LE CASE DI DON BOSCO
Paolo Terrana
Gela Don Bosco nel cuore del Mediterraneo
I magnifici frutti di una comunità vivace, appassionata e ben strutturata nella Sicilia salesiana.
All’inizio del 1898 don Rua sul Bollettino Salesiano dava questo annuncio: “… La Sicilia possiede ora due istituti salesiani in più: uno a Pedara, alle falde dell’Etna… e l’altro a Terranova, ove i nostri Salesiani dirigono un Ginnasio e un Liceo Municipale…”. Quella presenza salesiana durò solo undici anni dal 1897 al 1908, ed ebbe come direttore don Domenico Ercolini, una delle figure più rilevanti dei Salesiani di Sicilia. Don Rua stesso visitò la casa di Gela nel 1906 e regalò la bellissima statua di Maria Ausiliatrice da poco restaurata e benedetta da don Pascual Chavez, il 4 maggio 2019.
Terranova, era l’antico nome di Gela, ma quella breve esperienza è stata fondamentale perché tra gli entusiasti allievi dei salesiani ci fu Salvatore Aldisio, futuro onorevole del ppi prima e della dc poi, artefice della seconda venuta dei salesiani nel 1955.
Egli infatti così salutava il ritorno dei salesiani nel dicembre 1955: “Il po’ di bene e di vita cristiana che c’è a Gela lo si deve all’antico impulso dato dai salesiani e specialmente dal direttore don Ercolini che godeva di larghissima stima e venerazione per la sua dottrina, per la sua bontà e per la carità che usava con tutti”.
La nuova presenza si articola in tre settori: parrocchia, oratorio/centro giovanile, centro di formazione professionale. Anche la collocazione è diversa, la prima nel centro storico della città, la seconda in un villaggio di periferia sorto nell’immediato dopo guerra.
La zona periferica di Gela, vicina all’antica stazione ferroviaria, denominata “Margie” per il sedimento delle acque su terreno argilloso, per volontà di Salvatore Aldisio, allora Ministro dei Lavori Pubblici (1948), fu destinata ad area fabbricabile con la denominazione di “Villaggio Aldisio”. E questo purtroppo (il terreno argilloso) è come l’origine dei guai che a livello di strutture ci ritroviamo oggi.
La prima chiesa dedicata a san Domenico Savio
Al centro di questo villaggio fu edificata l’attuale chiesa dedicata a san Domenico Savio (1957-1962). Probabilmente la prima al mondo ad esser dedicata a Domenico Savio subito dopo la sua canonizzazione (1954).
Fu edificato anche un edificio denominato “Casa del fanciullo”, dove doveva insediarsi un gruppo di salesiani per iniziare il loro apostolato in mezzo alle famiglie e ai giovani.
La popolazione del villaggio Aldisio era formata inizialmente da famiglie sfrattate dal centro storico, soprattutto dalla zona della parrocchia S. Giacomo. A queste ben presto si aggiunsero famiglie rientrate in Italia dalla Libia e dalla Tunisia, da dove i governi di allora li cacciarono via, non volendo la presenza di italiani nelle loro terre. Dagli anni settanta si aggiunsero coloro che venivano a lavorare negli stabilimenti dell’eni, che in quegli anni aveva aperto il petrolchimico (1960-1965).
Oggi la popolazione del villaggio si attesta intorno agli 8000 abitanti e conserva un forte carattere popolare, povero di servizi sociali, con caratteristiche che lo identificano come zona a rischio (spaccio di droga, malavita, bande minorili, con forme di degrado culturale, morale, sociale, urbano).
Nel 1955 i salesiani iniziarono con la scuola elementare e l’oratorio quotidiano. Come chiesa fu usata la cappella rurale dell’Alemanna (dove secondo la tradizione fu ritrovato un quadro in stile bizantino, oggi custodito e venerato in Chiesa Madre).
Dopo un paio di anni si iniziarono anche i corsi di formazione professionale per i ragazzi dell’avviamento, con i corsi di tornitori e aggiustatori meccanici. Ma l’esplosione dei corsi professionali si ebbe negli anni settanta, quando, data la presenza del petrolchimico, si impiantarono i corsi di saldatori e tubisti. Dalla nostra scuola sono usciti i migliori saldatori, che oggi sono diffusi in tutto il mondo. E questo è un riconoscimento unanime che ci viene dal mondo dell’industria ed è risaputo anche a livello di istituzioni politiche e scolastiche della città e del circondario. Negli anni seguenti si sono aggiunti i corsi elettrico, segretariale, ristorazione, benessere. Purtroppo dal 2015 in poi una forte crisi nell’ambito della formazione professionale ha portato alla quasi estinzione di quello che era il fiore all’occhiello dell’opera salesiana di Gela, e in questo anno formativo 2021-2022 ci ritroviamo con un solo corso.
Un vulcano di attività
La Parrocchia è stata eretta il 27 marzo 1956, nel ’57 si sono iniziati i lavori di costruzione, nel 1962 l’inaugurazione. Costruito su un terreno argilloso e con cemento depotenziato, da alcuni anni l’edificio dà segni di cedimento strutturale, per cui l’8 settembre del 2020 si è deciso di chiuderlo al culto. In questo anno ci siamo impegnati come comunità ecclesiale a costruire una tenda per le celebrazioni liturgiche, e abbiamo vissuto un po’ l’esperienza di don Bosco agli inizi del suo oratorio: girovagare, per trovare un luogo adatto per ritrovarci come assemblea di Dio.
