BS Luglio/Agosto
2022

FMA

ANTONELLO CERINI

Coop Don Bosco

Il rinnovato centro Salesiani Cooperatori al Gerini di Roma.

È stato un 8 Dicembre caldo lo scorso anno 2021 all’Istituto Salesiano Teresa Gerini in via Tiburtina 994 a Roma, nonostante la temperatura invernale e il clima reso grigio dalle restrizioni Covid.

Ben 10 nuovi Salesiani Cooperatori e Cooperatrici hanno illuminato la chiesetta con i loro cuori contenti e emozionati. Il viaggio è stato lungo, in quanto dopo i classici due anni di cammino formativo la riflessione si è ulteriormente allungata a causa delle vicende legate all’insorgere della pandemia, ma non tutto il male viene per nuocere, infatti ciò ha fatto sì che questi aspiranti siano giunti a prepararsi a vivere il carisma salesiano con maggiore aderenza al Fondatore ed al suo stile educativo.

Un bel gruppo di donne e uomini

La maggior parte dei neo-Cooperatori lavorano già o hanno lavorato nella scuola professionale, altri hanno coronato con la promessa da Salesiano Cooperatore anni di impegno in oratorio e di iniziative sportive e formative con i ragazzi, altri hanno “osato” accettare la proposta salesiana di vivere una vita impegnata attirati dalla figura di don Bosco e dalla testimonianza di vari membri della Famiglia Salesiana incontrati nella loro vita.

Un bel gruppo di donne e uomini, famiglie che si mettono in ricerca di uno stile di vita cristiano autentico e consapevole in questi tempi colmi di egoismo e vuoto esistenziale, rappresenta una luce anzitutto per loro, per le loro famiglie, per il prossimo che incontrano ogni giorno, per le nuove generazioni.

L’idea di un rinvigorimento della tradizione dei Salesiani Cooperatori al Gerini è nata nel 2018 in seno all’Istituto Scolastico, sede del Centro di Formazione Professionale Teresa Gerini da parte dei salesiani di allora.

Il primo Centro sscc al gerini, nacque quasi in contemporanea con la nascita dell’Opera Salesiana Teresa Gerini, ebbe originariamente le sue radici in parrocchia e quando nel 2000 i Salesiani fecero la scelta di ridimensionare l’opera sopprimendo la parrocchia con il relativo oratorio e le altre realtà ad esse legate, effettivamente noi della vecchia guardia entrammo in crisi e facemmo la scelta di continuare la nostra vocazione di Salesiani Cooperatori nelle parrocchie limitrofe. Alcuni di noi vissero gli anni ’80 in cui la parrocchia era viva e propositiva, animati da don Carlo Chenis diventato in seguito vescovo di Civitavecchia-Tarquinia, grande figura di salesiano, pastore umile e disponibile, uomo di cultura, e purtroppo prematuramente morto nel 2010.

Oltre alla variegata attività sportiva nacquero un centro culturale, una radio di quartiere, un gruppo giovanile in grado di proporre al territorio iniziative uniche (animazione liturgica, coro, feste per il quartiere, gite, interviste con giornali, addirittura professori universitari che si interessarono del fenomeno di “Radio Tiburtina”). Per non parlare dei Cooperatori adulti e del loro prezioso affiancamento in termini di preghiera e azione (gruppo di preghiera, laboratorio Mamma Margherita, condivisione di tempo e supporto per famiglie in difficoltà).

Una tradizione nobile per i Salesiani Cooperatori che era tempo di recuperare e onorare.

