BS Marzo
2022

L'INVITATO

O. Pori Mecoi

Emmanuel Dal Burundi alla Siberia per don Bosco

È il posto più freddo del mondo, ma la porta dei Salesiani è sempre aperta.

Puoi presentarti?

Mi chiamo Emmanuel Niyoyitungira. Ho 35 anni. Sono burundese. Sono salesiano di Don Bosco dal 2013. Vengo da una famiglia cristiana di nove persone, tra cui due genitori e sette figli, di cui io sono il maggiore. Come molti altri giovani burundesi, ho fatto i miei studi primari e secondari durante le situazioni difficili che il Burundi ha vissuto, cioè l’insicurezza. Ho finito i miei studi di base nella nostra regione. Dopo di che sono entrato nel seminario minore di Mureke nella diocesi di Ngozi.

Perché sei diventato religioso e salesiano?

Sono diventato religioso perché ne ero molto attratto da bambino. E ho coltivato questo desiderio nel movimento dei Focolari e nel gruppo di cantanti di cui facevo parte in quel periodo.

Solo dopo aver deciso di non continuare gli studi nel seminario maggiore diocesano, ho sentito il desiderio di entrare nella congregazione salesiana, che non conoscevo bene.

Con l’aiuto della preghiera, dei confratelli e di varie conferenze sulla missione, ho coltivato questo desiderio. Infine ho ricevuto la croce missionaria durante la 148ª spedizione missionaria del 2017 dal Rettor Maggiore Don Ángel Fernández, che mi ha inviato a Yakutsk in Russia. L’inizio della missione non è stato facile; e mi sono impegnato a imparare la lingua e a farmi amare.

Come ha reagito la tua famiglia?

La reazione della mia famiglia fu piuttosto negativa a causa della poca familiarità di questa terra di missione. Ma ci siamo seduti insieme per cercare la volontà del Signore attraverso di me, e finalmente mi hanno capito e hanno promesso di pregare per la missione salesiana a Yakutsk.

Qual è il tuo compito attuale?

Dopo quattro anni di vita comunitaria a Yakutsk, durante i quali ho frequentato l’Università e organizzato attività oratoriali, il Padre Provinciale mi ha mandato a studiare Teologia alla Crocetta: attualmente sto facendo il primo anno di Teologia.

Com’è il lavoro che state facendo?

A Yakutsk, oltre alle attività universitarie, ho dato alcune lezioni di inglese e francese ai giovani che frequentano il nostro oratorio. Ma anche agli studenti che volevano essere aiutati nelle lingue. Abbiamo organizzato gite, catechesi, giochi ecc.

Come sono i vostri giovani?

I nostri giovani sono poveri e vengono da famiglie in difficoltà. Sono generalmente alla ricerca del senso della vita; ma a causa di molti anni vissuti nell’oscurità, hanno paura di impegnarsi e di staccarsi dalle credenze precedenti; vivono di pratiche ancestrali o ignorano qualsiasi trascendenza. In breve, sono dei poveri giovani; oziosi; che vagano di qua e di là per trovare il tranquillante.

Come viene percepita la Chiesa in Siberia?

Direi che la percezione della Chiesa cattolica in Siberia è molto complessa: alcuni la vedono come un duello con gli ortodossi; altri la vedono come una setta degli ortodossi; c’è chi non la conosce più; altri preferiscono non interessarsene e così via.

E i salesiani?

In generale, il termine “salesiano” è molto meno usato. Quelli che vengono a casa nostra preferiscono usare “Casa Don Bosco”. Così i salesiani sono visti come lavoratori, buoni educatori impegnati ad aiutare i giovani di don Bosco.

Quali sono le realtà più belle?

Vorrei sottolineare l’atmosfera che regna nella nostra piccola comunità, l’impegno dei fedeli, la fiducia reciproca tra salesiani e genitori dei giovani che vengono all’oratorio, l’intesa tra la Chiesa ortodossa, protestante e cattolica.

Buona collaborazione tra la Chiesa cattolica e il governo, così come varie istituzioni governative e non governative.

Quali sono i problemi?

Avendo visto che la missione a Yakutsk suggerisce la combinazione di energie, posso dire che rimane il problema del personale, la mancanza di infrastrutture, la mancanza di attività varie e il limite climatico.

Qual è il tuo sogno?

Il nostro sogno è di vedere una missione di Yakutsk sviluppata, con i giovani coinvolti nell’oratorio, di vedere una chiesa piena di giovani, di portare i giovani a Gesù.