Ma nonostante questo e le chiusure causate dalla pandemia, l’opera ha conservato la sua vitalità. Nella nostra parrocchia sono presenti tutte le associazioni legate alla spiritualità salesiana: salesiani cooperatori, exallievi, adma, laboratorio Mamma Margherita, gruppo “Famiglie Don Bosco”. Inoltre vari movimenti ecclesiali: Comunità Neocatecumenali, Rinnovamento nello Spirito, Guardie d’onore, Gruppo Adonai, Comunità Delle Beatitudini, Gruppo Santa Marta. E per l’animazione della vita della comunità, oltre al consiglio pastorale e la cep dell’opera, sono attivi la commissione liturgica, la consulta per la pastorale familiare e la Caritas.
Quest’ultima è da sottolineare che in questo periodo di pandemia ha reso un servizio di aiuto e soccorso a tutta la città. Il centro di ascolto non si è fermato neanche nei periodi di “chiusura totale”, arrivavano telefonate dai servizi sociali del comune, dalla protezione civile e dalla stessa croce rossa, per portare i viveri a coloro che erano in quarantena, e i nostri volontari sempre disponibili! E come per i ragazzi di don Bosco ai tempi del colera, nessuno fino ad oggi ha preso il covid 19.
L’oratorio: una famiglia in cortile
L’Oratorio, è per noi Salesiani ed Educatori, un cortile dove si cresce in allegria e si diventa amici di Gesù nella quotidianità! Questa è la sintesi più bella di come viviamo e vediamo il nostro Oratorio e di ciò che cerchiamo di fare nel quotidiano con i bambini, i ragazzi e i giovani, specie quelli più poveri… e capricciosi!
Ma in questo, oltre le attività educative ci aiuta la nostra consueta “buona notte” delle 18.30: momento centrale e celebrativo di tutto l’Oratorio, dove tutto si ferma per incontrarsi in cortile come grande famiglia ed elevare la preghiera a Dio, per riconoscere la Bellezza di un Dio vicino ai giovani, attraverso il pensiero dei nostri don.
La Comunità Oratoriana è molto vivace e ben strutturata, c’è spazio per tutti dai piccolissimi ai più grandi: per i bambini tra 5 e 7 anni, Infanzia Missionaria, pomeriggi dal colore missionario, che attraverso attività creative, sensibilizza i piccolissimi e le loro famiglie alla Carità verso gli altri. Per i bambini tra 8 e 12 anni (fascia interamente coinvolta nella Catechesi) si propone il Savio Club, cioè pomeriggi ludico-ricreativi che coinvolgono più di un centinaio di ragazzini attraverso attività organizzate (calcio, basket, pallavolo, chitarra, canto, art-attack, danza, hip hop, social media, teatro, musical, …) e che ci danno la possibilità sia di mettere a frutto i loro talenti sia di presentare in maniera semplice e diretta la figura di Domenico Savio, loro coetaneo; a seguire, subito dopo il percorso di Catechesi, si offre la possibilità dei Gruppi Formativi (o gruppi post-cresima) a cadenza settimanale, per preadolescenti ed adolescenti, che mirano alla formazione umana e spirituale ed anche al servizio responsabile dei più piccoli con la Scuola per Animatori in vista del Gr. Est. o di altre esperienze di Carità e Servizio; e ancora, Giovani In Cammino, luogo di confronto e di crescita umana e spirituale per tutti i giovani del nostro ambiente e non, dai 18 anni in su; per concludere, il gruppo per Giovani Famiglie, spazio che offre la possibilità ai genitori di mettersi a tu per tu con la Parola di Dio, che permette il confronto su temi che toccano la vita di coppia, l’educazione dei figli e che sensibilizza alla familiarità con l’Oratorio.
In maniera trasversale anche altre Attività, Gruppi e Associazioni impreziosiscono la nostra Opera Educativa e la nostra Missione: l’Assistenza allo Studio (Doposcuola), i Volontari del Servizio Civile, due Corali e la pgs. Il Gr. Est. o “Estate Ragazzi” è certamente l’attività che rappresenta l’occasione per eccellenza di divertimento e crescita di tanti bambini e ragazzi, riuscendo a coinvolgere anche fino a 600 ragazzi. Attività che anche in piena Pandemia ha coinvolto circa 180 ragazzi della città, attuando i protocolli previsti: è stata dura ma il volto di bambini felici che giocavano, pregavano e si divertivano, ci ha ripagato di tutte le fatiche.
Il nostro segreto? Il Sistema Preventivo e lo Spirito di Servizio. Collaborazione ma soprattutto la Gratuità di ogni Educatore!
TRE DOMANDE AL DIRETTORE
Quali sono le sue più belle soddisfazioni?
La più bella soddisfazione è stata il vedere come nonostante le due grandi difficoltà insorte (pandemia e chiusura della chiesa), la comunità non si è scoraggiata né dispersa, anzi ha avuto la forza ed il coraggio di aprirsi a chi era più nel bisogno. Un’altra è l’attaccamento alla congregazione e a don Bosco vivo nella gente, anche di coloro che oggi non vivono più nell’ambito della parrocchia, ma che passati dal cfp o dall’oratorio, o dalla stessa parrocchia, ritornano nelle grandi feste salesiane ed esprimono la loro gioia e soddisfazione per essere cresciuti in questi ambienti.
Quali sono le difficoltà attuali?
Le più grosse difficoltà attuali sono quelle strutturali, perché i problemi che nella chiesa si sono manifestati in maniera più accentuata si trovano dappertutto: oratorio, centro di formazione professionale e negli stessi ambienti della comunità. Nel 2017, si è dovuto abbattere quella primitiva “casa del fanciullo” che è all’origine dell’opera.
Quale il futuro dell’opera?
Il futuro è nelle mani di Dio, noi speriamo nei prossimi anni si possa rimediare ai problemi strutturali e che in modo nuovo possa rifiorire il centro di formazione professionale.