A distanza di vent’anni voltandosi a guardare i Salesiani Cooperatori di allora, alcuni si sono persi di vista, altri sono invecchiati ed altri ci hanno preceduto in cielo, per cui don Bosco ha ispirato che era tempo di riprendere la sana tradizione suscitando questa vocazione tra gli operatori della nostra scuola e le loro famiglie. Egli ci ha insegnato che se mettiamo un’iniziativa per il bene delle anime dei giovani sotto il manto della Madonna non dobbiamo preoccuparci di nulla, infatti così è stato perché il passo per radunare i Salesiani Cooperatori ancora operativi è stato breve e con l’approvazione della sede provinciale si è ricostituito il centro Gerini nel 2018, erede delle persone che nei decenni passati animarono la ex parrocchia salesiana del tempo e il quartiere di Ponte Mammolo.

Creare eccellenze

Questo resoconto non è fatto per autocelebrarsi ma vuole solo essere una piccola testimonianza di Chiesa viva nell’epoca che viviamo avara di buone notizie e di testimonianze. Cosa farebbe don Bosco qui, adesso? Questa domanda ce la facciamo spesso per guardarci dall’esterno e camminare con umiltà, senso pratico, condivisione con la comunità salesiana. Per questo vogliamo condividere di seguito tre nostre brevi riflessioni su come vogliamo impostare l’agire del nostro Centro sscc per adeguarci alle nuove situazioni in un ambiente, quello del Gerini, dove in questi vent’anni molto è cambiato e quindi è doveroso agire cambiando anche noi sscc mentalità.

Passare da uno stile oratoriano a uno stile scolastico: nel nostro caso al Gerini si deve tenere conto che ora è una scuola professionale. Questo significa usare con i giovani un occhio amichevole, allegro ma anche serio per pensare alla loro formazione e preparazione per renderli capaci di affrontare la vita, fare le prime scelte, prendersi le loro responsabilità, sapersi muovere in una società complessa facendo valere i loro diritti ed essendo in grado di interloquire alla pari con un datore di lavoro. I ragazzi che si preparano all’istituto Gerini, nelle loro varie specializzazioni (meccanica, carrozzeria, elettromeccanica, servizi alla persona) diventano spesso delle eccellenze e non tardano a impiegarsi o a mettersi in proprio. Senza contare che alcuni di questi ragazzi che nell’istituto ritrovano la motivazione allo studio grazie anche alla qualità ed alla passione degli insegnanti, accedono agli istituti professionali di stato e arrivano al diploma. L’istituto prepara alla vita. Mentre in oratorio si educa, si gioca, si lavora per obiettivi pastorali e/o sportivi nel cfp c’è l’aspetto della formazione seria e l’impegno condiviso tra formatori e giovani, pur non trascurando l’amicizia e lo stile salesiano che spesso rappresentano l’unica luce e l’unica speranza per alcuni di questi giovani con situazioni personali o familiari difficili. Non è raro vedere giovani tornare con le lacrime agli occhi ad abbracciare i propri insegnanti con moglie e prole al seguito. Questo vuol dire che si è centrato l’obiettivo di formare onesti cittadini e a volte buoni cristiani.

A servizio delle periferie

Passare da un servizio ai ragazzi del quartiere ad un servizio ai ragazzi che vengono da tutte le parti del mondo: l’istituto Gerini è una grande realtà al servizio delle periferie di Roma e del suo hinterland, è frequentato da 700 giovani tra italiani e stranieri che si preparano a svolgere mestieri belli e necessari alle persone. Sono tutti figli di Dio ma la loro provenienza da mondi e culture diverse fa sì che il ruolo dell’educatore sia difficilissimo avendo in contemporanea a che fare sia con ragazzi romani che hanno un atteggiamento indolente e che vengono dal quartiere adiacente di San Basilio, centro dello spaccio di droga in tutta Roma, sia con i ragazzi Sikh onestissimi, provenienti da qualche villaggio sperduto nell’India, per i quali è un dovere indossare il pugnale che utilizzano per proteggere i deboli e i bisognosi. Come comunicare con loro? Come farli comunicare tra loro? Come farli sentire accolti? Come valorizzarli? Come far passare prima di tutto i valori umani, specie in coloro che vengono da stati dove non vengono insegnati? Come avviarli a capire e rispettare la cultura cristiana?

