IL LORO RICORDO È BENEDIZIONE
Bollettino Salesiano del Cile
Don Mario Borello
Centenario della nascita di un maestro di fede e apostolo della catechesi
Nacque a Torino, in Italia, il 10 gennaio 1923, a pochi passi da Valdocco, luogo dove san Giovanni Bosco fondò il primo oratorio. I suoi genitori frequentavano la messa nella Basilica di Maria Ausiliatrice, così lo presentarono a don Bosco, a Maria Ausiliatrice e ai Salesiani fin da giovanissimo. Sentì il desiderio di essere sacerdote fin dalla tenera età.
Suo padre era un missionario laico, Salesiano Cooperatore, che trascorse diversi anni della sua vita, alcuni con tutta la famiglia, per opere di educazione ed evangelizzazione a Medellín, in Colombia.
Entrò nell‘Aspirantato salesiano di Bagnolo, in Piemonte. Da novizio era entusiasta dell‘idea della missione, ispirato dall‘esempio del padre.
Emise la prima professione religiosa il 16 agosto 1941 e fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1952.
Arrivò in Cile nel 1947 come missionario, proveniente dall‘Italia, all‘età di 24 anni.
Il suo servizio nell‘Ispettoria salesiana del Cile si è svolto principalmente nelle case di formazione, ad eccezione delle opere di Concepción e Punta Arenas.
In un‘intervista del 2011, in occasione della presentazione del suo libro “Presentación Pastoral del Credo Baptismal”, ha ricordato di essere arrivato in Cile con una disposizione molto aperta all‘integrazione nella cultura, al lavoro.
“Ho assimilato facilmente le usanze, le feste, il 18 settembre… Ho dei ricordi molto vivi della prima volta che abbiamo festeggiato il 21 maggio: questo ha attirato la mia attenzione perché in Italia non ci sono feste nazionali celebrate in questo modo… io ero entusiasta dei cileni, tanto che ho acquisito la nazionalità”.
È stato professore alla Pontificia Università Cattolica del Cile e anche al Pontificio Seminario, in quest’ultimo luogo per 25 anni.
In un’intervista rilasciata al Bollettino Salesiano del Cile nel 2005, don Borello ricordava che l’articolo 34 delle Costituzioni salesiane attribuisce un’importanza centrale alla catechesi nell’attività della Congregazione: “Per noi l’evangelizzazione e la catechesi sono la dimensione fondamentale della nostra missione… siamo chiamati, tutti e in tutte le occasioni, a essere educatori alla fede”.
In questo modo, il suo lavoro di catecheta non solo ha avuto un impatto all’interno dell’Ispettoria salesiana, ma ha dato anche un valido contributo all’intera Chiesa cilena e del continente.
Don Borello è stato, infatti, Direttore della Commissione nazionale di catechesi nominata dalla Conferenza Episcopale, ha fondato l’Istituto Superiore di Catechesi (Catequeticum), è stato presidente onorario della Società Cilena dei Catecheti (SOCHICAT) e Segretario per la Catechesi della Conferenza Episcopale Latinoamericana (CELAM).
Secondo padre Borello, i catechisti, coloro che guidano i processi di preparazione ai sacramenti nelle parrocchie, nelle scuole e nelle diverse istituzioni, dovrebbero possedere quattro grandi qualità: maturità umana, conoscenza della fede cristiana (credo e morale), saper gestire una buona metodologia per insegnare e coltivare una vita spirituale.
Nella sua vasta esperienza nell‘animare processi globali di catechesi nella Chiesa, commenta che è possibile trovare queste qualità, tuttavia, è anche possibile vedere grandi lacune, dovute soprattutto alla dimenticanza dello Spirito Santo nel fare la catechesi e all‘ignoranza dell‘escatologia, cioè di ciò che accade dopo la nostra morte e dopo la fine del mondo. “Ci sono persone molto dure, con una presentazione della fede triste, moralistica; poi, non possono veramente trasmettere il messaggio del Signore, che è la Buona Novella (vangelo). C‘è anche un fallimento nella pedagogia, quando parli e parli, senza interagire con le persone. Prima bisogna affrontare i problemi delle persone e poi rispondere loro dalla fede, e non, facendo un paragone, porgere loro un mattone dottrinale che devono inghiottire».
Centinaia di persone hanno frequentato i suoi corsi a livello nazionale e internazionale: vescovi, sacerdoti, suore, seminaristi, catechisti e membri del personale apostolico sono stati arricchiti dai suoi insegnamenti per più di quattro decenni.
È per questo motivo che i vescovi del Cile lo hanno riconosciuto come “pilastro fondamentale del rinnovamento della catechesi in Cile”, affermazione che è stata suggellata con l’assegnazione della Croce dell’Apostolo San Giacomo nel 2016.