatrice Jorge Bergoglio rimase legato per tutta la vita. Si recava spesso in questa chiesa, anche da cardinale, e restava in preghiera a lungo davanti all’immagine della “Madonna di don Bosco”.

Il santuario di Nizza in Francia

Don Bosco arrivò a Nizza, Francia, chiamato dagli abitanti della città. Fino al 1860 la città era nel regno sardo che aveva per capitale Torino. Il vescovo era monsignor Pietro Sola, nativo di Carmagnola (Torino) e grande ammiratore di don Bosco.  Una rappresentanza di influenti personaggi della città chiese a don Bosco di fare a Nizza quello che don Albera stava facendo a Genova. Il rappresentante del comitato nizzese, nel 1874, Ernest Michel si recò finalmente da don Bosco per chiedergli se poteva venire a Nizza per occuparsi dei bambini abbandonati.

Nel 1975, arrivarono un giovane salesiano, don Giuseppe Ronchail e un coadiutore e l’opera salesiana a Nizza ebbe inizio divenendo la “culla” della presenza salesiana in Francia.

Una presenza che nel momento di piena fioritura corse un grave pericolo. Alla fine del 1800, i governi introdussero misure contrarie alla Chiesa e tutti i religiosi furono espulsi. Don Bosco diede a don Ronchail l’ordine di presentare i salesiani non come membri di una congregazione religiosa, ma come dipendenti della società Beaujour di Marsiglia, che faceva opere filantropiche. Ma un chierico salesiano francese svelò alle autorità la tattica e il direttore don Bologna fu sul punto di dover trasferire la comunità salesiana in Italia. Ma, come al solito, intervenne Maria Ausiliatrice e don Bosco fece un sogno.

«Una notte, dormendo, mi vidi davanti la Vergine SS. posta in alto, proprio come si trova sulla cupola di Maria Ausiliatrice. Aveva un gran manto che si stendeva tutto attorno a Lei e formava come un salone immenso; e lì sotto vidi tutte le nostre case di Francia. La Madonna guardava con occhio sorridente tutte queste case, quand’ecco successe un temporale orribile, o meglio un terremoto con fulmini, grandine, mostri orribili di ogni forma e figura, fucilate, cannonate, che riempirono tutti del più grande spavento. Tutti quanti questi mostri, fulmini e palle erano rivolti contro i nostri che stavano sotto il manto di Maria; ma nessuno recò danno a coloro che stavano sotto una così potente difenditrice: tutti i dardi andavano a spuntarsi nel manto di lei e cadevano a vuoto. La Beata Vergine, in un mare di luce, con la faccia raggiante e un sorriso di paradiso, disse molte volte in questo frattempo: Ego diligentes me diligo (io amo chi mi ama). Poco alla volta cessò ogni burrasca e nessuno dei nostri restò vittima di quel temporale. Io non volli fare gran caso di questo sogno, ma già fin d’allora scrissi a tutte le case di Francia che stessero tranquille. Don Bosco ordinò di rimanere al proprio posto rassicurandoli, sulla base di un sogno, che non sarebbero stati espulsi.

Alla «Madonna dei tempi difficili» i tanti amici francesi di don Bosco elevarono questo santuario, nato nel periodo dell’Art Deco e quindi dall’aspetto un po’ diverso dagli altri. Fu inaugurato nel 1933. È un trionfo di decorazioni e di affreschi che raccontano la storia di don Bosco e della Congregazione salesiana.

La Basilica di Lima, Perù

La Basilica di Maria Auxiliadora di Lima, Perù, è uno dei grandi simboli dell’architettura religiosa della capitale. La sua torre centrale è alta 56 metri e la sua lunghezza è di 70 metri. Il progetto è del salesiano Ernesto Vespignani. La sua costruzione fu decisa nel 1916 e completata nel 1924. Divenne uno dei simboli della capitale e un esempio da imitare per altre chiese. Ha superato praticamente indenne cinque terribili terremoti. A partire dal 2007 il suo magnifico interno è stato splendidamente restaurato.        

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