Passare dall’avere solo ragazzi cattolici o ragazzi lontani dall’esperienza religiosa, ad avere ragazzi di tante religioni. Questo è un aspetto delicato e difficile. Chi lavora nel cfp deve avere a che fare con una ampia diversità religiosa proveniente da tantissimi luoghi del mondo. Questo implica una grande preparazione, una grande pazienza, un cristianesimo maturo e in grado di proporsi come esempio e proposta senza offendere altre religioni e capace di confrontarsi con esse cercando di creare interesse verso il cattolicesimo. Questo mettendo sempre in evidenza che i giovani sono in un istituto Salesiano che propone esplicitamente la proposta cristiana come necessità imprescindibile della loro vita e della loro formazione anche rispettando la libertà di scelta di ognuno. Si parla ai ragazzi delle importanti ricorrenze del calendario liturgico e si propone loro la partecipazione alle relative celebrazioni.

I salti mortali

Tutto bene quindi? Non esattamente. Tutto ciò che abbiamo detto va situato in un contesto logistico. L’Istituto ha ormai più di 60 anni di storia ed essendo costituito da grandi edifici edificati sui parametri di un’architettura e mentalità degli anni ’50 – se da un lato consente di avere officine e laboratori spaziosi, luminosi e confortevoli – dall’altro richiede costosi interventi di manutenzione e di adeguamento alle norme legislative e le risorse sono limitate. Lo splendente profilo bianco dei palazzi che ha caratterizzato il Gerini nei decenni presenta qualche opacità e le attrezzature scolastiche debbono essere costantemente rinnovate per tenere la scuola al passo con i tempi e anche queste sono spese, ricerche, convenzioni, una accurata selezione degli investimenti.

È appena il caso di ricordare il contesto ambientale in cui il cfp si trova a operare: la zona est di Roma, confine tra la città che sembra finire alla Stazione Tiburtina e tutto quello che viene oltre; quartieri difficili, spesso violenti, decine di migliaia
di persone che vivono in complessi dormitorio, una immigrazione affastellata che crea tensioni tra poveracci, strade dissestate e sporche, illuminazione carente, mancanza di spazi comuni e di centri sportivi, quelli che ci sono si pagano, parrocchie in difficoltà e chiese spesso chiuse.

La politica che conta fa tanti bei discorsi di recupero e promozione ma si tiene ben lontana da questi posti e quella locale non ha la visione né i mezzi.

La comunità dei salesiani e del personale scolastico fa i salti mortali per mantenere la fama dell’istituto ed il prestigio guadagnato agli occhi delle istituzioni ma la fatica è tanta e riesce difficile far comprendere a chi non vive nella sua realtà quotidiana la dimensione dei problemi che una struttura del genere deve affrontare.

Tutti ci auguriamo che questa piccola lampada accesa con la promessa di questi energici Salesiani Cooperatori sia una iniezione di fiducia e di supporto per tutta la comunità e un richiamo per altre forze nuove di cui c’è bisogno. Il ritiro, guidato dagli sdb, prima della promessa presso le fma della comunità San Biagio a Subiaco ha rappresentato per tutti noi una condivisione di fraternità sentendoci appieno Famiglia Salesiana, e lì abbiamo consegnato il futuro, nostro e dei ragazzi, ai piedi della Madonna.

Il futuro se Dio vuole sarà quello di individuare uno o più specifici terreni di impegno che servendosi dei locali dell’Istituto si mettano al servizio dei giovani della scuola e del territorio usando il meccanismo del “passaparola”.

Si sono già attivate due belle iniziative, una scuola di cucina di successo condotta da Teresa e una Palestra che è in allestimento da parte di Salvatore e Andrea. Altre idee verranno, con l’aiuto dei nostri santi anche più ambiziose e ispirate; questa leva di Salesiani Cooperatori è fatta da gente che sa amare e muovere le mani per cui ci sarà da vederne delle belle.           

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