BS Luglio/Agosto
2022

DON BOSCO NEL MONDO

Kirsten Prestin (Foto Don Bosco Mission Bonn/ XMED Medellin - Traduzione di Marisa Patarino)

Colombia Una vita nuova grazie a don Bosco

Dieci anni fa, Janier Alejandro Arenas González, un giovane di Medellín che oggi ha 19 anni, lasciò la sua casa. La vita quotidiana della sua famiglia era segnata da litigi e violenze. Oggi il giovane colombiano lavora come meccanico di automobili e ha fiducia nel futuro.

Janier è un po’ emozionato. Sta tornando a casa. Risale lentamente il pendio che conduce a Ciudad Don Bosco a Medellín. Qui ha trascorso gran parte dell’infanzia e della giovinezza. Per lui è stato il periodo più felice della sua vita.

Janier è cresciuto nel quartiere Comuna 1 della metropoli colombiana. In passato Medellín era considerata la città più pericolosa del mondo. Ancora oggi la vita in alcuni quartieri è segnata dalla violenza. Comuna 1 si trova alla periferia della metropoli ed è uno dei bassifondi di Medellín. Il tasso di disoccupazione è elevato, l’uso di droga è ampiamente diffuso e pochi giovani hanno accesso all’istruzione. Janier è cresciuto in questa zona insieme ai suoi sei fratelli, a sua madre e al patrigno. Il suo padre biologico è morto quando Janier aveva solo due mesi. Ancora oggi soffre molto per questa perdita; non ha contatti con la famiglia di suo padre.

Protezione e tutela

Janier conosce molto bene la Ciudad Don Bosco. Per quasi quattro anni è vissuto nel collegio gestito dai Salesiani. Conosce il dormitorio, la mensa, il campo sportivo e la piccola cappella. Janier è accolto con gioia ovunque. Ancora oggi è costantemente in contatto con molti insegnanti e istruttori con cui aveva studiato. Il giovane sorride ed è felice di ritrovare tutti loro, in un clima di fiducia e accoglienza.

Non è sempre stato così. Da quando Janier riesce ad andare indietro nel tempo con i ricordi, conflitti, violenze e abusi hanno accompagnato la sua infanzia. I suoi fratelli si rifugiarono nell’alcol e nella droga, perché era l’unico modo in cui riuscivano a sopportare la dura realtà. Già all’età di nove anni, Janier aveva compreso che non voleva intraprendere la stessa strada: «Fin da piccolo ho sempre voluto essere diverso da loro. Non volevo diventare dipendente dalle droghe come i miei fratelli e non volevo essere soggetto ai continui maltrattamenti di mia madre. Per questo mi rivolsi all’ufficio di assistenza sociale per i giovani, in modo che si prendessero cura di me e mi tutelassero. E finalmente fui accompagnato in una casa protetta Don Bosco». Vivono nella casa circa 50 ragazzi, tutti provenienti da contesti familiari difficili. Quasi tutti hanno subito violenze e alcuni sono vissuti per strada.

“Devo solo a don Bosco la possibilità che ho avuto di diventare la persona che sono oggi”

Due anni dopo, Janier è stato autorizzato a recarsi in visita dalla sua famiglia una volta ogni 14 giorni. I contatti dovevano essere ristabiliti gradualmente. Un percorso difficile. «Al Don Bosco ero felice. Là mi sentivo al sicuro», dice Janier. Anche nel collegio era a suo agio e si sentiva tutelato. Janier ha frequentato la scuola e ha terminato con ottimi voti il terzo anno di scuola media superiore. Nel periodo di tempo in cui ha studiato qui ha anche partecipato a molti corsi e programmi scolastici. La struttura Don Bosco è orientata allo sviluppo olistico dei giovani. Gli allievi possono anche frequentare vari corsi che permettono di cimentarsi in progetti manuali, imparando a svolgere attività di fornaio, giardiniere o parrucchiere. Attualmente circa 1200 giovani frequentano l’istituto Don Bosco di Medellín.

