I FIORETTI DI DON BOSCO
B.F.
Cominciò con la mezzaluna
Con un prestito di Antonio Rosmini e il concorso di qualche altro amico don Bosco riuscì a comprare nel 1851 i beni di monsù Francesco Pinardi: la bicocca del sogno e qualcos’altro nelle adiacenze.
Dopo di che si rimboccò le maniche, ristrutturò i locali, li ingrandì, pensò di dare una sistemazione al presente e una garanzia al futuro dei suoi ragazzi che in numero sempre crescente approdavano al lido di casa Pinardi.
Per non esporre ragazzi e speranze a inutili rischi aprì laboratori in proprio, diede lavoro ai suoi apprendisti e li pagò di tasca sua, secondo gli scatti di apprendimento.
Intanto egli creava altri settori di lavoro: legatori e librai, fonditori di caratteri, fabbri-meccanici, cappellai, cartieri e persino pittori e disegnatori.
Tutto nasceva nella leggerezza e nella gioia. Così è nata la prima legatoria salesiana. «Don Bosco mentre sperava di avere in tempo non lontano una tipografia a sua disposizione, nei primi mesi dell’anno apriva, scherzando, come era solito a fare, in molte sue imprese, un terzo laboratorio nell’Ospizio: Legatoria di libri. Ma fra i giovani che aveva
nella casa non ve n’era alcuno che s’intendesse di questo mestiere: pagare un capo d’arte esterno non era ancora il tempo. Tuttavia un giorno, avendo intorno a sé i suoi alunni, depose sopra un tavolino i fogli stampati di un libro che aveva per titolo: Gli Angeli Custodi, e chiamato un giovane gli disse: «Tu farai il legatore!»
«Io legatore? Ma come farò se non so nulla di questo mestiere?»
«Vieni qua! Vedi questi fogli? siediti al tavolino bisogna incominciare dal piegarli».
Don Bosco pure si assise, e fra lui ed il giovane piegarono tutti quei fogli. Il libro era formato ma bisognava cucirlo. Qui venne in suo aiuto Mamma Margherita e fra tre riuscirono a cucirlo. Subito con farina si fece un po’ di pasta ed al libro si attaccò anche la copertina. Quindi si trattò di eguagliare i fogli, ossia raffilarli. Come fare? Tutti gli altri giovanetti circondavano il tavolino, come testimoni di quella inaugurazione. Ciascuno dava il suo parere per rendere eguali quei quinterni. Chi proponeva il coltello, chi le forbici. In casa all’uopo non vi era ancora nulla, assolutamente nulla. La necessità rese don Bosco industrioso. Va in cucina, prende con sussiego la mezzaluna d’acciaio che serviva a tagliuzzare le cipolle, gli agli, le erbette, e con questo strumento si pone a tagliare le carte. I giovani intanto si rompevano lo stomaco dal ridere».