Yakutsk, in Siberia, è il posto più freddo del mondo: –50°C

Yakutsk ha ben 322 mila abitanti, vanta un’università, è servita da un aeroporto dove fa scalo la compagnia Polar Air­lines, ha un museo, una stazione meteorologica, cinema e più o meno tutto quello che possiate immaginare esserci in una città di medie dimensioni. Solo che qui ogni cosa è viziata da temperature glaciali. La media invernale è di –42,9. D’estate rispetto all’inverno si può dire che si muore di caldo visto che si raggiungono anche i 18 gradi!

Se leggere di temperature bassissime non sconvolge più di tanto, è invece totalmente pazzesco immaginare di vivere e condurre una vita normale quando fuori ci sono –40 gradi. Eppure gli abitanti di Yakutsk sono abituati a questo clima glaciale e svolgono le loro attività giornaliere. Ma certo con qualche attenzione in più. Ad esempio una delle maggiori preoc­cupazioni sono i tubi che scoppiano per il gelo. Si usano dei prodotti per evitarne la formazione nelle tubature di casa, lo stesso vale per l’auto. Tutti hanno un garage riscaldato e fuori, mai spegnere il motore fuori da un garage: la macchina non ripartirebbe mai! Le verdure fresche in inverno non si mangiano perché a quelle temperature non cresce nulla e quello che arriva via aereo è ovviamente surgelato.

I bambini vanno regolarmente a scuola fino ai –46 gradi. Solo quando il termometro segna quella temperatura si sta a casa. Si esce il meno possibile, le passeggiate fra i negozi non si fanno in inverno, tirare fuori una mano dalla tasca per più di 20 secondi vuol dire rischiare il congelamento.

Il Sole durante il giorno in inverno non c’è per più di tre ore al giorno. È normalità avere una slitta trainata dai cani, i panni lavati non si stendono certo all’esterno, ma tutti hanno in casa un’asciugatrice. Il frigo non serve, basta una stanza adibita a magazzino per la conservazione dei cibi. Si mangia soprattutto pesce e non c’è acqua nel sottosuolo: è tutto ghiacciato. L’acqua la prendono dal fiume Lena. Nonostante tutte queste difficoltà gli abitanti amano la loro città, la natura e quel senso di pace e tranquillità che si respira (attraverso uno spesso strato di sciarpe in lana!).

SALESIANI: RUSSIA, CELEBRATI I 30 ANNI DI PRESENZA NEL PAESE

I salesiani in Russia hanno celebrato, domenica 12 settembre, il loro 30° anniversario di presenza nel Paese. La ricorrenza, come riferisce l’agenzia salesiana Ans, è stata festeggiata con una Messa, molto partecipata dai fedeli e dagli amici dell’opera salesiana, presso la Cattedrale dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria a Mosca. I salesiani hanno cominciato il loro servizio nella capitale russa nel 1991, dopo esservi stati invitati da monsignor Tadeusz Kondrusiewicz, all’epoca amministratore apostolico per tutta la Russia europea. Egli “conosceva la loro esperienza, fedeltà e capacità di combattere”, ha sottolineato nella sua omelia di domenica 12 settembre monsignor Paolo Pezzi, l’arcivescovo di Mosca. “Ringraziamo la Congregazione Salesiana per aver accettato questo non solo difficile, ma duro servizio” ha proseguito il presule. Infatti, all’epoca, dopo 70 anni di persecuzione della Chiesa Cattolica da parte del regime sovietico, mancava il clero per rinnovare le strutture ecclesiali e ripristinare la vita religiosa, e così il compito affidato ai salesiani era davvero pionieristico. Per i primi 26 anni, dal 1991 fino al 2017, il parroco della cattedrale è stato don Jozef Zaniewski, a cui è succeduto poi don Vladimir Kabak, attualmente in carica. Dopo aver messo piede a Mosca, la presenza salesiana in terra russa si è negli anni ampliata: oggi i Figli di Don Bosco hanno altre presenze a Gatčina, vicino San-Pietroburgo; a Rostov sul Don; e a Soči – tutte opere appartenenti all’Ispettoria di Polonia-Pila (Pln); mentre nella Repubblica di Jacuzia, nella zona siberiana del Paese, si trovano i due avamposti missionari di Yakutsk ed Aldan, che appartengono all’Ispettoria della Slovacchia (Slk).

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