«Devo solo a don Bosco la possibilità che ho avuto di diventare la persona che sono oggi. Nella Ciudad non ho ricevuto soltanto una formazione professionale, ma anche un orientamento sociale e culturale. Se non avessi avuto questo sostegno e questo incoraggiamento, probabilmente oggi vivrei per strada», afferma Janier con sicurezza. Il suo percorso non è stato lineare; ha vissuto fasi in cui si è aggregato ad altri giovani e non voleva integrarsi nella comunità. Sono poi seguiti giorni in cui ha studiato con molta disciplina e ha ottenuto ottimi risultati. Ha dunque sperimentato alti e bassi. Il giovane ha però sempre praticato molto sport e ha approfittato con entusiasmo delle opportunità che Ciudad Don Bosco aveva da offrire. Gli insegnanti hanno compreso presto quale fosse il suo potenziale e l’hanno incoraggiato a utilizzare i suoi talenti. «Ricordo molto bene Janier. Quando è arrivato per la prima volta alla Ciudad, si comportava molto male. Con il passare del tempo, il suo comportamento è cambiato. Ha cominciato a interagire con noi in modo costruttivo e a seguire i percorsi che proponiamo. Siamo molto felici di questo suo cambiamento, perché gli ha permesso di maturare, di diventare una persona diversa e di orientare meglio la sua vita», ricorda Wilson Hernandez, l’assistente sociale responsabile di Ciudad Don Bosco.

I ricordi d’infanzia più cari di Janier sono legati a Ciudad Don Bosco. «Qui ho sperimentato calore umano, mi sono sentito a casa e ho trovato amici», dice. Ancora oggi gli insegnanti e gli istruttori che ha conosciuto qui sono persone di riferimento importanti per lui.

Musica contro la violenza

Nella Ciudad, Janier ha anche scoperto uno dei suoi più grandi talenti: la danza. Per lui danzare è più di un hobby, è la sua passione. Una passione che coltiva con grande disciplina. Da due anni fa parte del gruppo di ballo “Beethoven Moves!”, un progetto artistico realizzato in collaborazione con l’Orchestra Beethoven di Bonn e Don Bosco Mission Bonn, con la direzione di Rita Baus. Giovani tedeschi e colombiani interpretano la Quinta Sinfonia di Beethoven insieme all’Orchestra Beethoven di Bonn.

«Janier è un giovane molto attivo e intraprendente. L’ho incontrato due anni e mezzo fa nel gruppo Beethoven Moves! Da allora è molto maturato; è molto disciplinato e responsabile», sottolinea Laura Zapata, direttrice del gruppo di ballo di Medellín. Il momento culminante del progetto previsto è uno spettacolo a Bonn. Janier è uno dei 20 giovani che dovrebbero parteciparvi. «È un grande incentivo per lui e per gli altri giovani», ha detto Zapata.

Oggi Janier è un giovane che ha fiducia nel futuro. Si sente preparato, anche per i momenti difficili. Il giovane colombiano seguirà la sua strada e incoraggerà altri giovani a fare lo stesso.

Quando Janier entra nell’officina della Ciudad, altri tirocinanti si avvicinano a lui. È una specie di modello per loro. Janier è anche felice di vedere il suo istruttore, con il quale ha ancora una stretta amicizia. Professionalmente, Janier aveva già deciso presto: voleva assolutamente diventare un meccanico d’auto. Nel 2019, ha completato la sua formazione e ha trovato un lavoro. Il giovane lavora in un’officina di riparazione auto nel sud di Medellín. Questo gli permette di guadagnarsi da vivere e lo rende felice!      

La Ciudad Don Bosco a Medellin

La Ciudad Don Bosco è stata costruita nel 1965 alla periferia di Medellín. Inizialmente era destinata a essere soprattutto un punto di riferimento per i bambini di strada. In seguito sono stati allestiti laboratori, campi sportivi, aule e camere residenziali. Oggi circa 1200 bambini e giovani frequentano la Ciudad. La maggior parte di loro proviene dalle baraccopoli della metropoli colombiana.

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