IL LORO RICORDO È BENEDIZIONE
Don Mario Robustellini
Don Giorgio Pontiggia
Morto a Sondrio, il 28 dicembre 2020, a 77 anni
Don Giorgio Pontiggia era nato a Caslino d’Erba il 23 febbraio 1943. Prima di partire per le missioni, don Giorgio era stato per vari anni parroco nella popolosa parrocchia di Maria Ausiliatrice in Sesto San Giovanni (Mi). Da lì è partito nel 1988, appoggiato dalla stima e simpatia dei suoi confratelli e dei parrocchiani che gli saranno sempre vicini come sostenitori della sua missione.
Seguendo la proposta della Congregazione che invitava a sostenere le missioni che le varie ispettorie salesiane hanno aperto in Africa, si è messo a disposizione per l’Etiopia, dove l’Ispettoria Lombardo – Emiliana aveva intrapreso il suo impegno missionario.
Don Giorgio si è subito impegnato nello studio della lingua Amharica, di cui è diventato un esperto, essendo dotato di una rara intelligenza e predisposizione all’apprendimento delle lingue. Aveva infatti un’eccellente preparazione culturale come laureato in Lettere e in Teologia. Con la sua proverbiale meticolosità e pazienza ha iniziato così il suo lavoro tra i ragazzi di Addis Abeba, aprendo un Oratorio festivo che ha continuato anche quando è stato spostato nella vicina casa ispettoriale di Gotera.
Don Giorgio ha poi svolto un prezioso lavoro per la formazione dei giovani etiopici che chiedevano di diventare salesiani e che si preparavano per il Noviziato ad Addis Abeba. Ha avuto per 4 anni l’incarico di Maestro dei novizi che ha svolto con competenza e passione.
È stato poi inviato alla Missione di Dilla, dove ha lavorato come responsabile della grande parrocchia e delle scuole di vario grado presenti in questa città, distante 385 km da Addis Abeba. È qui che ha affinato le sue doti di evangelizzatore e di abile amministratore sia nelle scuole che nelle varie stazioni pastorali della Missione.
Con le sue conoscenze e amicizie, don Giorgio è riuscito ad attrarre a Dilla i fondi necessari per svolgere il suo compito pastorale ed educativo. Naturalmente l’Ispettoria di Milano da cui proveniva, era sempre alle sue spalle per sostenere soprattutto la costruzione delle 7 cappelle che ha aperto con coraggio in zone impervie. Se i cattolici di Dilla hanno ora molte belle chiesette in muratura, devono dire grazie proprio a Don Giorgio.
Allo scadere del sessennio, don Giorgio chiede di spostarsi nel nascente Vicariato Apostolico di Gambella, dove lo chiamava il suo amico di sempre, mons. Angelo Moreschi. Così nel 2006 lascia Dilla, con il fedele compagno, il coadiutore Giancarlo Archetti, alla volta di Gambella. Siamo qui al confine del sud Sudan, in un’area molto calda e primitiva. Subito don Giorgio si mette a studiare la lingua del posto, della tribù degli Anuak, Nel frattempo collabora con il Vescovo per la formazione dei catechisti e insegnanti della Regione.
Si stabilisce molto presto (e vi rimarrà per 12 lunghi anni), nella Missione di Pugnido. Gli inizi non sono facili. La Missione ha bisogno di tutto! Don Giorgio dà la priorità all’hostel per gli studenti, alla scuola materna e alla chiesa, una costruzione molto semplice ma ampia ed ariosa, dove incomincia ad insegnare ai primi gruppi di catecumeni: ragazzi in età scolare e poi adulti che desiderano ricevere il battesimo.
Con l’esperienza maturata a Dilla, don Giorgio fonda almeno 7 dei dodici centri di preghiera che per comodità chiamiamo cappelle, ma che hanno anche un piccolo compound con la scuola materna e qualche campo da coltivare, durante il tempo delle piogge. Don Giorgio è presto affiancato da don Filippo Perin e anche il signor Giancarlo lo raggiunge ogni fine settimana, la strada di 120 km da Gambella è poco di più di una pista e tante volte bisogna fare sosta ad Abobo, dove c’è la dott.ssa Maria Teresa Reale, vecchia amicizia dai tempi di Sesto.
Passano gli anni e don Giorgio chiede di poter tornare in Italia per motivi di salute, all’età di 74 anni. Viene destinato alla casa di Sondrio, dove si rimette presto in salute e trascorre gli ultimi 3 anni della sua intensa esistenza.
Non può certo dimenticare i suoi bambini di Pugnido, in Etiopia e continua a scrivere lettere ai benefattori per cercare un aiuto e continua a parlare nelle sue omelie domenicali della Missione che ha lasciato un poco a malincuore.
Don Giorgio è stato missionario fino alla fine con una vita austera, spesa nella preghiera e nel sacrificio, sia nelle missioni dove è stato e anche all’ospedale.
A suo merito, vanno i numerosi cattolici da lui battezzati in Etiopia. Basti ricordare che alla sua partenza, Pugnido contava 10 mila battezzati. A suo merito vanno anche le tante opere di carità da lui fatte ai più poveri. A suo merito vanno anche i tanti sacramenti da lui amministrati, i battesimi e le cresime, le messe, le confessioni i matrimoni e il sacramento degli infermi per tanti malati.
Le gambe ammalate di don Giorgio Pontiggia, piccolo di statura ma grande nello spirto, hanno percorso le strade polverose delle Missioni d’Etiopia. È stato un padre fondatore e il Padre celeste l’avrà accolto in Paradiso in quella fredda mattina di neve, il 28 Dicembre, quando ha lasciato questo mondo. I funerali a Sondrio e a Caslino d’Erba sono stati un trionfo per lui che amava invece il nascondimento e l’umiltà. Don Bosco l’avrà certo annoverato tra i suoi seguaci fedeli nel giardino Salesiano, promesso in Paradiso a tutti i salesiani, fedeli fino all’ultimo.