FMA
EMILIA DI MASSIMO
Dov’è che si sorride?
Una piccola città, una casa accogliente, l’oratorio, la scuola secondaria di secondo grado, la residenza scolastica e, da quasi un anno, porte aperte per accogliere 3 mamme e 4 bambini ucraini.
Siamo in Polonia, a Suwałki, dove vivono otto Figlie di Maria Ausiliatrice le quali dedicano la maggior parte del loro tempo ai giovani, ed è proprio a loro che suor Kamila Łuczak desidera dare la parola per far comprendere la missione educativa che svolgono.
Calamite ambulanti
“Le Salesiane non sono solo un luogo o delle persone, sono un grande sentimento, il sentimento dell’amore di Dio e del prossimo, di una sicurezza interiore. Quando ho avuto bisogno di aiuto, quando ho vissuto il momento più difficile e doloroso della mia vita, ho potuto piangere con una suora. Una suora ma anche la sorella maggiore che non ho mai avuto, una persona in grado di farmi sorridere. Durante i diversi incontri che le suore propongono ho sempre sentito che non potevo non aderirvi, attratta da Qualcuno che mediante loro mi raggiungeva.
Presso la scuola salesiana, dove sto studiando, c’è anche l’Oratorio, lo sfondo migliore che potrei scegliere quando immagino una suora salesiana. Ho collaborato come animatrice e scout vivendo una fantastica esperienza che mi ha fatto acquisire abilità nuove, soprattutto ho imparato il valore del sorriso guardando quello delle suore. L’entusiasmo salesiano lo respiro ovunque, è un dono che intensifica sentimenti positivi. Penso che le suore siano una calamita ambulante che possa attrarre davvero chiunque e che il mio incontro con loro non sia stato affatto casuale!” (Olivia)
“Quando stavo per iniziare i miei studi presso la scuola delle Salesiane, ero francamente molto spaventata dalla visione di studiare in una scuola cattolica perché non ero credente e, per di più, avevo dei legami con una setta. Una volta ho notato affisso in bacheca, un annuncio riguardante l’attività di volontariato ed ho pensato che sarebbe stata un’ottima attività, mi è sempre piaciuto aiutare. Entrando nella sala tv sono rimasta scioccata quando ho notato una suora salesiana che ci attendeva con il sorriso. Ricordo ancora la sensazione di paura ma gradualmente di calma perché la suora era davvero gentile. Ho incontrato la spiritualità di don Bosco e di Maria Mazzarello e, anche se in quel momento non ero credente, sono rimasta affascinata dal loro carisma educativo. La suora ha letto una frase di don Bosco che anche ora mi risuona dentro: “Il diavolo ha paura della gente allegra”. Mi avevano insegnato che la fede equivaleva alla tristezza ed a un cupo silenzio. Quella frase mi ha colpita molto, una settimana dopo sono andata al mio primo incontro dell’Oratorio. Così è iniziata la mia avventura che continua ancora oggi; mi sono convertita ed oggi Dio ha un posto speciale nel mio cuore. Ho scoperto la mia passione per i bambini ed ho deciso di andare all’università per diventare insegnante. Ho iniziato a percepire il mondo con colori molto più vividi ed ho scoperto la fede come un’esperienza di gioia”. (Wiktoria)
«La poltrona di Magda»
“I quattro anni che ho trascorso dalle suore, sia a scuola sia nella residenza scolastica, non li dimenticherò mai. Quegli anni mi hanno resa più aperta agli altri e alla solidarietà. Mi sono sentita accolta, soprattutto nell’internato mi sono sentita a casa, in famiglia, in particolare quando si festeggiavano i compleanni delle suore, delle ragazze, così come alla vigilia di Natale. Non dimenticherò mai una poltrona su cui mi sedevo dopo essere tornata dalla scuola, lì facevo dei compiti, studiavo oppure semplicemente stavo seduta e parlavo con le suore e le ragazze. Ancora oggi le Salesiane dicono che è “la poltrona di Magda”, ovvero la mia, quella che non dimenticherò mai”.
Le testimonianze delle ragazze hanno in comune il filo rosso del sorriso, il suo valore inestimabile; afferma un proverbio cinese: “Il sorriso dura un istante. Il suo ricordo può durare tutta la vita”.
Suor Marzena Lata, direttrice della comunità, aggiunge: “Vivere con le giovani all’inizio mi è sembrato stare in un centro estivo: serate trascorse davanti ad un falò, passeggiate, contatti con i genitori, la buona notte salesiana, la preghiera sebbene non sempre sia stata gradita, i dialoghi. Ma poi la mia stanza è diventata un luogo di ascolto. La vita dei giovani è diventata la mia entrando in relazione con loro, intercettando i desideri e le difficoltà delle ragazze. La presenza costante ha probabilmente fatto nascere in qualcuna l’esigenza, dopo 3 anni che viveva con noi, di entrare in Cappella perché “Qualcosa mi ha spinto… Semplicemente sono andata a sedermi davanti al tuo Gesù”.
Ho registrato anche dei fallimenti ma non ho perso l’entusiasmo di continuare a testimoniare la mia fede, a sorridere! Vivere con le giovani mi allarga il cuore, mi apre di più a loro e mi fa sentire la presenza di don Bosco che sembra dirmi che se qualcuno chiederà dov’è che si sorride, ora abbiamo suore e giovani che, più che indicare un luogo, sanno testimoniarlo”.