I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Don Bosco salvato dalle acque
Un gelido pomeriggio del febbraio 1883, don Bosco era a Nizza, dove fioriva una splendida scuola salesiana, stimata e rispettata da tutti. Nizza era diventata francese, ma i legami centenari con Torino e Genova erano ancora molto forti.
A Nizza tutti conoscevano e amavano don Bosco e quel freddo pomeriggio era stato invitato dal vescovo della città, monsignor Balain a vedere un terreno che dei benefattori volevano offrire gratuitamente nel caso che, come sembrava, il Governo procedesse all’esproprio dell’immobile di Piazza d’Armi, dato a don Bosco, nell’intendimento di costruir-vi una caserma.
Don Bosco volle fare il tragitto interamente a piedi, accompagnato da don Ronchail e dal barone Héraud. Arrivato al torrente Paillon, invece di proseguire fino al ponte Garibaldi, don Bosco preferì abbreviare d’un buon tratto la strada, attraversando il torrente.
L’aveva già fatto una volta, in senso inverso sette anni prima, quando era a venuto a comperare la villa Gautier. In fondo, desiderava commemorare quell’anniversario.
Il greto del Paillon, come capita nei torrenti, era larghissimo, mentre il corso dell’acqua era in proporzione assai povero; pure acqua ce n’era e in tre punti bisognava camminare su passerelle traballanti.
Con brio giovanile don Bosco, ricordando ai suoi compagni di essere stato un provetto acrobata, si avviò senz’aiuto del Direttore e del Barone, che, uno davanti e l’altro dietro, gli volevano dare la mano. Per le due prime passerelle e fin quasi all’estremità della terza tutto andò benone; ma quest’ultima era particolarmente viscida. A don Bosco scivolò l’appoggio e cadde nell’unica pozza colma d’acqua.
«Oh, por préive!» gridarono esterrefatte parecchie lavandaie piemontesi sulla riva.
Fu un brutto momento per don Ronchail, che sapeva in che stato don Bosco avesse le gambe. Per fortuna don Bosco si rialzò subito e, bagnato fradicio dalla testa ai piedi, salutò il suo cappotto che, tenuto solo sulle spalle, gli era caduto continuando a navigare per proprio conto ancora per un bel pezzo. Tutto intriso e grondante acqua, don Bosco fu fatto montare in una carrozza, che lo ricondusse rapidamente a casa.
Ma non possedeva vestiti o biancheria di ricambio. Così il Direttore lo fece mettere a letto. Gli amici, appena lo seppero fecero a gara per provvedere.
Sulle prime, in casa non si seppe nulla dell’incidente; solo, a quanti chiedevano, rispondevano che don Bosco si sentiva un po’ stanco; ma il dì appresso, nel pranzo solenne dinanzi a una ventina d’invitati, don Bosco raccontò per filo e per segno la sua caduta nel Paillon e il bagno forzato.
Il barone Héraud divulgò ai giornali una fotografia col panorama di Nizza, su cui aveva disegnato un monumento nel posto della caduta e sotto il monumento aveva scritto un’epigrafe che diceva: «24 febbraio 1883. Don Bosco salvato dalle acque del Paillon».
LA STORIA
Questa storia è raccontata in una lettera di don Ronchail.