BS Febbraio
2022

LA LINEA D'OMBRA

ALESSANDRA MASTRODONATO

Giovani fragili: maneggiare con cura

Riconoscersi come uomini e donne vulnerabili, con un cuore fatto di cristallo e l’anima segnata da crepe profonde, significa infatti liberarsi dall’orgoglio e dalla vanità che spesso alimentano in noi un’eccessiva sicurezza e un falso senso di autosufficienza.

Come in una delle Novelle esemplari di Miguel de Cervantes, i giovani adulti del terzo millennio sembrano fatti di vetro. Fragili, disarmati di fronte ai contraccolpi della vita, incapaci di reggere l’onda d’urto delle contraddizioni e delle difficoltà quotidiane che l’esistenza comporta. Simili a meravigliosi, ma delicatissimi vasi di Murano, appaiono impeccabili, rilucenti, sfavillanti, ma sono fatti di una materia sottile e frangibile e hanno punti di minor resistenza, per cui basta toccarli per farli andare irrimediabilmente in frantumi.

È il paradosso stridente della nostra società, dominata dal mito dell’efficienza e della prestazione, dalla spasmodica ricerca di una perfezione che non ammette passi falsi o sbavature, ma fatalmente segnata dal moltiplicarsi delle forme di disagio e depressione, sintomo di una fragilità esistenziale che sembra essere diventata il comune denominatore di un’intera generazione. Dietro la facciata luccicante di successi ostentati e di una superficiale euforia che pare voler anestetizzare ogni domanda di senso e rendere invisibile persino la sofferenza più acuta, si celano non di rado ferite laceranti, un dolore sordo e ineffabile che non riesce a trovare modi e parole per raccontarsi agli altri, e prima ancora a se stesso, ma che ci urla dentro e non ci dà pace fino a quando non ci decidiamo ad ascoltarlo. Più ci ostiniamo ad ignorare i suoi segnali interiori, più esso scava vere e proprie voragini all’interno dell’anima. Abissi sempre più cupi e profondi in cui finiamo con il perderci, incapaci di trovare un solido appiglio al quale aggrapparci e ancorarci con forza per evitare che la nostra vita vada completamente alla deriva.

Il primo passo da compiere – che spesso è anche il più difficile – per non essere divorati dal “buco nero” della depressione è allora proprio quello di gettare via la maschera, costruita ad arte, di un’esistenza perfetta e imbellettata, abbandonando ogni finzione e dissimulazione e lasciando campo libero alle proprie fragilità, imparando a definirle e a chiamarle per nome. Riconoscersi come uomini e donne vulnerabili, con un cuore fatto di cristallo e l’anima segnata da crepe profonde, significa infatti liberarsi dall’orgoglio e dalla vanità che spesso alimentano in noi un’eccessiva sicurezza e un falso senso di autosufficienza e accettare, invece, che per affrontare gli “spigoli” della vita abbiamo bisogno degli altri e della loro tenerezza.

È vero, infatti, che se lasciamo cadere la spessa corazza protettiva di cui ci siamo rivestiti finiamo con il mostrare a chi ci è accanto tutte quelle ferite che avremmo preferito tenere nascoste e mettiamo a nudo la nostra fragile anima di vetro, esponendoci ancor di più al rischio di ulteriori incrinature. Ma è solo in questo modo, ovvero diventando autenticamente e coraggiosamente “trasparenti”, che possiamo riscoprire la qualità delle nostre relazioni, mostrandoci agli altri per quello che siamo realmente e consentendo a chi ci vuole bene per davvero di accogliere e di amare anche il nostro dolore e le nostre povertà.

E se attraverso questa ritrovata verità faremo esperienza della delicatezza e della sollecitudine altrui nei nostri confronti, potremo magari imparare a “maneggiare con cura” anche la fragilità di chi cammina al nostro fianco e, forse, proprio come noi nasconde dietro un’impenetrabile facciata di sicumera tutta la vulnerabilità e la lucentezza di un cuore di cristallo.   

Le persone sono di cristallo…

Mia sorella dorme poco la notte,

e con oggi fa sette dottori che ha visto,

e anche oggi ha sperato di avere

qualcosa di storto nel corpo.

Uno che almeno non dica: “Pazza!”.

Uno almeno che mi sappia dire:

“Questo dolore da dove viene?

Come si chiama? E che vuol dire?”.

La vita è una cosa spigolosa,

la gente corre dietro qualcosa,

ed io verrò da te

e tu verrai da me,

così vediamo se

due che s’abbracciano strettissimi

ce la fanno a scomparire…

Mia sorella ha un cuore di cristallo

e s’arrabbia se non la tratti da grande,

ma le hanno detto che chi è grande

si fa meno domande,

esce il sabato sera

e non si confonde…

La vita è una cosa spigolosa,

la gente corre dietro qualcosa,

ed io verrò da te

e tu verrai da me,

così vediamo se

due che s’abbracciano strettissimi

ce la fanno a scomparire…

E ora che abbiamo capito

che siamo soltanto richieste di aiuto,

ci sembrerà poco meno che un gioco.

Due che s’abbracciano strettissimi

ce la fanno,

due che stanno vicinissimi

ce la fanno,

due che s’abbracciano strettissimi

ce la fanno… a scomparire!

(Giovanni Truppi, Scomparire, 2010)

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