BS Maggio
2023

LA LINEA D'OMBRA

ALESSANDRA MASTRODONATO

Come angeli con un’ala soltanto

Ci sono ferite che non se ne vanno / nemmeno col tempo, / più profonde di quello che sembrano; / guariscono sopra la pelle, / ma in fondo ti cambiano dentro.

In una bellissima preghiera di alcuni anni fa, don Tonino Bello – l’indimenticato vescovo della diocesi di Molfetta, Ruvo, Giovinazzo e Terlizzi, di cui recentemente è stato avviato il processo di beatificazione – scriveva che gli uomini sono «angeli con un’ala soltanto», per cui riescono a volare solo rimanendo abbracciati. Non c’è forse immagine più vivida per esemplificare il legame indissolubile che ci unisce alle persone che ci sono vicine e per dar conto del fatto che abbiamo profondamente bisogno gli uni degli altri se vogliamo «abbandonarci come un gabbiano all’ebbrezza del vento» e «assaporare l’avventura della libertà», come recita la preghiera poche righe più avanti.

Non esiste, infatti, dono più prezioso che possiamo sperimentare del conforto di una mano tesa verso di noi, soprattutto quando giunge inaspettata, proprio nel momento in cui ci sentiamo persi e abbiamo la sensazione di girare a vuoto, senza riuscire a dare un senso e una direzione al nostro disordinato vagare. Eppure, quanto è difficile chiedere aiuto? Quanta fatica ci costa ammettere, prima di tutto con noi stessi, che da soli non ce la facciamo e che abbiamo bisogno di qualcuno che ci venga in soccorso e che condivida con noi la fatica di vivere?

Se quando eravamo bambini ci sembrava naturale e sinceramente rassicurante poter fare affidamento sulle persone che avevamo accanto e non ci vergognavamo di ricorrere a loro anche per le esigenze più banali, diventando adulti questa dipendenza nei confronti degli altri inizia a pesarci e a sembrarci inopportuna, al punto che ci convinciamo di bastare a noi stessi e di essere perfettamente in grado di affrontare da soli le nostre battaglie. Diventiamo orgogliosi e ostinati, e questa determinazione a fare a meno di qualsiasi aiuto esterno, se da un lato è sinonimo della conquistata capacità di autodeterminarci e può rappresentare uno stimolo costruttivo a mettere in gioco tutte le nostre risorse interiori per superare i nostri limiti, dall’altro lato si traduce talvolta in un atteggiamento cieco e controproducente, che ci impedisce di riconoscere le nostre fragilità e ci porta a chiuderci in uno sterile isolamento. Finiamo, infatti, con il credere che chiedere aiuto sia sinonimo di debolezza, laddove invece si tratta di un atto che richiede grande forza e coraggio, poiché significa spogliarci di ogni difesa ed ammettere con franchezza le nostre difficoltà.

Del resto, a spingerci a nascondere le nostre cicatrici dietro una finta corazza è spesso la stessa società in cui viviamo che, di fronte alla sofferenza di chi sperimenta un momento di crisi, sembra preferire l’afasia e il mimetismo, piuttosto che incoraggiarci a manifestare senza remore le nostre paure. Non sempre, infatti, essa appare disponibile ad accogliere il grido di dolore di coloro che vivono una situazione di disagio e, non di rado, fa fatica a confrontarsi apertamente con le invocazioni e le esigenze dissonanti che provengono da chi è più fragile. Per cui, per tanti giovani adulti che si trovano a fare i conti con una quotidianità complessa e incurante delle loro ferite, l’unica via percorribile rimane quella del silenzio, che li porta ad implodere e a imboccare la strada dell’autodistruzione.

Ma se è vero che il mondo che ci circonda è spesso sordo ai nostri affanni e che il pudore della nostra condizione di adulti, unito al timore di non essere autenticamente compresi, ci trattiene talvolta dal chiedere aiuto a chi ci vuole bene, è proprio in questi momenti in cui più acutamente sperimentiamo la nostra fragilità che dobbiamo fare appello a tutta la nostra forza interiore per fare un passo verso l’altro che ci tende una mano, ricordandoci che solo insieme possiamo riuscire a liberare la nostra ala rimasta inesorabilmente «impigliata nella rete della solitudine» – come scriveva ancora don Tonino Bello – e ritornare a volare in un cielo terso, finalmente sgombro di nuvole.  

Non puoi combattere una guerra da solo,
il cuore è un’armatura,
ci salva, ma si consuma.
A volte chiedere aiuto ci fa paura,
ma basta un solo passo,
come il primo uomo sulla luna,
perché da fuori non si vede
quante volte hai pianto.
Si nasce soli
e si muore nel cuore di qualcun altro,
siamo angeli con un’ala soltanto
e riusciremo a volare
solo restando l’uno accanto all’altro…
Ci sono ferite che non se ne vanno
nemmeno col tempo,
più profonde di quello che sembrano;
guariscono sopra la pelle,
ma in fondo ti cambiano dentro.
Ho versato così tante lacrime
fino ad odiare me stesso,
ma ogni volta che ho toccato il fondo
tu c’eri lo stesso.
Quando siamo distanti,
ogni volta che piangi,
piange pure il cielo…
Camminerò
a un passo da te
e fermeremo il vento,
come dentro agli uragani.
Supereroi,
come io e te,
se avrai paura allora stringimi le mani,
perché siamo invincibili vicini
e ovunque andrò sarai con me.
Supereroi,
solo io e te,
due gocce di pioggia
che salvano il mondo…
Mi basta un attimo e capisco che
ogni cicatrice tua è anche mia,
mi basta un attimo per dirti che
con te ogni posto è casa mia,
perché siamo invincibili vicini
e ovunque andrò sarai con me.
Supereroi,
solo io e te,
due gocce di pioggia
che salvano il mondo dalle nuvole…

(Mr. Rain, Supereroi, 2023)

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