BS Maggio
2022

IL LORO RICORDO È BENEDIZIONE

LA COMUNITÀ

Don Silvio Carlin

morto ad Aosta il 19 febbraio 2021, a 78 anni di età

“Sono nato a Valsavarenche, il 27 giugno 1942 da una famiglia cristiana che viveva con i nonni paterni e si dedicava al lavoro dei campi e alla pastorizia. Avevo un fratello di tre anni più vecchio di me ed uno giovane affidato ai nonni. Nell’agosto del 1944, avevo quindi poco più di due anni, muore improvvisamente il papa all’età di 35 anni. La famiglia continua il suo lavoro, si vive poveramente, ma si vive con quel poco che offre la campagna in montagna. Frequento le elementari nella frazione e per la quinta vado al capoluogo a cui segue la sesta. L’anno seguente si prende cura di me il padrino di battesimo (era anche il mio maestro) e mi iscrive dai Salesiani a Chatillon per frequentare un corso di Avviamento professionale. La scuola e il convitto erano gratuiti per orfani e bisognosi. Così nei primi di ottobre 1955 inizio questo corso come falegname ed inizia anche un cammino di conoscenza e di stima dei Salesiani e della casa. Riuscivo bene, ero felice, mi sentivo ben voluto; tanti teatri, in uno di essi rappresentavo Domenico Savio.

Al terzo anno arriva un giovane prete prof. di Filosofia per fare salute, ma insegna anche francese e si mette a disposizione come confessore. È lui che mi accompagna nel discernimento e nella progettazione del mio futuro. Mi presenta le varie possibilità e mi lascia libero di scegliere. Andare in seminario, farmi salesiano coadiutore o salesiano prete. Preghiera, riflessione, mese di maggio, la Madonna sono gli elementi che favoriscono la decisione. «Si tratta ancora di parlarne alla mamma e questo avviene in una delle sue ultime visite dell’anno. Pianti… ma piena libertà di seguire la mia strada se questa è la volontà del Signore».

Entra in Noviziato nel 1961, completa gli studi di teologia all’Ups, viene ordinato prete nel 1972. Poi gli vengono affidate responsabilità crescenti: è più volte direttore di comunità anche complesse, vicario ispettoriale per due volte. Nel 2018, dopo il trasferimento al Colle don Bosco, commenta semplicemente: «Come ho vissuto il mio cammino vocazionale? Posso dire di avere sempre amato le persone e l’opera in cui ho lavorato e questo mi ha aiutato tanto».

Le obbedienze preferite sono state quelle come direttore e catechista nell’Opera salesiana di Chatillon, nella sua amata Valle d’Aosta.

Merita sottolineare che, nella sua esperienza salesiana valdostana, non hai mai fatto mancare il suo aiuto e supporto alla vita di questa diocesi. Era un piacere per lui poter collaborare all’attività pastorale e sostenere i parroci attraverso la disponibilità alla celebrazione della S. Messa e del sacramento della riconciliazione, con costanza come vice-parroco di Valpelline ed Ollomont. Così lo ricordano i parrocchiani: «La sua scomparsa è una perdita dolorosa non solo per Valpelline, ma anche per Oyace, Bionaz, Ollomont e Roisan dove ha portato la sua presenza, il suo sorriso, la sua disponibilità. Entrato in punta di piedi, ha saputo conquistare tutti con i suoi modi gentili, le parole giuste, il sorriso e la profonda umanità».

Molti di quelli che lo hanno conosciuto sottolineano anche il suo aspetto sempre sorridente e il suo atteggiamento incoraggiante. Aveva un approccio sereno, semplice e gioioso alla vita, nella consapevolezza che siamo nelle mani di Dio e a Lui continuamente siamo chiamati a consegnare la nostra esistenza. È la traduzione di quel “sempre allegri” che caratterizza la formula della santità proposta a Domenico Savio da don Bosco (di cui era appassionato); aspetto che sempre deve caratterizzare i figli di don Bosco, chiamati a dare speranza, specialmente in tempi di difficoltà e disorientamento.

Monsignor Franco Lovignana, vescovo di Aosta, ha voluto testimoniare: «Ho conosciuto don Silvio Carlin a Valsavarenche dove era nato. Era il giorno della Madonna del Carmelo, festa patronale della Parrocchia, sul finire degli anni Ottanta del secolo scorso. Anch’io, per parte dei miei nonni materni, ho radici lassù. Ero sacerdote da pochi anni, parroco di Rhèmes-Notre-Dame e ospite, come lui, di don Luigi Frassy, un caro amico. Il parroco, dopo la Santa Messa, aveva chiesto a me e a don Silvio di intrattenere il vescovo, monsignor Ovidio Lari. Così, in attesa del pranzo, facemmo insieme una breve passeggiata in direzione del villaggio di Bien. Mi colpì la gentile ed elegante giovialità di don Silvio e la vivacità del suo discorso. Da allora abbiamo avuto tante occasioni di incontro nelle quali ho potuto apprezzare la sua preparazione culturale, lo zelo pastorale e il suo attaccamento alla nostra Valle.

Diventato Vicario generale nel 2004, ho ritrovato don Silvio che da qualche anno era stato destinato dai superiori all’Istituto don Bosco di Chatillon come Direttore. In tutto il tempo della sua permanenza a Chatillon don Silvio è sempre stato molto disponibile a collaborare con la Diocesi aiutando i confratelli sempre meno numerosi e sempre più anziani. Ho ammirato in lui la capacità di mettere insieme la dimensione religiosa e comunitaria del suo sacerdozio con il servizio alla Diocesi. Più volte mi ha confidato la speranza di poter morire fra le sue amate montagne. Il Signore lo ha esaudito. Troppo presto, almeno allo sguardo umano che ancora appartiene a noi».

 

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